Ravenna Festival

Posted by on July 23, 2020

https://www.raiplay.it/video/2020/07/Le-vie-dellamicizia-Concerto-per-la-Siria-2e75869b-7b34-47e4-8369-e65efd8795c3.html   https://www.raiplay.it/video/2019/07/Le-vie-dellAmicizia-Ravenna—Atene-308b5216-082f-4557-87b2-e7cc323f8525.html   In vendita on-line da 11/06/20 ore10.00 In Templo Domini domenica 21 giugno Basilica di Santa Maria in Porto, ore 12 Santuario della Madonna Greca patrona di Ravenna O GLORIOSA DOMINA Ensemble Recitarcantando Pamela Lucciarini soprano Presiede la celebrazione Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Ghizzoni Arcivescovo di Ravenna – Cervia (Gratuito) Concerto inaugurale

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In vendita on-line da 11/06/20
ore10.00

In Templo Domini

domenica 21 giugno
Basilica di Santa Maria in Porto, ore 12
Santuario della Madonna Greca patrona di Ravenna

O GLORIOSA DOMINA

Ensemble Recitarcantando
Pamela Lucciarini soprano
Presiede la celebrazione Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Ghizzoni Arcivescovo di Ravenna – Cervia

(Gratuito)

Concerto inaugurale

domenica 21 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI
RICCARDO MUTI direttore
ROSA FEOLA soprano

Aleksandr Nikolaevicˇ Skrjabin
Rêverie op. 24

Wolfgang Amadeus Mozart

Exsultate, jubilate mottetto in fa maggiore per soprano, 2 oboi, 2 corni, archi e organo KV 165
Et incarnatus est dalla Messa in do minore KV 427
Sinfonia n. 41 in do maggiore Jupiter KV 551

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

RAVENNA FESTIVAL A CERVIA-MILANO MARITTIMA

Per l’alto sale: il Trebbo in musica 2.0

Posto unico numerato € 10
under 18 € 5

lunedì 22 giugno
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

IVANO MARESCOTTI

Omaggio a Tonino Guerra

con Paolo Damiani contrabbasso e live electronics

mercoledì 24 giugno
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

LAILA TENTONI

Pellegrino Artusi, il gastronomo che visse nel futuro

con i Bevano Est
in collaborazione con Casa Artusi

giovedì 25 giugno
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

ILARIA CAPUA E GAD LERNER

Pandemia, salute circolare e informazione

con Gianluca Petrella trombone e Pasquale Mirra vibrafono

in collaborazione con Elastica Live & Comunicazione

domenica 28 giugno
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

Omaggio a Federico Fellini per i 100 anni dalla nascita

ITALIAN JAZZ ORCHESTRA

direttore Fabio Petretti

fisarmonica Simone Zanchini

martedì 30 giugno
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

PAOLO RUMIZ

Quell’Europa che viene da Oriente

con Fabio Mina flauto

giovedì 2 luglio
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

STEFANO BOERI

Architettura e Natura

con Paolo Fresu tromba e Daniele Di Bonaventura bandoneon

in collaborazione con Elastica Live & Comunicazione

martedì 7 luglio
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

ROBERTO COTRONEO

Il demone della perfezione. Il Genio di Arturo Benedetti Michelangeli

con Domenico Bevilacqua pianoforte

giovedì 9 luglio
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

MELANIA MAZZUCCO

L’architettrice

con Rita Marcotulli pianoforte

in collaborazione con Elastica Live & Comunicazione

giovedì 16 luglio
Arena dello Stadio dei Pini, ore 21.30

MASSIMO GRAMELLINI

Prima che tu venga al mondo

con Virginia Guastella pianoforte

in collaborazione con Elastica Live & Comunicazione

Ravenna Festival  2020
prezzi agli spettacoli
(dove non indicato)

I settore € 15
II settore € 10
under 18 € 5

martedì 23 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

TRE PER UNA. OMAGGIO A MINA

con
Danilo Rea
Massimo Moriconi
Alfredo Golino
narratore Massimiliano Pani

mercoledì 24 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Georg Friedrich Händel (1685-1759)

IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO

(HWV46A) Oratorio in due parti su testo di Benedetto Pamphilj

Accademia Bizantina

Ottavio Dantone cembalo e direzione
Piacere  Emmanuelle de Negri soprano
Bellezza  Monica Piccinini soprano
Disinganno  Delphine Galou mezzosoprano
Tempo  Anicio Zorzi Giustiniani tenore

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

giovedì 25 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

a 250 anni dalla nascita (1770-1827)

OMAGGI A BEETHOVEN

Nikolay Khozyainov pianoforte

Franz Liszt Trascrizione del secondo movimento, Allegretto, della Settima Sinfonia in la maggiore op. 92 di Beethoven
Robert Schumann Studi in forma di variazione su un tema di Beethoven WoO 31
Fryderyk Chopin Preludio in do diesis minore op. 45 (per l’Album beethoveniano del 1842)
Felix Mendelssohn-Bartholdy Variations sérieuses op. 54 (per l’Album beethoveniano)
Franz Liszt Trascrizione del Lied “Nimm sie hin denn, diese Lieder” da An die ferne Geliebte op. 98 di Beethoven
Robert Schumann Fantasia in do maggiore op. 17 (in origine per l’Album beethoveniano)

venerdì 26 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Fanny & Alexander

I SOMMERSI E I SALVATI

dal progetto Se questo è Levi

regia Luigi De Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
con Andrea Argentieri
produzione E/Fanny & Alexander
Premio Speciale Ubu 2019 a Fanny & Alexander per il progetto “Se questo è Levi”
Premio Ubu 2019 come miglior attore o performer under 35 a Andrea Argentieri

domenica 28 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Omaggio a Beethoven nei 250 anni dalla nascita

ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

VALERY GERGIEV direttore
BEATRICE RANA pianoforte

Ludwig van Beethoven

Terzo concerto in do minore per pianoforte e orchestra op. 37
Sesta sinfonia in fa maggiore “Pastorale” op. 68

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

lunedì 29 giugno
Rocca Brancaleone, ore 21.30

ET MANCHI PIETÀ

Ispirato a Artemisia Gentileschi e alla musica del suo tempo

Accademia d’Arcadia

Alessandra Rossi Lürig spinetta e concertazione
Silvia Frigato soprano
video a cura di Anagoor
regia e montaggio Simone Derai, Marco Menegoni (Leone d’Argento Biennale di Venezia, sezione Teatro 2018)

musiche di Claudio Monteverdi, Giovanni Maria Trabaci, Barbara Strozzi, Lorenzo Allegri, Luigi Rossi,
Tarquinio Merula, Giovanni Battista Fontana, Andrea Falconieri, Stefano Landi, Dario Castello

O Oriens

Ravenna Festival | O Oriens

martedì 30 giugno
Basilica di San Vitale, in streaming ore 21.30

O ORIENS

La musica sacra di Matteo da Perugia e i mottetti del Codice di Cipro (XV sec.)

La fonte musica

Michele Pasotti liuto e direzione

Francesca Cassinari, Alena Dantcheva soprani
Gianluca Ferrarini, Massimo Altieri tenori

Efix Puleo viella da braccio
Teodoro Baù viella da gamba
Nathaniel Wood, Ermes Giussani tromboni

mercoledì 1 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

BUDAPEST FESTIVAL ORCHESTRA

IVÁN FISCHER direttore
ANNA PROHASKA soprano

Richard Wagner
Siegfried Idyll (Idillio di Sigfrido) poema sinfonico in mi maggiore per piccola orchestra WWV103

Benjamin Britten
Les illuminations per soprano e archi op. 18

Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 104 in re maggiore “London” Hob. 104

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

giovedì 2 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

FILIPPO GORINI pianoforte

Franz Schubert Sonata in sol maggiore op.78 Fantasia D 894

Ludwig van Beethoven Sonata n.32 in do minore op.111

venerdì 3 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

domenica 5 luglio
Parco Archeologico di Paestum, ore 21.30

Un ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura

LE VIE DELL’AMICIZIA

CONCERTO PER LA SIRIA

RICCARDO MUTI direttore

Dedicato a Hevrin Khalaf (1984-2019)

con la partecipazione di Aynur Dogˇan e di Zehra Dogˇan

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana

Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica”

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

sabato 4 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

QUARTETTO NOÛS

Tiziano Baviera violino
Alberto Franchin violino
Sara Dambruoso viola
Tommaso Tesini violoncello

Ludwig van Beethoven Quartetto per archi in fa maggiore op.59 n. 1 “Rasumowsky”
Dmitrij Šostakovicˇ Quartetto per archi fa maggiore op.73 n. 3

domenica 5 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Teatro delle Albe

RUMORE DI ACQUE – IL DECENNALE
di Marco Martinelli

ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari
con Alessandro Renda e i Fratelli Mancuso
coproduzione Ravenna Festival, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

lunedì 6 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Menoventi

BUONA PERMANENZA AL MONDO

MAJAKOVSKIJ BPM

tratto da Il defunto odiava i pettegolezzi di Serena Vitale (© 2015 Adelphi Edizioni, S.p.A. Milano)

di Gianni Farina

con Consuelo Battiston, Tamara Balducci, Leonardo Bianconi, Federica Garavaglia, Mauro Milone

regia, suono, luci Gianni Farina
animazioni e tecnica Lorenzo Camera
grafica Marco Smacchia
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
una coproduzione E/Menoventi, Ravenna Festival

martedì 7 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

LA PESTE DI AMBURGO (1663)

Lamenti e testi della Passione nella Germania pre-bachiana

Graciela Gibelli soprano
Fulvio Bettini baritono

Il Suonar Parlante Ensemble

Vittorio Ghielmi viola da gamba e direzione

Alessandro Tampieri violino
Luca Pianca liuto
Lorenzo Ghielmi organo
Rodney Prada, Cristiano Contadin, Christoph Urbanetz viole da gamba

musiche di Heinrich Bach, Johann Sebastian Bach, Jan Dismas Zelenka, Matthias Weckmann,
Johannes Rosenmüller e altri

mercoledì 8 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Omaggio a John Lennon (1940-1980)

HO UCCISO I BEATLES

atto unico per cantante, attore e quartetto d’archi di Stefano Valanzuolo

Sarah Jane Morris

Solis String Quartet

con Paolo Cresta

progetto scenico e regia Pierluigi Iorio

musiche dei Beatles trascritte e arrangiate da Antonio Di Francia

produzione International Music and Arts

giovedì 9 luglio
Rocca Brancaleone ore 21.30

CI SONO GIORNI CHE NON ACCADONO MAI
di Valerio Cappelli

con Sergio Castellitto e Isabella Ferrari
regia di Sergio Castellitto
musica di Ennio Morricone

Prima assoluta

Coproduzione Ravenna Festival e Festival Puccini

I settore € 25
II settore € 15
under 18 € 5

venerdì 10 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

AMOR TIRANNO

Passioni d’amore nella Venezia del ’600

Carlo Vistoli controtenore

Ensemble Sezione Aurea

Filippo Pantieri clavicembalo e concertatore

Gabriele Raspanti e Francesca Camagni violini
Elisa La Marca tiorba e chitarra barocca
Sebastiano Severi violoncello
Rosita Ippolito violone

musiche di Claudio Monteverdi, Filiberto Laurenzi, Benedetto Ferrari, Francesco Cavalli

sabato 11 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

NERI MARCORÈ

LE MIE CANZONI ALTRUI

Neri Marcorè voce e chitarra
Domenico Mariorenzi chitarra, bouzouki e pianoforte
Stefano Cabrera violoncello, basso elettrico
Fabrizio Guarino chitarra elettrica
Simone Talone batteria

domenica 12 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

RICCARDO MUTI direttore

TAMÁS VARGA violoncello

Antonín Dvorˇák

Concerto per violoncello n. 2 in si minore op. 104
Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal Nuovo Mondo” op. 95

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

lunedì 13 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

TELEION

Frammenti di musica greca antica

Camilla Lopez voce e percussioni
Matteo Ramon Arevalos pianoforte, pianoforte preparato e percussioni macchine del suono shruti box elettronico e tanpura elettronica

traduzione traslitterazione dei testi antichi a cura di Dimitris Soukoulis

martedì 14 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

LUDUS GRAVIS

ensemble di contrabbassi

Daniele Roccato contrabbasso solista

Francesco Platoni, Giacomo Piermatti, Alessandro Schillaci, Stefano Battaglia, Paolo Di Gironimo, Andrea Passini, Simone Masina, Mauro Tedesco contrabbassi
Giacinto Scelsi “Mantram“ per contrabbasso solo

Daniele Roccato Minima Colloquia #4 “Vilma’s Memories” per contrabbasso solo
Sofia Gubaidulina “Mirage: The Dancing Sun“ per otto contrabbassi
Francesco Antonioni “Altre Isole” per otto contrabbassi (2019)
Stefano Scodanibbio Ottetto” per otto contrabbassi (2012)

mercoledì 15 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Musica e cinema

CHARLIE CHAPLIN “CITY LIGHTS” (1931)

Orchestra Arcangelo Corelli

Timothy Brock direttore

musiche originali di Charlie Chaplin, José Padilla
ricostruite da Timothy Brock
in collaborazione con la Cineteca di Bologna

giovedì 16 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Omaggio a Beethoven a 250 anni dalla nascita

FRANCESCO MANARA violino
CESARE PEZZI pianoforte

Ludwig van Beethoven

Sonata n. 1 in re maggiore, op. 12 n. 1
Sonata n. 6 in la maggiore, op. 30 n. 1
Sonata n. 9 in la maggiore, detta “Sonata a Kreutzer” op. 47

venerdì 17 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

VINICIO CAPOSSELA

PANDEMONIUM

I settore € 25
II settore € 15
under 18 € 5

sabato 18 luglio  Rocca Brancaleone, ore 21.30

DUETS AND SOLOS

Beatrice Rana e Mario Brunello con le stelle delle danza

a cura di Daniele Cipriani

Mario Brunello violoncello
Beatrice Rana pianoforte

danzano

Silvia Azzoni (Hamburg Ballet), Sergio Bernal (già Balletto Nazionale di Spagna), Hugo Marchand (Opéra de Paris), Matteo Miccini (Stuttgart Ballet), Alexandre Ryabko (Hamburg Ballet), Iana Salenko (Opera di Berlino),
Marian Walter (Opera di Berlino)

consulenza musicale di Gastón Fournier-Facio

In collaborazione con Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, Festival del Balleto di Nervi

I settore € 40
II settore € 20
under 18 € 5

lunedì 20 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

Werner Herzog e Ernst Reijseger

“REQUIEM FOR A DYING PLANET” cineconcerto

musiche di Ernst Reijseger per il cinema di Werner Herzog

Ernst Reijseger violoncello Harmen Fraanje pianoforte Mola Sylla voce, xalam e m’bira
Cuncordu e Tenore de Orosei

Immagini tratte dai film: “The Wild Blue Yonder”, “The White Diamond”, “Cave of Forgotten Dreams”
e “Nomad – In the Foodsteps of Bruce Chatwin”

martedì 21 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

LA BATTAGLIA DI LEPANTO

ideazione Gabriele Miracle

testo Gabriele Miracle e Mauro Morini

Gianluigi Tosto attore
La Pifarescha

Marco Ferrari bombarde, flauti, cornamusa, zurna, ney, kaval
Stefano Vezzani bombarde, flauti, flauto da tamburo
Mauro Morini tromboni, buisine, tromba da tirarsi, olifante
David Yacus tromboni, buisine, olifante
Gabriele Miracle tamburo militare, tamburello, cimbali, triangolo, castagnette, tapan, naqqarat, riqq, salterio
Fabio Tricomi viella, flauto da tamburo, marranzano, tombak, davul, tamburello, tamburino

musiche di Moritz von Hessen, Francesco Bendusi, Josquin Desprez,Tielman Susato, Guillaume Dufay, Jacobus Handl, Antonio Valente, Paolino d’Aquileia, Anonimi XV e XVI secolo

mercoledì 22 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

GIOVANNI SOLLIMA

CELLO ENSEMBLE

con la partecipazione straordinaria di Enrico Melozzi

musiche di Henry Purcell, Padre Komitas, Giovanni Sollima, Domenico Modugno, The Queen, Leonard Cohen,
e brani popolari dal mondo…

giovedì 23 luglio
Rocca Brancaleone, ore 21.30

ORCHESTRA NOTTURNA CLANDESTINA

ENRICO MELOZZI direttore

con la partecipazione straordinaria di Giovanni Sollima

RAVENNA FESTIVAL A LUGO

venerdì 24 luglio
Lugo, Pavaglione, ore 21.30

BRUNORI SAS LIVE IN ACUSTICO

I settore € 25
II settore € 15
under 18 € 5

sabato 25 luglio
Lugo, Pavaglione, ore 21.30

STEFANO BOLLANI

PIANO VARIATIONS ON JESUS CHRIST SUPERSTAR

in occasione del 50° anniversario dell’uscita dell’album di Andrew Lloyd Webber & Tim Rice

Piano solo

prima assoluta

I settore € 25
II settore € 15
under 18 € 5

domenica 26 luglio
Lugo, Pavaglione, ore 21.30

Deproducers

DNA

Lo spettacolo che fa suonare la scienza

con Telmo Pievani Professore ordinario di Filosofia delle scienze biologiche Università di Padova

produzione Fondazione AIRC in collaborazione con Deproducers

martedì 28 e mercoledì 29 luglio  Lugo, Pavaglione, ore 21.30

Ravenna Festival ospita l’edizione 2020 di “Lugocontemporanea”

I settore € 15
II settore € 10
under 18 € 5

giovedì 30 luglio
Lugo, Pavaglione, ore 21.30

UNA VITA DA FILM: LUIS BACALOV

con Maria Grazia Cucinotta voce narrante

Vittorio De Scalzi (New Trolls) canto, flauto e tastiere
e le musiche eseguite dal vivo dagli

ÀNEMA

regia video Andrea Balducci
regia Carlos Branca e Rosanna Pavarini

I settore € 15
II settore € 10
under 18 € 5

Ouverture Ravenna Festival 2020
21/06 – 30/07
Rocca Brancaleone Ravenna

Conductor Riccardo Muti
Luigi Cherubini Orchestra

Rêverie
Alexandr Nikolaevič Skrjabin

Exultate, jubilate KV 165
Et incarnatus est dalla Messa in do minore KV 427

soprano Rosa Feola

Sinfonia n. 41 in do maggiore KV 551,  “Jupiter”

Mozart

Ravenna Festival 2018 – XXIX edizione (1 giugno – 22 luglio)

We Have a Dream

Presentata oggi la 29° edizione di Ravenna Festival (1 giugno-22 luglio), che con il titolo We Have a Dreamricorda Martin Luther King, simbolo della lotta per i diritti civili: a 50 anni dalla sua morte, le sue parole offrono l’occasione per una polifonia di suggestioni che da un lato scorre Nelle vene dell’America – terra del sogno per eccellenza – e dall’altro celebra nella sezione Il canto ritrovato della cetra la resilienza della musica. Da sempre tra i sogni che il Festival ha saputo sognare, il ponte di fratellanza de Le vie dell’amicizia raggiunge quest’anno Kiev; a Ravenna Riccardo Muti dirigerà inoltre l’Orchestra del Maggio nel Macbeth in forma di concerto. Sul podio anche Wayne Marshall, Valery Gergiev, Dennis Russel Davies, David Fray e James Conlon; mentre la sezione danza vede il ritorno di Bill T. Jones ed Emio Greco con due lavori in prima nazionale (rispettivamente A Letter to My Nephew e Apparizione). Nel ricco calendario spiccano anche il musical di Cole Porter Kiss Me Kate, un’ampia sezione dedicata al teatro e l’invasione delle 100 chitarre elettriche. A novembre il Festival torna con una Trilogia d’Autunno verdiana: Nabucco, Rigoletto, Otello.

Il Festival 2018 continua il proprio percorso tra eventi cruciali e icone del XX secolo, attraverso il ricordo del celebre discorso di Martin Luther King I have a dream, ed esplora l’enorme contributo degli Stati Uniti – grandemelting pot di culture, etnie, religioni e lingue – nel definire la musica come la conosciamo oggi. Oltre a Cole Porter con Kiss Me Kate nella produzione di Opera North, il Festival celebra Leonard Bernstein nel centenario della nascita nonché il minimalismo di Riley, Glass e Reich. Ospiti d’eccezione il poliedrico rocker d’avanguardia David Byrne dei Talking Heads e il fondatore dei Sonic Youth Thurston Moore, quest’ultimo all’interno dell’invasione delle 100 chitarre elettriche, omaggio allo strumento principe della popular music. Un altro strumento – la cetra – è invece simbolo della capacità della musica di trovare le ragioni e la forza di rigenerarsi anche di fronte alla disillusione delle avanguardie e ai regimi dispotici: in questa sezione trovano spazio autori quali Alfred Schittke, Arvo Pärt e Valentin Silvestrov, quest’ultimo ospite del Festival cui sarà dedicato un percorso monografico che include il concerto dell’Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera Nazionale d’Ucraina. E mentre il celebre coro The Sixteen si esibirà in un concerto intitolato al salmo Super flumina Babylonis che lamenta l’esilio del popolo ebraico (da cui il riferimento alla cetra), Lo splendore di Aleppo ricorda la città siriana vittima della guerra nel repertorio musicale delle comunità siro-cristiana, armena, musulmana e giudaica. AL’arte della fuga di J. S. Bach sarà invece dedicato il concerto di Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone. La XXIX edizione è inoltre ricca di appuntamenti a teatro: dalla Napoli de L’amica geniale, nuova creazione di Fanny & Alexander, e di Tango glaciale di Mario Martone, riallestito nell’ambito del progetto RiC.Ci; al confronto con il punto di vista islamico in Lettere a Nour di Rachid Benzine, prima nazionale con Franco Branciaroli, e inMaryam portato in scena da Teatro delle Albe su testo di Luca Doninelli nell’interpretazione di Ermanna Montanari; fino all’Antigone di Sofocle riletta da Elena Bucci e Marco Sgrosso (Le Belle Bandiere). Anche quest’anno un doppio appuntamento quotidiano attende il pubblico ai Chiostri Francescani, con l’omaggio a Dante delle 11, e alla basilica di San Vitale, con i Vespri delle 19.

PROGRAMMA 2018

La Fondazione Ravenna Manifestazioni ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile, sostenuto e patrocinato, l’edizione 2017 di Ravenna Festival

1 giugno – 5 luglio  Antichi Chiostri Francescani, ore 11
GIOVANI ARTISTI PER DANTE
in collaborazione con Società Dante Alighieri

1 giugno – 5 luglio  Basilica di San Vitale, ore 19
VESPRI A SAN VITALE
in collaborazione con Opera di Religione della Diocesi di Ravenna

lunedì 4 giugno  Palazzo Mauro De André, ore 21
Nelle vene dell’America
ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI
direttore
WAYNE MARSHALL
musiche di Maurice Ravel, Leonard Bernstein, George Gershwin

giovedì 7, venerdì 8, sabato 9 giugno | Teatro Alighieri, ore 20.30 (sabato doppia recita 15.30 e 20.30)
Nelle vene dell’America
COLE PORTER’S KISS ME, KATE
musiche e testi Cole Porter
direttore James Holmes
regia Jo Davies
coreografie Will Tuckett
scene e costumi Colin Richmond
luci Ben Cracknell
un progetto Opera North (UK) con la co-produzione di Welsh National Opera
prima nazionale

venerdì 8 giugno | Palazzo Mauro De André, ore 21
ORCHESTRA DEL TEATRO MARIINSKIJ DI SAN PIETROBURGO
direttore
VALERIJ GERGIEV
programma da definire

sabato 9 giugno | Basilica di San Francesco, ore 21
QUIVI SOSPIRI
Viaggio musicale attraverso i tre mondi ultraterreni della Divina Commedia
Ensemble vocale Voces Suaves
musiche di Luzzasco Luzzaschi, Pietro Vinci, Claudio Merulo, Claudio Monteverdi, Jacques Arcadelt,
Philippe Verdelot, Luca Marenzio, Carlo Gesualdo da Venosa, Joanne Metcalf, Stefano Bernardi

domenica 10 giugno | Basilica di San Francesco, ore 11.15
In templo domini – Liturgie nelle basiliche
ENSEMBLE VOCALE VOCES SUAVES

domenica 10 giugno | Chiostro della Biblioteca Classense, ore 21.30
Il canto ritrovato della cetra
QUARTETTO DEL TEATRO ALLA SCALA
Francesco Manara violino
Daniele Pascoletti violino
Simonide Braconi viola
Massimo Polidori violoncello
musiche di Arvo Pärt, Samuel Barber, Antonín Dvorˇák

martedì 12 giugno | Artificerie Almagià, ore 21.30
Terry Riley
IN C PER ENSEMBLE
a cura di Tempo Reale

giovedì 14 giugno | Teatro Alighieri, ore 21
LETTERE A NOUR
di Rachid Benzine
regia Giorgio Sangati
con Franco Branciaroli e Marina Occhionero
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Centro Teatrale Bresciano, Teatro De Gli Incamminati

venerdì 15 giugno | Chiostro della Biblioteca Classense, ore 21.30
Il canto ritrovato della cetra
LO SPLENDORE DI ALEPPO
Canti d’amore e di lode delle comunità siro-cristiana, armena, musulmana e giudaica
Razek-François Bitar controtenore
Salim Saroueh violino
Bakri Maslmani qanun
Georges Saade riqq e darbuqa
Paolo Scarnecchia narrazione

sabato 16 giugno | Palazzo Mauro De André, ore 21
Nelle vene dell’America
ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI
direttore
DENNIS RUSSELL DAVIES
pianoforte Emanuele Arciuli
musiche di Leonard Bernstein e Philip Glass

domenica 17 giugno | Basilica di San Vitale, ore 10.30
In templo domini – Liturgie nelle basiliche
GRAINDELAVOIX
direttore Björn Schmelzer

domenica 17 giugno | Basilica di San Vitale, ore 21.30
Il canto ritrovato della cetra
CYPRIOT VESPERS
musiche di Jean Hanelle e della tradizione cipriota
Graindelavoix direttore Björn Schmelzer

domenica 17 giugno | Chiostro della Biblioteca Classense, ore 21.30
Nelle vene dell’America
DENNIS RUSSELL DAVIES, MAKI NAMEKAWA
piano duo
musiche di Keith Jarrett, Philip Glass e Igor’ Stravinskij

lunedì 18 giugno | Teatro Alighieri, ore 21
ERODIADE – FAME DI VENTO
(1993-2017)
Ispirato a “Hérodiade” di Stéphane Mallarmé
coreografia Julie Ann Anzilotti
musiche di Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer, Walter Fähndrich
scene Alighiero e Boetti
assistente alla scenografia Tiziana Draghi
costumi Loretta Mugnai
riallestimento nell’ambito del Progetto RIC.CI

da martedì 19 giugno a domenica 24 giugno | Luoghi vari
LE 100 CHITARRE ELETTRICHE
We Sing the Body Electric

mercoledì 20 giugno | Basilica di Sant’Apollinare in Classe, ore 21
Il canto ritrovato della cetra
THE SIXTEEN
Super Flumina Babilonys
direttore Harry Christophers
musiche di Arvo Pärt, William Byrd, Philippe de Monte, Thomas Tallis, John Taverner

IL FESTIVAL A RUSSI

venerdì 22 giugno | Palazzo San Giacomo, ore 21.30
IN A BLINK OF THE NIGHT
Le 100 Chitarre Elettriche in concerto
musiche di Elliot Cole, Michele Tadini e Glenn Branca
con la partecipazione straordinaria di Thurston Moore (Sonic Youth)

sabato 23 giugno | Teatro Alighieri, ore 21
Teatro Nerval
SINFONIA BECKETTIANA
Viaggio nell’immaginario di Samuel Beckett e Alberto Giacometti
ideazione Maurizio Lupinelli, Elisa Pol
regia Maurizio Lupinelli
costumi Sofia Vannini
musiche di Arvo Pärt, Valentin Silvestrov
pianoforte Matteo Ramon Arevalos
produzione Teatro Nerval

IL FESTIVAL A RUSSI

sabato 23 giugno | Palazzo San Giacomo, ore 21.30
IL CONCERTO DELL’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO

IL FESTIVAL A COMACCHIO

sabato 23 giugno | Porto Garibaldi, porto canale
domenica 24 giugno | Valli di Comacchio
100 CHITARRE ELETTRICHE E TREKKING
Il Blues dei Delta. Dal Mississippi al Po.

domenica 24 giugno | Basilica di San Vitale, ore 10.30
In templo domini – Liturgie nelle basiliche
ENSEMBLE HEINAVANKER

domenica 24 giugno | Basilica di San Vitale, ore 21.30
ENSEMBLE HEINAVANKER
Nei 100 anni della nascita dell’Estonia
musiche di Johannes Ockeghem, Margo Kõlar e della tradizione popolare estone

lunedì 25 giugno | Chiostro della Biblioteca Classense, ore 21.30
Il canto ritrovato della cetra
XAVIER DE MAISTRE arpa
LUCERO TENA nacchere
musiche di Mateo Pérez de Albéniz, Antonio Soler, Enrique Granados, Jesús Guridi, Francisco Tárrega, Manuel de Falla

martedì 26 giugno | Teatro Alighieri, ore 21
ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI
direttore e pianista
DAVID FRAY
musiche di Wolfgang Amadeus Mozart e Johann Sebastian Bach

mercoledì 27 giugno | Chiostro della Biblioteca Classense, ore 21.30
Il canto ritrovato della cetra
QUARTETTO KLIMT
musiche di Franz Schubert, Gustav Mahler/Alfred Schnittke, Azio Corghi, Robert Schumann

venerdì 29 giugno | Teatro Alighieri, doppio spettacolo ore 19 e ore 22
Ballet National de Marseille & ICK
APPARIZIONE
ideazione e coreografia Emio Greco e Pieter G. Scholten
ideazione musicale e trascrizione Franck Krawczyk
film Ruben van Leer costumi Clifford Portier drammaturgia Jesse Vanhoeck pianoforte Franck Krawczyk
produzione Ballet National de Marseille & ICK
coproduzione Ravenna Festival, Theater aan het Vrijthof Maastricht (Olanda), Nederlandse Dansdagen (Olanda),
Theater de Meervaart (Olanda), Cankarjev Dom Ljubljana (Slovenia), Les Théâtres de la Ville de Luxembourg (Lussemburgo)
prima nazionale

domenica 1 luglio | Basilica di Sant’Agata Maggiore, ore 11.30
In templo domini – Liturgie nelle basiliche
LUDUS VOCALIS
direttore Stefano Sintoni

domenica 1 luglio | Teatro Alighieri, ore 21
TANGO GLACIALE (1982-2018)
progetto e regia Mario Martone scenografia Mario Martone
ripresa 2018 a cura di Raffaele di Florio e Anna Redi
con Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Fondazione della Danza/Aterballetto riallestimento nell’ambito del Progetto RIC.CI
prima nazionale

domenica 1 luglio – Kiev
martedì 3 luglio – Palazzo Mauro De André, ore 21
RAVENNA – KIEV
Un ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura
LE VIE DELL’AMICIZIA
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA NAZIONALE D’UCRAINA
ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI
direttore
RICCARDO MUTI

OMAGGIO A VALENTIN SILVESTROV
Il canto ritrovato della cetra

lunedì 2 luglio | Sala del Refettorio del Museo Nazionale, ore 21
Duo Gazzana
Natascia Gazzana violino
Raffaella Gazzana pianoforte

martedì 3 luglio | Sala del Refettorio del Museo Nazionale, ore 17.30
Incontro con il compositore

mercoledì 4 luglio | Basilica di Sant’Apollinare in Classe, ore 21
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera Nazionale d’Ucraina
direttore Mykola Diadiura

giovedì 5 luglio | Teatro Alighieri, ore 21
L’AMICA GENIALE*
tratto da L’Amica geniale di Elena Ferrante, Edizioni E/O
ideazione Luigi De Angelis, Chiara Lagani e Fiorenza Menni
con Chiara Lagani e Fiorenza Menni
regia e progetto sonoro Luigi De Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
sound design Tempo Reale
* titolo provvisorio
produzione Ravenna Festival, E/Fanny & Alexander, Napoli Teatro Festival

venerdì 6, sabato 7 luglio | Teatro Rasi, ore 21
MARYAM
testo Luca Doninelli
in scena Ermanna Montanari
musica Luigi Ceccarelli
consulenza e traduzione in arabo Tahar Lamri
ideazione, spazio, costumi e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari
produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro in collaborazione con Teatro De Gli Incamminati/deSidera

sabato 7 luglio | Palazzo Mauro De André, ore 21
ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI
direttore
JAMES CONLON
programma da definire

domenica 8 luglio | Sala del Refettorio del Museo Nazionale, ore 21
LE TRE SONATE PER VIOLINO E PIANOFORTE DI BRAHMS
Justina Auskelyte violino
Cesare Pezzi pianoforte

IL FESTIVAL A FORLÌ

lunedì 9 luglio | Teatro Diego Fabbri, ore 21
programma da definire

martedì 10, mercoledì 11 luglio | Antico Porto di Classe, ore 19
ANTIGONE QUARTET CONCERTO
drammaturgia, regia e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso
drammaturgia del suono di Raffaele Bassetti ed Elena Bucci
cura del suono, sensori e live electronics Raffaele Bassetti
musica originale eseguita dal vivo al violino e tastiere Dimitri Sillato
cura dello spazio Elena Bucci
assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri
produzione Le Belle Bandiere

martedì 10 luglio | Basilica di Sant’Apollinare in Classe, ore 21
L’ARTE DELLA FUGA
di Johann Sebastian Bach
Accademia Bizantina
Ottavio Dantone cembalo e direzione
Alessandro Tampieri, Ana Liz Ojeda violini
Diego Mecca viola
Mauro Valli violoncello
Stefano Demicheli organo

mercoledì 11 luglio | Palazzo Mauro De André, ore 21.30
Nelle vene dell’America
Bill T. Jones / Arnie Zane Dance Company
A LETTER TO MY NEPHEW
coreografia Bill T. Jones con Janet Wong e la compagnia
scene Bjorn Amelan
con Nick Hallett tenore Matthew Gamble baritono Antonio Brown DJ
prima nazionale

giovedì 12 luglio | Basilica di San Vitale, ore 21.30
TRE FEDI UN SOLO DIO
Dalla musica della chiesa maronita d’Oriente alla tradizione ebraica sefardita, dalla tradizione sufi alle preghiere della mistica Ildegarda di Bingen
con Patrizia Bovi, Fadia Tomb El-Hage e Françoise Atlan

venerdì 13 luglio | Palazzo Mauro De André, ore 21
STEFANO BOLLANI pianoforte
Que Bom
con
Jorge Helder contrabbasso
Jurim Moreira batteria
Armando Marçal percussioni
Thiago da Serrinha percussioni

venerdì 13 luglio | Chiostro della Biblioteca Classense, ore 21.30
SIMPLY QUARTET
I Premio al 7° Concorso Internazionale di Musica da Camera Joseph Haydn
Danfeng Shen, Wenting Zhang violini
Xiang Lü viola
Ivan Valentin Hollup Roald violoncello
programma da definire
in collaborazione con European Chamber Music Academy – Scuola di Musica di Fiesole

sabato 14 luglio | Antico Porto di Classe, ore 19
ALLE PORTE DEI SOGNI
con la partecipazione di Elena Bucci e Maurizio Bettini

domenica 15 luglio | Palazzo Mauro De André, ore 21
Giuseppe Verdi
MACBETH
(in forma di concerto)
Macbeth Luca Salsi
Lady Macbeth Vittoria Yeo
Macduff Francesco Meli
Banquo Riccardo Zanellato
direttore Riccardo Muti
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
maestro del coro Lorenzo Fratini

IL FESTIVAL A FORLÌ

lunedì 16 luglio | Teatro Diego Fabbri, ore 21
programma da definire

giovedì 19 luglio | Palazzo Mauro De André, ore 21.30
Nelle vene dell’America
DAVID BYRNE

domenica 22 luglio | Palazzo Mauro De André
programma da definire

We Have a Dream – A j ò fat un sogn

«I have a dream that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin, but by the content of their character. I have a dream today!»
«Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!»
I have a dream (Io ho un sogno) è il titolo del discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili nota come Marcia su Washington per il lavoro e la libertà: in esso il Reverendo King – con una cadenza da profeta biblico e rimandi a Lincoln e Gandhi – espresse la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi. Fra i più famosi discorsi del XX secolo, I have a dream è diventato simbolo della lotta contro il razzismo non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo, compendio di quella vita che il Reverendo King dedicò alla libertà e all’uguaglianza nel credo della non violenza, e che si concluse drammaticamente con il suo assassinio il 4 aprile 1968 a Memphis, cinquant’anni fa.
We Have a Dream prosegue il percorso iniziato dal Festival con l’edizione 2014, dedicata alla scoppio della Grande Guerra, con il quale si esplorano eventi cruciali e icone del secolo scorso nell’intento di comprendere meglio chi siamo – e anche: perché siamo diventati così. In questo momento di smarrimento e inquietudine, grandi uomini come Luther King possono rappresentare guide e punti di riferimento, per non dimenticare errori e orrori passati, né lo spirito dell’Utopia, la forza del Sogno condiviso capace di sottrarci a visioni apocalittiche e distopiche.
Da sempre tra i più coraggiosi sogni che il Festival ha saputo sognare, il ponte di fratellanza de Le vie dell’amicizia raggiunge quest’anno Kiev: Riccardo Muti sarà sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera Nazionale d’Ucraina e dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini per il doppio concerto che unirà Ravenna a una delle più antiche città dell’Est Europa. Un viaggio già illuminato dall’oro dei mosaici: simbolo di Kiev è infatti ancora oggi la
Cattedrale di Santa Sofia, modellata su quell’Hagia Sophia di Costantinopoli le cui suggestioni si ritrovano anche nella ravennate San Vitale.
Accanto al concerto dell’Amicizia, Riccardo Muti dirigerà nella “sua” Ravenna, a 50 anni dal proprio debutto fiorentino, l’Orchestra del Maggio Musicale e un prestigioso cast vocale (Luca Salsi, Vittoria Yeo, Francesco Meli, Riccardo Zanellato) nel Macbeth di Verdi in forma di concerto. Il programma sinfonico si completerà con grandi orchestre e direttori: mentre alla guida dell’Orchestra Cherubini si alterneranno Wayne Marshall, Dennis Russel
Davies e David Fray, Valery Gergiev e James Conlon guideranno rispettivamente l’Orchestra del Teatro Marinskij e l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI; a L’arte della fuga di J. S. Bach sarà invece dedicato il concerto di Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone. Per la danza, tornano al Festival Bill T. Jones ed Emio Greco, quest’ultimo – che dirige il Ballet National de Marseille assieme a Pieter G. Scholten – con il nuovo lavoro Apparizione, incentrato sui Kindertotenlieder di Gustav Mahler.
E se il programma sarà scandito dal susseguirsi di nomi prestigiosi e amatissimi dal pubblico, il Festival non dimentica la voce stessa della città, con la quale continua a sognare una manifestazione capace di celebrarne il patrimonio unico al mondo. Quel patrimonio protagonista degli eventi quotidiani Giovani artisti per Dante, che celebrano il Poeta nei Chiostri accanto alla sua Tomba, e Vespri a San Vitale, gli appuntamenti nella più iconica delle basiliche cittadine; queste ultime accolgono inoltre, come ogni anno, concerti di raffinati interpreti e le liturgie domenicali della rassegna In templo Domini.
Di fronte alla polifonia di temi, suggestioni, visioni di questa XXIX edizione, che da un lato scorre Nelle vene dell’America – la terra del sogno per eccellenza – e dall’altro celebra con Il canto ritrovato della cetra la resilienza della musica e dell’arte, come non esclamare A j ò fat un sogn?

Nota artistica

Nelle vene dell’America

La figura di Luther King fornisce l’occasione di approfondire l’enorme contributo che gli Stati Uniti, con il proprio unico melting pot di culture, etnie, religioni e lingue, hanno saputo elargire nel corso di quasi due secoli e mezzo di storia, a partire dalla loro indipendenza. Anche limitandosi al solo campo musicale, tutto ciò che possiamo e amiamo ascoltare oggi non sarebbe lontanamente immaginabile senza quel che è stato generato da questo irripetibile terreno di coltura: dal blues al jazz, dal rock al rap e all’hip-hop, senza tralasciare la musica “colta”, pur così originale nel suo affrancarsi e rendersi indipendente dalla tradizione europea.
Il programma del Festival offre molteplici occasioni di ascolto e confronto, a partire da quel capolavoro del teatro musicale e della musical comedy che è Kiss Me, Kate, composta da Cole Porter e portata sulle scene a Broadway giusto 70 anni fa nel 1948, poco dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Il legame di Porter con Ravenna è noto, al di là della leggenda sul concepimento di Night and Day, e sarà splendidamente celebrato dalla produzione dell’inglese
Opera North, già ospite al Festival nel 2005 con un notevole allestimento di One Touch of Venus di Kurt Weill.
Il centenario della nascita di Leonard Bernstein, probabilmente una delle figure più rappresentative e amate della musica americana, sarà ricordato con l’esecuzione, tra le altre cose, della Seconda Sinfonia, il cui titolo The Age of Anxiety (da W.H. Auden) rimanda inevitabilmente anche alla nostra era, così carica di profonde contraddizioni e inquietudini.
Tra echi del minimalismo – altra invenzione totalmente americana – nelle musiche seminali dei tre padri fondatori (Terry Riley, Philip Glass e Steve Reich), figure di enorme influenza quali Keith Jarrett, di cui sarà eseguita per la prima volta in Italia la composizione Ritual del 1977, e il raffinato e poliedrico rocker d’avanguardia David Byrne, fondatore dei Talking Heads, non manca un omaggio allo strumento principe e icona della popular music. Alla chitarra elettrica, inventata nel 1931 negli States, è infatti dedicato un articolato affresco sonoro che va da roboanti sinfonie per 100 elementi al solo, anche con composizioni appositamente commissionate ad autori sia americani che italiani, da Michele Tadini a Bryce Dessner, da Glenn Branca a Christopher Trapani. Ospite d’eccezione Thurston Moore, co-fondatore di quei Sonic Youth che sono stati la band che più di ogni altra ha determinato lo sviluppo del rock alternativo americano come lo conosciamo oggi.
Sarà così rievocato con pochi ma incisivi tratti quel sogno sonoro, magmatico, immersivo, che in tanti abbiamo sognato. Un vero e proprio paesaggio immaginario (Imaginary Landscape è il titolo di una visionaria serie di composizioni che l’americanissimo John Cage iniziò a comporre alle soglie del secondo conflitto mondiale) sul cui sfondo compaiono figure fondamentali nel dipanarsi di quella grande avventura che dal pionierismo sperimentale di Henry Cowell e Charles Ives giunge fino ai giorni nostri, con inesausta energia e capacità di rinnovamento.
Avventura musicale ma non solo: proprio la presenza di Bill T. Jones con la sua ultima creazione A Letter to My Nephew ci ricorda l’importanza della scena americana in quella che è stata l’invenzione della Modern Dance.
Il canto ritrovato della cetra Fin dal mito di Orfeo, la cetra è il simbolo della musica stessa: la forza persuasiva del suo suono ha il potere di aprire le porte dell’aldilà e ben richiama la dimensione più misteriosa e metafisica della musica, la sua capacità di entrare in rapporto con la profondità più autentica del nostro essere, penetrare gli abissi della nostra coscienza, far vibrare le corde più intime del nostro io spalancandoci inaspettati orizzonti interiori. Oltre la realtà ordinaria, la musica ci spinge in spazi che hanno il sapore dell’eterno.
A questa forte simbologia si affianca quella altrettanto pregnante, di derivazione biblica, delle cetre appese ai salici: “Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion.Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre”. Il celebre incipit del Salmo 136 Super flumina Babylonis si rifà alla tragedia vissuta dal popolo ebraico dopo la distruzione di Gerusalemme del 586 a.C. e il conseguente esilio babilonese. Parodiato da Temistocle Solera nel coro del Va pensiero del Nabucco di Verdi (“arpa d’or dei fatidici vati, perché muta dal salice pendi?”), esprime l’impossibilità di levare i propri canti di fronte al dolore della perdita della patria. La cetra si fa muta di fronte alla sovrastante devastazione, il silenzio diventa voto di fronte a “l’urlo nero delle madri” evocato da Salvatore Quasimodo nella sua lirica Alle fronde dei salici scritta durante l’occupazione nazista. Lo sgomento che ha percorso il mondo occidentale dopo Auschwitz ha acceso il dibattito sulla crisi dell’arte, con la teorizzazione della “morte dell’arte”. Il progressivo inaridirsi dell’iniziale slancio dell’avanguardia e la crescente distanza fra compositore e pubblico hanno portato a uno stato di consapevole, e in tal caso compiaciuta, incomunicabilità.

Paradossalmente, proprio nei Paesi che nel secolo scorso hanno patito l’oppressione di regimi dispotici percorsi da quel rumore del tempo la cui eco è risuonata nella scorsa edizione di Ravenna Festival, accanto a compositori come Dmitrij Šostakovicˇ che vissero in modo penosamente conflittuale il proprio rapporto col potere, altri musicisti furono totalmente messi al bando e censurati dal regime, ma sperimentarono nuove forme di espressione.
Laddove maggiormente la cetra avrebbe dovuto restare muta appesa ai salici, essa ha trovato le ragioni e la forza di rigenerarsi.
Nella sezione Il canto ritrovato della cetra hanno spazio espressioni musicali di rinnovata intensità comunicativa ed emozionale e autori quali Alfred Schittke, Arvo Pärt e Valentin Silvestrov, che hanno superato la paura della musica contemporanea per la forma e la diffidenza nei confronti di ogni eco di tradizione, così sfatando e contraddicendo il luogo ormai divenuto comune nel nostro tempo che non possano più esistere bellezza e armonia. All’ucraino Valentin Silvestrov, che ha appena compiuto 80 anni e sarà ospite a Ravenna Festival, è dedicato un percorso monografico che include il concerto dell’Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera Nazionale d’Ucraina nella cornicedi Sant’Apollinare in Classe, l’esibizione del Duo Gazzana e l’incontro con il compositore stesso. Di lui ebbe a dire Arvo Pärt: “Se mi chiedessero di fare il nome di un compositore contemporaneo, il primo che pronuncerei è quello di Silvestrov. Valentin è senza alcun dubbio il compositore più interessante di oggi, anche se la maggioranza riuscirà a capirlo solo molto più tardi…».
E mentre il salmo Super flumina Babylonis è anche il titolo del concerto del coro The Sixteen guidato da Harry Christopher, fra le più famose formazioni che si esibiranno quest’anno nelle basiliche bizantine, altri appuntamenti celebrano il potere della musica di riaccendere il sogno di un futuro migliore. A partire da Lo splendore di Aleppo, dove il ricordo di una città vittima delle devastazioni prodotte dall’uomo rivivrà nel repertorio musicale delle comunità siro-cristiana, armena, musulmana e giudaica cui darà voce il controtenore siriano Razek-François Bitar.

Il teatro del mondo

Ma i due percorsi tematici fin qui delineati non esauriscono il programma del Festival, ricco com’è di figure, temi ed echi che rimandano a epoche e luoghi tra loro distanti ma i cui accostamenti provocano imprevedibili associazioni e analogie rivelatrici.
Gli appuntamenti di quella che si delinea come un’ampia sezione dedicata al teatro, ad esempio, ci racconteranno di una città assolutamente emblematica nel suo essere a un tempo tragica e gioiosa: Napoli, declinata in due lavori tra loro assai differenti eppure complementari. Il primo è L’amica geniale, nuova creazione della compagnia ravennate Fanny & Alexander (che festeggia i 25 anni di attività), che rimanda inevitabilmente alle narrazioni della “misteriosa” scrittrice Elena Ferrante, maestra nel creare “strane dinamiche di identificazione che ti avvincono in un labirinto da cui non vuoi e non puoi uscire”, con la potente evocazione del paesaggio sonoro partenopeo, grazie alla magia tecnologica di Tempo Reale. Il secondo è invece il riallestimento in prima italiana di quel Tango glaciale che rivelò 35 anni or sono Mario Martone e Falso Movimento, il collettivo di artisti che cambiò la storia della sperimentazione teatrale italiana nell’irripetibile stagione della Nuova spettacolarità, tra effimero e Postmoderno.
Se uno dei motivi di crisi del mondo contemporaneo è il drammatico confronto/scontro con l’integralismo islamico, due testi teatrali come Lettere a Nour di Rachid Benzine, prima nazionale per la regia di Giorgio Sangati, con Franco Branciaroli e Marina Occhionero e musiche live del trio Mothra, e Maryam, messo in scena dal Teatro delle Albe su testo di Luca Doninelli, nell’interpretazione di Ermanna Montanari con musiche originali di Luigi Ceccarelli, offrono occasione di riflessione profonda come forse solo il teatro riesce a fare oggi, nell’ossessivo e vacuo rumore dei media e dei social networks. E poi ancora la Sinfonia beckettiana di Teatro Nerval e Maurizio Lupinelli e l’Antigone di Sofocle riletta da Elena Bucci e Marco Sgrosso (Le Belle Bandiere) e ambientata all’Antico Porto di Classe.

Ravenna Festival comunica che  per motivi di salute Yuri Temirkanov ha dovuto all’ultimo momento rinunciare a partire con la sua orchestra per la tournée iniziata ieri con un concerto a Lubiana.
Per espressa volontà del Maestro Temirkanov tutti i concerti programmati nella tournée saranno diretti da Nikolay Alexeev, che lo affianca nella guida della Filarmonica di San Pietroburgo dal 2000.

Artista del Popolo Russo, vice direttore artistico della Filarmonica di S.Pietroburgo, Nikolay Alexeev già direttore dell’Orchestra Filarmonica di Zagabria, della Filarmonica di Mosca e della Bolshoi Symphony, si è diplomato al Collegio Corale di Leningrado e al Conservatorio di Leningrado, dove ha studiato direzione corale con A.Mikhailov e direzione d’orchestra e d’opera con M. Jansons.

Tutto Šostakovič per il concerto di Yuri Temirkanov sul podio della Filarmonica di San Pietroburgo Palazzo Mauro de Andrè, martedì 4 luglio ore 21

Prima di approdare all’attesissimo concerto delle Vie dell’Amicizia, il pubblico che a ogni appuntamento sinfonico affolla il Pala de André martedì 4 luglio potrà godere di un’altra delle prestigiose orchestre che Ravenna festival ha scelto per dare forma e sostanza musicale al tema scelto per questa XXVIII edizione. Con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, diretta dal grande Yuri Temirkanov, che ne è direttore artistico e direttore principale da quasi trent’anni, si giunge così fin nel cuore del cartellone dedicato al centenario della Rivoluzione d’ottobre e, inevitabilmente, a ciò che ne è seguito. Sui leggii, infatti, opere di Dmitrij Šostakovič, protagonista emblematico del rapporto controverso tra il potere sovietico e l’arte: prima il Concerto per pianoforte, tromba e orchestra n. 1 op. 35, in cui il pubblico ravennate avrà occasione di conoscere Denis Matsuev, pluripremiato erede della mitica tradizione pianistica russa; poi la celeberrima Settima Sinfonia in do maggiore “Leningrado”.

Del resto, il compositore Dmitrij Šostakovič è indiscutibilmente una delle figure simbolo del lacerante rapporto tra artisti, intellettuali e regime sovietico, la cui vicenda umana e artistica è narrata nel romanzo di Julian Barnes, Il rumore del tempo, lo stesso evocativo titolo preso a prestito da Ravenna Festival, che però riporta anche all’omonima raccolta di prose brevi del poeta Osip’ Mandel’stam, vittima dello stesso regime. A Denis Matsuev – che dalla vittoria nel 1998 del prestigiosissimo Concorso Čajkovskij si è esibito con tutte le più grandi orchestre del mondo e che in Russia è divenuto un importante punto di riferimento per i pianisti più giovani – tocca la parte del solista nel Primo Concerto per pianoforte e tromba (la cui parte in questa occasione è eseguita dalla prima tromba dell’orchestra pietroburghese, Bogdan Dekhtiaruk). Composta nel 1933 ed eseguita per la prima volta il 15 ottobre dello stesso anno alla Sala Filarmonica di San Pietroburgo, allora Leningrado sotto la direzione di Fritz Stiedry: al pianoforte lo stesso autore, abilissimo solista (non va dimenticato che nel 1925 aveva ottenuto una menzione d’onore al Concorso Chopin di Varsavia), è una partitura che mette in luce il gusto inconfondibile dell’autore per la parodia. Il tono è scherzoso e scanzonato, nel segno di una gestualità vivida e graffiante e già l’Allegretto di apertura appare come una sorta di mosaico, formato da tessere interrelate, caratterizzate da diversi tempi, temi e atmosfere, tra cui si intravede anche una citazione dalla sonata Appassionata di Beethoven. Il tono di divertissement sembra confermato da una dichiarazione che lo stesso Šostakovič sembra aver rilasciato dopo la prima esecuzione: “Voglio difendere il diritto di ridere all’interno della cosiddetta musica seria. Quando gli ascoltatori ridono a un concerto con musiche sinfoniche mie non sono turbato, ma, al contrario, me ne compiaccio”.

Certo è che a quell’epoca ancora non era uscito l’articolo sulla «Pravda» (nel gennaio del 1936) che avrebbe inesorabilmente segnato il suo difficile rapporto con il potere, ovvero con Stalin in persona, che in quel caso non aveva approvato la sua Lady Macbeth del distretto di Mcensk, accusata di antipopolare “formalismo”. Šostakovič si adatterà agli umori altalenanti dei potenti e con la Settima Sinfonia “Leningrado” riuscirà a incontrarne il favore. In realtà, seppure composta nel 1941 durante il lungo assedio appunto di Leningrado da parte dell’esercito nazista, per testimoniare la vitalità e la resistenza della città e del popolo russo, l’intento dell’autore, come si capisce dal suo epistolario, non era certo favorevole al regime: “Non ho nulla in contrario a chiamare Leningrado la Settima; in essa però non si celebra Leningrado assediata: la composizione è sulla Leningrado che già Stalin aveva distrutto e alla quale Hitler ha dato il colpo di grazia”.

Semyon Bychkov sul podio della Munich Philharmonic inaugura il cartellone sinfonico
Palazzo Mauro de Andrè, domenica 28 maggio ore 21

Dopo l’entusiastico debutto corale dell’Inferno dantesco riletto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari (in scena ininterrottamente fino al 3 luglio), Ravenna Festival domenica 28 maggio alle 21 entra nel vivo della programmazione più squisitamente musicale inaugurando con un appuntamento di indiscutibile prestigio quello che da sempre si configura come un “cartellone nel cartellone”, la sezione dedicata alle grandi orchestre e alla musica sinfonica.

Il primo dei concerti che si succederanno sul palcoscenico del Pala de André – reso possibile grazie al determinante contributo di Eni, partner principale di Ravenna Festival – è infatti affidato a uno dei direttori d’orchestra più in vista sulla scena internazionale: Semyon Bychkov, il maestro russo capace di coniugare il pathos espressivo della terra d’origine, che ha lasciato oltre 40 anni fa, con il rigoroso nitore di una tecnica maturata sul podio delle più importanti orchestre del mondo. Si tratta di un felice ritorno: a due anni dalla prima partecipazione al Festival nel 2015, Bychkov torna a esibirsi come allora sul podio di una delle compagini più antiche e blasonate d’Europa, la Munich Philharmonic. In veste di solista il pianista Kirill Gerstein – al posto di Jean-Yves Thibaudet che all’ultimo momento ha dovuto annullare, per motivi personali, la sua partecipazione alla tournée partita da Monaco.

Una sostituzione d’eccellenza: il pianista russo, primo premio al X Concorso Arthur Rubinstein nel 2001, non solo si è ritagliato un ruolo di primo piano tra i pianisti più brillanti della sua generazione – recente il suo debutto con la Filarmonica di Vienna e con quella di Berlino, nonché con l’Orchestra del Royal Concertgebouw – ma è uno dei massimi interpreti di Čajkovskij. Ne ha presentato a febbraio, con la BBC Symphony Orchestra al Festival Čajkovskij, proprio il Primo Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle minore op. 23, in programma a Ravenna, in una nuova accurata revisione critica della versione del 1879. Una pagina “cult” per tutti gli appassionati del grande repertorio sinfonico romantico, e grazie alle melodie di forte impatto emotivo assurta quasi a simbolo del concerto romantico.

Il programma si completa con uno dei più evocativi e avvincenti affreschi sinfonici della letteratura musicale ottocentesca: la Symphonie Fantastique op. 14 che Hector Berlioz compone nel 1830 e che descrive come “un’immensa composizione strumentale d’un genere nuovo, con cui cercherò d’impressionare fortemente gli ascoltatori”. Una sorta di “dramma sinfonico” che, prendendo a modello la “Pastorale” di Beethoven, Berlioz struttura in 5 movimenti secondo un vero e proprio “programma” dai toni autobiografici. Il sottotitolo è emblematico, “Episodi della vita di un artista”: artista che in preda a disperazione amorosa si avvelena con l’oppio e cade in un sonno tormentato dalle visioni distorte della donna amata (nella vita l’attrice irlandese Harriet Smithson): è lei che impersona il tema ricorrente, l’ “idée fixe” che si trasforma da un movimento all’altro. E che sostanzia la veste ciclica e “rivoluzionaria” di questa straordinaria sinfonia dalle architetture sostanzialmente classiche.

12 thoughts on “Ravenna Festival

  1. LOPERA DA VICINO COME NON SI E MAI VISTA ALLOSTERIA DEL MARIANI.

    OperUpClose (Opera da vicino) arrivata a Ravenna, allOsteria del Mariani, seguita dalleco dei trionfi inglesi delle recite nei pub nate quasi per gioco, per rappresentare in modo pi consono alla sensibilit contemporanea LElisir damore di Gaetano Donizetti e la Bohme di Giacomo Puccini, due opere fra le pi riuscite di un repertorio che si va allargando sempre pi ingrossando il suo seguito. LElisir, opera buffa, contestualizzata nella Hollywood anni 50 e ripropone gli stessi personaggi con ruoli diversi (Adina unattrice, Nemorino laddetto alle pulizie della piscina che coltiva ambizioni da sceneggiatore). Limpressione di assistere, pi che a unopera, a un musical pi che nulla toglie al fascino delle arie di Donizetti, specialmente allincantevole Una furtiva lacrima. Diverso il discorso per la Bohme in cui lattualizzazione temporale e la collocazione a New York non hanno mutato n le dinamiche n le atmosfere delloriginale. Naturalmente non c unorchestra, ma un ensemble strumentale ridotto a tre strumenti per lElisir e solo un pianoforte meravigliosamente suonato da Elspeth Wilkes per la Bohme. a inebriare di musica lo spettatore che, per quanto seduto a un tavolo di ristorante, non minimamente distratto, bens catturato da due gusti diversi: quello gastronomico e quello dellascolto-visione partecipata. Il locale stato inaugurato da poco da un imprenditore ravennate con molte idee, fra cui quella di abbinare somministrazione di piatti e spettacolo e a tale scopo ha creato un palcoscenico in fondo alla sala dotato di ottima acustica. I neofiti dellopera, facendo questa esperienza, potrebbero trovarla interessante e decidere di vederla nella versione integrale in teatro. I melomani, quelli che di rappresentazioni ne hanno viste tante e le riesumano una per una con camaleontica memoria, si tratta di fare una piccola trasgressione uscendo dagli schemi abituali, sapendo che potranno comunque godere delle stupende arie delle opere preferite. Nella serata tutta da gustare vengono serviti, dopo laperitivo dordinanza, la pasta, il secondo e il contorno, poi parte la rappresentazione che si interrompe per la consumazione del dolce per riprendere subito dopo e scorrere decisa verso il finale. OperaUpClose non offende e non tradisce lopera, anzi dimostra, talvolta anche un po ingenuamente, il proprio amore per il genere. La rivisitazione della storia richiede una nuova sceneggiatura e un nuovo testo e interpreti validi sia come attori che come cantanti, disponibili a un contatto pi diretto con il pubblico e,. senza elencarli tutti, ci sono stati in entrambe le opere, due cast di giovani duttili e dotati, diretti dalla regista Valentina Ceschi.. Le sei repliche (Lelisir il 15, 16 e 17 giugno, la Bohme il 19, 20 e 21 giugno) sono andate esaurite, anche se probabile che lo zoccolo duro degli appassionati dopera le abbia ignorate. Loperazione di OperaUpClose ha delle analogie con quella che il coreografo inglese Matthew Bourne fa nel repertorio classico della danza, peraltro con ottimi risultati, tanto che il suo Lago dei Cigni diventato un classico quasi come loriginale e ha invogliato ad andare a teatro gente che non vi aveva mai messo piede. Limportante schiodare la gente da casa, al resto ci pensa la musica con la sua eterna inconfutabile bellezza.

    Attilia Tartagni, 22 giugno 2014

  2. MICHA VAN HOECKE, STORICO PROTAGONISTA DEL RAVENNA FESTIVAL, TRASCINA IN PALCOSCENICO LE MIGLIORI ALLIEVE DELLE SCUOLE DI DANZA CITTADINE.

    Micha Van Hoecke si affacciato sul palco come un Pierrot triste per trasformarsi talvolta in uno scatenato e irriverente Charlot in Le Maitre e la ville, spettacolo-evento celebrativo del 25 Ravenna Festival andato in scena al Teatro Alighieri il 22 giugno. Intorno a lui le star della danza Gaia Straccamore, Denys Ganio, Miki Matsuse, Brancy Osadare, Rimi Cerloj e dal fenomenale russo diciannovenne Timofej Andrijaenko, gli allievi delle scuole di ballo ravennati, (Non una massa, ma un insieme di anime diverse, parola di Cristina Muti) e i DanzActori che esercitano vari linguaggi artistici fra cui un effervescente Ivan Merlo in una citazione delle Streghe di Macbeth Questi giovani hanno la capacit di stupirsi e di meravigliarsi, che il tratto che da sempre mi unisce a Ravenna e al suo Festival. sentenzia Micha ragionando sul passato e interrogandosi sul futuro che deve necessariamente tenere conto della formidabile crescita della danza in questo territorio. Per un artista di successo condividere il patrimonio di saperi e di esperienze con le nuove generazioni significa ricevere entusiasmo, vitalit e qualche idea nuova e questo circuito virtuoso ha innervato lo spettacolo ideato dal maturo astro del Teatro-Danza, malinconico e graffiante, sullo sfondo dei mosaici trasfigurati e di una inedita e surreale Ravenna immortalata dalle foto del videomaker Giacomo Bianchelli (struggenti anche le marine sospese in un tempo indefinibile), mentre la citt risvegliata dal ticchettio dei passi di danza di Miki Matsuse. Le suggestioni coreografiche sono germogliate sulle canzoni dei cantautori francesi e su musiche di Bach, Mozart, Verdi e Schubert. Hanno cesellato uno struggente tributo allarte-specchio della Musica Denys Ganio, decadente suonatore di violoncello, e leterea Gaia Straccamore contro lAlighieri fotografato e dunque a 360 gradi, quasi a raccogliere in un’unica placenta pubblico e artisti, mentre il fado di A.Rodriguez ha fatto esplodere il talento dellemergente Giada Luciani, gi volata dal Ravenna Ballet Studio a New York. Sono davvero tanti gli allievi duttili con una buona preparazione, da Carlotta Severi (che affondo di simpatia il duetto con Micha e il confronto ritmico con il senegalese Brancy Osadare, scatenato danzatore di hip hop con fisico da lottatore) alle tante giovani danzatrici che stanno in scena da professioniste, troppe per nominarle tutte. Un plauso speciale va a Chiara Nicastro, vocalit intensa e originali doti di attrice nelle citazioni di E.Piaf. La scatenata scorribanda finale in platea ha galvanizzato il pubblico chiudendo la sequenza di visioni. Visibilmente emozionata, Cristina Mazzavillani Muti ha ringraziato Micha protagonista della storia festivaliera insieme al M Riccardo Muti e reso merito alle famiglie che sostengono la splendida giovent ravennate nella danza, via di accesso alla bellezza e alla cultura, nelle eccellenti scuole ravennati coinvolte nello spettacolo: Accademia Cecchetti, Accademia del Musical, Centro Professionale Danza, Dance Studio (Faenza), Gymnasium Ravenna, IDA International Dance Association, Ravenna Ballet Studio e da.Centro Studi Danza (Lugo), Idea Danza (Russi), Officina delle Arti (Cesenatico)

    Attilia Tartagni 23.06.2014

  3. LA GRANDE BELLEZZA DELLA MUSICA RUSSA DAGLI ECHI EUROPEI

    La grande bellezza della musica russa esplosa nel concerto diretto sabato 14 giugno al Pala de Andr da Valery Gergiev, a Ravenna per lundicesima volta, aspetto rude nonostante lelegante frac, mani vibratili che reggono saldamente i fili della Czech Philarmonic Orchestra, formazione coesa e flessibile. E la Suite da Lago dei cigni (1877) di Ptr Ili? ?ajkovskij ad aprire il programma in un effluvio lirico che produce suggestioni liriche e magiche visioni di danza, un caleidoscopio cromatico in cui ogni strumento si fa a tratti protagonista caratterizzando il fantasioso insieme con il proprio tocco timbrico. Nellarpa senti gorgogliare lacqua mentre il violino ricama illusioni damore e il violoncello annuncia con la sua tinta oscura i malefici raggiri del mago Rothbart in un crescendo di incantamenti e tensioni. Segue il Concerto per pianoforte e orchestra in do minore (1901) di Sergej Rachmaninov che assunse lezioni private da ?ajkovskij. Al piano la ventottenne sudcoreana Yeol Eum Son, temperamento grintoso contrastante con il fisico sottile e delicato, mani delicate sulla tastiera come fiocchi di neve e taglienti come una sciabolata. Che sia lo stesso Tocco doro che veniva riconosciuto al pianista Rachmaninov? Il concerto, composto per il neurologo Nikolaj Dahl (dal 2 movimento Adagio sostenuto Eric Carmen ricav All by my self scalando le hit parade mondiali) segn la fine di un lungo periodo di depressione e di silenzio creativo del compositore. Senza avere lo smalto pirotecnico del Lago di ?ajkovskij il concerto intesse trame armoniche originali, ricche di energia ritmica e di seducenti linee melodiche. La pianista ha esaltato il ruolo portante del pianoforte, anticipando, dialogando alla pari e talvolta facendosi sommergere dalla massa orchestrale per poi riaffiorare ed esaltare con il suo tocco raffinato, impetuoso e perfino impertinente il magnetismo tardo romantico di Rachmaninov. La seconda parte assorbita da I quadri di unesposizione (1874) di Modest Petrovi? Musorgskij trasfigurati dallorchestrazione realizzata nel 1922 da Maurice Ravel. Nata per il pianoforte come racconto della visita alla mostra postuma dellamico artista Vladimir Stasov mancato per aneurisma a 39 anni, la composizione ha introdotto la cifra drammatica e inquietante che caratterizza il suo autore, Nella composizione le visioni serafiche legate alla bellezza dellarte combattono con fantasmi allucinanti nel dolore di una vita mancata troppo presto, un quadro musicale dalle tinte cos tenebrose e dissonanti da sembrare prodotto del secolo successivo. Stand ovation per Valery Gergiev, grandissimo interprete che non ha avuto difficolt a calarsi nellestetica musicale di questi tre geni musicali, i primi due maggiormente debitori alla musica italiana ed europea, il terzo che ha assimilato esclusivamente lanima popolare e lanima colta della grande Madre Russia.

    Attilia Tartagni 16 giugno 2014

  4. Racconti della grande guerra per voce e fisarmonica.

    La cattiva dea, ideato per il Ravenna Festival 2014 da Elena Bucci de le Belle Bandiere e rappresentato allAlmagi marted 17, una discesa nellincubo della prima guerra mondiale per voce e fisarmonica supportato dalla strumentazione elettronica di Raffaele Bassetti. Se la parola tagliente della Bucci cesella situazioni e memorie di chi la guerra lha raccontata oltre che subita, la fisarmonica di Simone Zanchini produce emozioni scavando nello strumento profondit inesplorate. Elena Bucci ha trasferito con forza inaudita sulla platea attonita gli orrori della guerra introitati con grande sofferenza personale attraverso il materiale documentario. Muovendosi su piani sfalsati, tagli rossi sul muro scrostato, agghindata in lungo come usava allepoca, a tratti con un velo nero sul viso, stata contemporaneamente una delle migliaia di donne dolenti private del marito o di un figlio e la lugubre icona della cattiva dea, quella guerra invocata nel 1914 dalla maggior parte degli intellettuali interventisti come rigeneratrice e invece fu un rovinoso conflitto che, iniziato per lItalia nel maggio 1915, si sarebbe concluso soltanto nel novembre 1918. Corpi devastati, menti impazzite, focolai familiari violati in cui la polenta si colora di sangue: la Bucci ha declinato in mille modi il rifiuto femminile della guerra, un grido tuttora inascoltato. La sua voce intensa trema, tracolla e infine si perde sommersa dalle statistiche di fronte alla consapevolezza che tutto lorrore della prima guerra non impedir lavvento della seconda. Due ore di recitativo da togliere il fiato accompagnato da una fisarmonica che abbozza visioni sfrangiando i motivi melodici (La canzone del Piave e i motivi popolari) in suoni metallici e ossessive dissonanze. Datemi il mio Verdi, implora il soldato in trincea, ma non pi tempo di armonie e Zanchini affonda le mani nellangoscia esalando dalla fisarmonica un dolore infinito.

    Attilia Tartagni 18 giugno 2014

  5. DA MONTEVERDI A MINA
    AL RAVENNA FESTIVAL 2013

    Il titolo giustamente intrigante e va promosso, se serve a far ascoltare Monteverdi. Se serve soprattutto a far ascoltare il gruppo Soqquadro Italiano che con la voce di Vincenzo Capezzuto ha realizzato una buona idea di Claudio Borgianni: dimostrare che da sempre la canzone, ovvero la musica di immediato consumo, esiste e ha avuto momenti di straordinaria geniale architettura musicale. Di pi: ha magistralmente coniugato assieme musica e poesia, secondo la lezione creata da Luzzasco Luzzaschi alla Corte Estense alla fine del Rinascimento e da qui scippata e trasferita alla Cemerata dei Bardi che l’ha coltivata e fatta fiorire come “recitar cantando” dando vita al teatro della musica, cio all’opera lirica unica arte originale nata dalla civilt italiana.
    A tutto questo pensavo ieri sera all’andata in scena dello spettacolo “Da Monteverdi a Mina” che il Ravenna Festival ha ospitato nei poco idonei Giardini Pubblici dove sar perfettamente a proprio agio la prossima storia del ballo alla romagnola – e mi piacerebbe assistervi! – mentre lo spettacolo di Borgianni avrebbe meritato, almeno nella prima mezz’ora, piu’ silenzio.
    Ai giardini di Ravenna la gente entra e disturba anche a spettacolo iniziato. I bambini portati dai genitori nella speranza di dar loro una educazione parlano, passeggiano, danno fastidio finch’ non si addormentano. L’educazione deve essere fatta prima, non durante gli spettacoli. Le auto e le moto corrono ai margini dei giardini aggiungendo la propria voce. E l’effetto non dei migliori.
    Lo spettacolo ha un sottotitolo: “Il lungo viaggio della musica italiana dal ‘600 fino agli anni ’60”. E qui siamo ad una promessa che non si doveva fare, anche se il pubblico, che ha gradito nella sua essenza (-quella vera-) l’intero spettacolo, non andato tanto per il sottile ed ha accettato tutto per buono. D’altra parte con quello che ci raccontano media e carta stampata, il peccato di Borgianni assolutamente veniale.
    In realt il tema da sviluppare un altro, ben dichiarato nella cartella stampa di presentazione: si faceva musica per tutti, musica di immediato consumo con punte di altissimo gradimento nel ‘600, come negli Anni Sessanta del ‘900.
    D’altra parte sarebbe stato impossibile, se non dedicandovi almeno 4 serate, una per secolo, testimoniare come la canzone ha fatto profondamente parte della vita di donne e uomini in ogni tempo.
    A Ravenna abbiamo ascoltato una rivisitazione di ispirazioni pressoch divine di Monteverdi da Cremona, di Giovanni Girolamo Kapspenger veneziano di padre austriaco, della veneta Barbara Strozzi “cantautrice” dell’Accedemia degli Unisoni a Padova, di Francesco Cavalli, Diego Ortiz e Pietro Andrea Ziani tutti bel collacati con la loro scrittura musicale in quel periodo che, per facilit di discussione, si definisce Barocco.
    E poich il cantare di Mina ha avuto echi baroccheggianti con i suoi virtuosismi e la sua voglia di sorprendere, rompendo gli schemi interpretativi del suo tempo, ben venga l’aggancio a questa straordinaria interprete che non ha scritto la propria musica, ma ha interpretato quella degli altri come nessuno avrebbe fatto. E nel suo ricordo lo spettacolo di Borgianni propone un capolavoro assoluto di Gino Paoli (Il cielo in una stanza, 1960), una bella canzone del romagnolo Roberto Soffici su testo di Mogol (Non Credere 1969) e un brano grandi firme (la regista Lina Wertmuller e il compositore e direttore d’orchestra milanese Bruno Canfora) “Mi sei scoppiato dentro al cuore” che ebbe una fortuna discreta nel 1966 e qualcosa in meno nella riproposta di Annalisa nel 2011. Personalmente l’ho trovato il “pezzo” peggiore della serata. A dar voce all’intero programma Vincenzo Capezzuto, gi etoile del balletto italiano, che si esprime con una colata di miele d’acacia, e rinnova i miti dei trovatori (poeti e musici di cultura francese) e dei menestrelli, artisti di corte francesi e inglesi un po’ piu’ “stanziali” dei trovatori. Capezzuto, se si chiudono gli occhi, pu far credere che a cantare sia il profumo di un fiore. Una viola mammola, ad esempio, ma anche un bocciolo di rosa. Elegantissimo, nella persona e nel porgere il canto, ha l’impegno di una perfetta sillabazione e accenta ogni parola facendo di ciascun brano una pittura.
    Il tessuto musicale sul quale canta realizzato dai solisti di Soqquadro Italiano che utilizzano anche strumenti d’epoca, e sviluppano le tematiche sonore fino a farle combaciare con una credibilissima proposta jazz, compreso l’intelligente piacere dell’improvvisazione che fu sicuramente uno dei punti di forza dei musici e dei cantanti del Barocco.
    Tirando le somme credo che l’applauso finale, meritatissimo, avesse questo significato:”W la Civilt”.
    Ma se questa la civilt – e ne sono convinto – che cos’ quella che a pochi chilometri da Ravenna stava riempiendo le discoteche e lo avrebbe continuato a fare fino alle prime luci dell’alba?

    Daniele Rubboli

  6. Il dialetto romagnolo declinato da Vince Vallicelli sotto la luna del blues
    Vince Vallicelli, eclettico percussionista nato a Forl nel 1951, attratto dai ritmi del mondo, presente spesso in radio e tv, il 28 giugno ha solcato con la sua band territori musicali eterogenei impugnando larma vincente del dialetto romagnolo con cui ha intrapreso una sorprendente avventura dimostrando che fra la sua musica e questo idioma c feeling. Il progetto Cmun cn sta la lna (Come un cane sotto la luna) si sviluppato in compagnia di uno strepitoso ensemble di musicisti di varia estrazione affiancati dallOrchestra Sinfonica Bruno Maderna che ha impresso ai brani, specie quelli malinconici e nostalgici, una straordinaria espansione melodica. Gi era uno spettacolo vedere cotanta schiera di musicisti sul palco del Teatro Alighieri (il tempo era incerto), da una parte gli archi della compagine classica, dallaltra il popoloso gruppo dei blues-man e, a fare da liason fra due mondi apparentemente distanti, unarpa celtica. Lonnipresente Vallicelli si avvicendato alla intensa cantante di Fado Elisa Ridolfi e a un ensemble vocale di strepitosi solisti, districandosi fra atmosfere degradanti dal jazz al blues, dal rock al heavy-metal, in un clima post-moderno dove si esprimono tante tendenze non codificabili. Una constatazione: il dialetto romagnolo si sposa bene sia con i brani allegri dai ritmi indiavolati, sia con quelli tristi declinati in chiave melodica. Parlare di dialetto romagnolo evoca inevitabilmente il recentemente scomparso poeta, pittore e uomo di spettacolo Tonino Guerra , omaggiato in apertura di serata da Vince con la poesia E zriz (Il ciliegio) con cui ha reso omaggio alla vedova russa, presentata da Cristina Mazzavillani Muti. Attratto da linguaggi musicali e culturali diversi, audace per indole, con il dialetto Vallicelli tornato agli inizi degli anni 70, quando lavorava con il M Secondo Casadei. Ho usufruito dichiara Vallicelli di collaborazioni preziose, prima fra tutte quella con Claudio Molinari, che ha scritto tutti i testi, adattando anche due canzoni di un amico, scomparso troppo presto, Alberto Solfrini: lo consideravo il Paolo Conte forlivese. La collaborazione, poi, dellOrchestra Maderna stato il coronamento di un sogno e un ritorno alle radici, quando frequentavo il Conservatorio Gioachino Rossini di Pesaro. La carriera di Vallicelli lunghissima e costellata di successi. Nel 1972 incise a Trident Studios di Londra lalbum Uno che segn una svolta di carriera, poi risult a furor di pubblico il miglior batterista blues italiano nel sondaggio di bluesandblues.it e infine la partecipazione al Dubai International Jazz Festival. Il recupero del dialetto a cui pervenuto ultimamente stato quasi un passaggio naturale per il prestigiatore musicale Vince che, oltre a cantare sfoderando una voce fuori dagli schemi capace di grande espressivit, ha fatto percussioni con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, compresa una colonna del Teatro Alighieri, estraendo dal cilindro anche due misteriosi strumenti di legno dai cristallini suoni acquatici o un indumento metallico da indossare, a met fra il grembiale e la corazza, ad alta intensit percussiva suonato con cucchiai. Tutto ci mentre inanellava, una dietro laltra, le canzoni di Cmun cn sta la lnache raccontano la quotidianit di un uomo qualunque confuso fra le seduzioni di un mondo solo apparentemente facile e pieno di risorse e il desiderio di libert, come un cane che ulula alla luna in un ecosistema fatto di suggestioni e di suoni senza confine.

    A.Tartagni 29.06.13

  7. SECONDO CASADEI AL CENTRO DELLA ROMAGNA IN UNA SERATA IN CUI SI INTRECCIA LA STORIA DI UNA REGIONE CON QUELLA DEI SINGOLI.

    Mio zio Giuseppe detto Pippo era un fattore agricolo. Si era diplomato all Istituto Agrario di Cesena, unico in famiglia, perch la salute non gli permetteva d lavorare nei campi, poi si era trasferito nel veneto per curare come fattore le tenute di una famiglia ravennate sposando una ragazza del posto. Che centra questo con il mega-concerto Secondo a nessuno del 27 giugno al Pala De Andr dedicato a Secondo Casadei? Ci arrivo. Quando lo zio tornava a Ravenna, una o due volte allanno, cercava nel raggio di 50 Km un concerto di Secondo Casadei per ritrovarsi nelle canzoni e nei ballabili del mitico cantore della Romagna, infaticabile protagonista di serate, innovatore della tradizione romagnola che ben conosceva avendo militato nellorchestra del figlio di Carlo Brighi (Zacln) e portatore dei valori fondanti la Romagna perfettamente riconoscibili nella sua musica. Il mega-concerto Secondo a nessuno si aperto con unorchestrina di sei elementi, simile a quella che lo lanci nel lontano 1928 ed continuato con lallargamento allintera Orchestra Grande Evento, poi allOrchestra Giovanile Cherubini diretta da Giorgio Babbini, con incursioni in chiave jazz di formidabili musicisti come Gianluigi Trovesi, clarinettista e Gianni Coscia, fisarmonicista, maturi discoli irriverenti che inventano continuamente lo strumento, e con leclettico fisarmonicista Simone Zanchini che in pochi minuti, senza staccarsi dalla sedia, ha attraversato il Mississippi, ha scandagliato New Orleans e, transvolato loceano, si fiondato nel jazz-manouche parigino, virando poi verso panorami cosmici ed elegiache esplorazioni di cattedrali in chiave dorgano. Potenza della musica. Non c atmosfera, paesaggio, sensazione che non si possa creare con il suono. Chi ha frettolosamente accantonato il liscio come un fenomeno popolare secondario, si dovuto ricredere. I brani di Casadei, negli arrangiamenti di Giorgio Babbini che ha diretto lOrchestra Giovanile Cherubini, non sono secondi a nessuno, neanche a quelli del mitico Strauss e sono risultati compatibili con il sinfonismo di una grande orchestra. San Marino Good-bye sar pure una canzone cartolina, di quelle per acchiappare i turisti, ma che genialata miscelare amore, paesaggio e un motivo orecchiabile che lega indissolubilmente un luogo a un ricordo. Lha cantata con stentorea voce tenorile Mauro Ferrara, guardando con occhio da navigato latin-lover romagnolo la giovane cantante Anna Maria Allegretti, strepitosa in lungo turchese. E che dire della magia delle coppie di ballerini che silenziosamente, come evocati dalla mente, hanno raggiungo il fondo della platea mettendosi a roteare come trottole silenziose sincronizzate? Cerano davvero o le abbiamo immaginate, suggestionati dalla musica da ballo? Laffabulatore Moreno Conficconi detto il Biondo un fior di musicista il cui clarinetto in do non sfigurerebbe in nessuna orchestra, Fiorenzo Tassinari, simpatico performista del sax mib, non da meno e Vince Vallicelli con le sue percussioni cattura e fa suo il ritmo di ogni cosa vivente. Casadei, nella sua scrittura musicale, dava speciale rilievo a clarinetto e sax, strategici per il liscio, eppure il fisarmonicista Walter Giannarelli ha fatto di Tramonto unautentica poesia, facendo emergere laspetto lirico e crepuscolare di Secondo in cui trapelava talvolta una vena di tristezza, tanta nostalgia e la sacralit degli affetti familiari (dedic Dolore alla morte del padre e Gianpiero al figlio) in cui ognuno si pu ritrovare, come nella canzone Verso casa mia dove il senso di appartenenza al territorio e al proprio focolare alle stelle. Ci ha lasciato uneredit di 1078 canzoni, di cui 479 registrate S.I.A.E. Nato nel 1906 a S.Angelo di Gatteo, fatalmente attratto dal violino fin ragazzino, abbandon presto il mestiere del padre per inseguire la Musica, superando qualsiasi ostacolo si frapponesse fra lui e i suoi sogni. Spos Maria, la prima donna che gli incendi davvero il cuore e fu un vagabondo per mestiere sempre felice di rientrare a casa. La figlia Riccarda, nutrita dalla sua musica e dal suo affetto, spalleggiata da Cristina Mazzavillani Muti, si adopera per valorizzare un protagonista della musica la cui carriera, nel cinquantennio dal 1921 al 1971, si intrecciata con la storia dItalia, il ventennio fascista, la guerra, la ricostruzione e la trasformazione della Romagna da agricola in industriale che ha portato enormi cambiamenti nella vita dei singoli. Casadei viveva per il pubblico, lo testimonia la sua musica. Dal palco del Pala de Andr, per la prima volta posto al centro della Romagna, uscito un flusso di energia continua segnato da lunghi incantamenti, da parentesi animate e da suggestioni estemporanee in unemozione condivisa fra artisti e pubblico che era insieme coscienza del passato, rielaborazione e ripensamento, perch questa musica, per alcuni mai dimenticata, per altri riscoperta, ci rispecchia, ci rappresenta, la nostra identit. La celeberrima Romagna Mia, canzone che Radiocapodistria, quando lItalia era un villaggio globale stretto intorno alla radio, trasmetteva almeno una volta al giorno su richiesta, sempre la chiave per aprire il cuore del romagnolo e svelarne i valori irrinunciabili: il culto del passato, lamore per la terra, la casa, la famiglia, valori un posbiaditi nella confusione degli ultimi decenni ma non spenti, che sono rimbalzati chiarissimi dalla voce dei coristi dellIstituto Agrario Perdisa di Ravenna diretti da Catia Gori per allargarsi allintero pubblico. Questo concerto, che rischiava di apparire un confuso calderone, stato invece una geniale rilettura e un rilancio che ci ha fatto ripensare al nostro essere romagnoli in una realt in mutazione e con un futuro tutto da costruire. La musica non un fenomeno marginale, arriva allanima e dunque pu cambiare luomo anche nelle sue relazioni, nellapproccio sociale. Tanti anziani, alla fine del concerto, avevano gli occhi lucidi per questa imprevista botta di vita avuta in regalo da Casadei e dal Ravenna Festival 2013. Di certo mio zio Pippo, se fosse ancora fra noi, avrebbe fatto pi dei 50 Km canonici, sarebbe calato apposta dal veneto con la moglie romagnolizzata per goderselo !

    A.TARTAGNI 28.06.2013

  8. QUANDO LELOGIO DELLA FOLLIA DIVENTA ELOGIO DELLA DANZA

    LElogio della Follia il saggio scritto da Erasmo da Rotterdam nel 1509, pubblicato nel 1511 e ripubblicato due volte durante la vita del suo autore dove la follia si personifica, raccontandosi in prima persona e lasciando intendere la sua natura divina, essendo figlia di Plutos e della Giovinezza e allevata dallignoranza e dallubriachezza. Fra i suoi fedele compagni ci sono Philautia (Vanit), Kolakia (Adulazione), Lethe (Dimenticanza), Misoponia (Accidia), Hedone (Piacere), Anoia (Demenza), Trypbe (Licenziosit), Komos (Intemperanza) ed Eegretoso Hypnos (sonno mortale). Portatrice di allegria e spensieratezza, il linguaggio diretto ne rivela la natura schietta che pu rendere felice lessere umano. La follia sta nelluomo fin dalla nascita e gli consente di vivere anche la vecchiaia che diversamente, se possedesse solo la saggezza, verrebbe evitata. Sul binomio saggezza-follia costruita linvenzione coreografica di Simona Bertozzi contestualizzata nel paesaggio sonoro dellopera di Corelli e di altri autori coevi come Alessandro Scarlatti, Francesco Maria Veracini e Bernardo Pasquini che hanno lavorato sulla follia riferendosi per a un tema di danza, chiamato appunto La Follia, molto diffuso in epoca barocca. In questo affresco musicale a tema, Arcangelo Corelli, compositore di Fusignano morto esattamente 300 anni fa lha fatta da padrone, ritagliandosi lapertura, la chiusura e la parte centrale e sostanzialmente dominando la scena musicale. Il pretestuoso collegamente fra la follia-danza e la follia-saggio di Erasmo da Rotterdam, ha prodotto tuttavia effetto originali e interessanti. La coreografa Simona Bertozzi e gli interpreti Manfredi Perego, Sara Dal Corso, Andrea Sassoli hanno vissuto la follia con profondo coinvolgimento in ogni fibra del corpo, tralasciando qualsiasi orpello decorativo, in pantaloncini e maglietta, lasciando ai movimenti nervosi di tradurre in azione i contenuti veicolati dalla musica ed espressi con ostinazione e fragilit, con rigore e trasfigurazione, con linearit e frammentazione. Quattro diverse personalit si sono tradotte in danze diverse, orientata verso movenze pi schematiche, quella di Bertozzi e Perego, pi morbide e classicheggianti quelle di Sara del Corso e Andrea Sassoli. Sul fronte strumentale, lEnsemble Delfico formato da Andrea Vassalle, violino barocco, Federica Bianchi, clavicembalo, Valeria Brunelli, violoncello barocco e Flora Papadopoulos, arpa doppia, stato allaltezza del ruolo, incastonandosi come una perfetta icona barocca dentro labside del Teatro Rasi che, come tutti sanno, prima di diventare teatro era una chiesa. Un plauso davvero speciale va ad Antonio Rinaldi per il progetto luci e scene. Lilluminazione dellabside, con effluvi colorati distribuiti armonicamente a potenziare il contrasto fra la cornice e linterno, ha valorizzato enormemente il contesto enfatizzando la bellezza intrinseca del contenitore, ancora pi evidente se rapportato allo spurio contorno con cordame e attrezzature di scena in bella vista, senza la minima parvenza di drappeggi o quinte. Mai visto labside del Rasi cos bello! Pi che un valore aggiunto, stato un punto forza dello spettacolo che non poteva trovare una cornice migliore: gli strumenti in euritmica composizione nellabside (larpista sembrava estrapolata da un quadro depoca), i danzatori sul palcoscenico vuoto, quasi a enfatizzare anche visivamente la dialettica fra gli opposti follia-saggezza da cui germogliata lidea di questo spettacolo.

    A.Tartagni 15.06.2013

  9. Musica, danze e riti millenari: sette giorni di Tibet a Ravenna

    Sette giorni in Tibet , coniato da un celebre film, il tempo che i lama tibetani del Monastero Drepung Loseling hanno dedicato a Ravenna, sufficiente per fare e disfare un mandala, termine sancrito che significa il centro e quel che c attorno. La sua forma sferica evoca in realt non il mondo geografico ma quello interiore, un richiamo agli archetipi, segni e cifrari subliminali che un pilastro della psicologia come Carl Gustav Jung studi a lungo. La pratica si richiama alle origini del Buddhismo tantrico indiano risalente a pi di 20.000 anni fa e il suo scopo far fluire armonia e benessere fra i viventi. I lama infatti sono convinti che la nostra epoca ne abbia particolarmente bisogno e come dar loro torto in questo momento in cui pare che tutti i nodi del capitalismo occidentale siano venuti al pettine. Il mandala fatto a Ravenna e dedicato ai 77 anni del Dalai Lama un rito paziente che si traduce nella creazione di unicona circolare decorata di sabbie colorate dai simbolici e squillanti colori, ma la ritualit con cui preparato, fabbricato e consacrato ne fa qualcosa di assai pi prezioso di unopera darte, un atto di fede speso per la purificazione e guarigione del mondo in cui niente casuale e tutto rimanda a significati mistici.

    Per la gioia dei non-viaggiatori, il Tibet arrivato a Ravenna con i suoi canti, le sue danze, le sue cerimonie mai disgiunte dalle pratiche religiose, accolti nei pi antichi e prestigiosi scenari della citt, dalla Biblioteca Classense che ha ospitato la cerimonia del mandala al fantastico scenario notturno dei giardini di San Vitale con un lato maestoso della basilica sullo sfondo, ai lati il Museo Nazionale e il Mausoleo di Galla Placidia e alberi secolari animati da inquilini canori che hanno ampliato la musicalit dellinsieme. Il 5 luglio nel tripudio cromatico dei costumi bicolore e dei cappelli arcuati, sfoderati gli strumenti musicali tipici e le imponenti trombe tibetane, i lama per la prima volta hanno intonato le salmodie con voce gutturale, calda e profonda, mosse da un flusso continuo profondo come il mare. Questi canti maschili di preghiera la monaca Ani Choying Drolma li ha declinati al femminile, avvolgendo il pubblico in un abbraccio irresistibile di armonia e di dolcezza con questa voce che sembra provenire dallanima e invece proviene dal diaframma e non produce sul viso della monaca alcun sommovimento. Unesperienza unica, che ho provato a ripetere a casa ascoltando il suo CD: c la musica, ci sono i canti, ma lincantesimo non si produce per lassenza dellartista e della sua viva voce. E unindicazione a riscoprire la vita nel suo esplicarsi , non attraverso gli strumenti inventati per duplicarla e a riscoprire la magia che sta in ognuno di noi. L8 lugllo gli universi sonori di Stephan Micus, vocalist e polistrumentista viaggiatore alla ricerca di suoni nuovi ancorati allantico , hanno evocato i paesaggi della spiritualit tibetana. .due elementi nella mia musica: lamore per le forti emozioni della vita e la dimensione delleterno e dellirraggiungibile. Ho capito cos che il perfetto equilibrio di questi fattori avrebbe dato allascoltatore la sensazione di essere Altrove ha dichiarato Micus e il suo altrove si miscelato con la sofisticata alterit dellarchitettura bizantina nella placida notte estiva. Non potevano mancare i balli, espressione fondamentale della cultura e del misticismo tibetano: Il 9 luglio al Teatro Alighieri nove quadri evocanti pratiche rituali della tradizione hanno ripetuto lauspicio della guarigione del mondo. Altra serata magica quella del 10 luglio ai giardini di S.Vitale dove il canto liturgico gregoriano dei Media/Etatis Sodalicium diretto da Nino Albarosa si sollevato come puro suono disgiunto dalla fisicit dei coristi, seguito dal canto dei lama tibetani, forme di canto distanti ma identicamente innervate dalla fede. A seguire una curiosa sperimentazione dal titolo Tibetan Monks Inside Electronics: le salmodie dei lama sono state trattate elettronicamente in una performance che ha visto protagonisti il trombettista Markus Stockausen, figlio del noto compositore, e Fabio Mina, giovane flautista riminese dedito alla sperimentazione e allo studio dei legami tra musica, suono e relative radici spirituali, che hanno colorato la notte di suoni contemporanei e arcani al tempo stesso. Raga Verde, incontro tra il canto dhrupad e il canto gregoriano, In scena Amelia Cuni (voce, tampura, campane, mirliton), Maria Jonas (voce, campane, shruti box), Werner Durand (strumenti a fiato originali, design sonoro).
    Ma la parentesi ravennate finita davvero con la cerimonia di distruzione del mandala del 11 luglio. Le parole del cerimoniere rivolte al Ravenna Festival, alla citt e alle sue autorit, il richiamo ai valori fondanti come la benevolenza, la comprensione, il perdono, la tolleranza, i canti e i suoni di preghiera hanno preparato lo spirito per il momento cruciale quando, gettato un bocciolo fiorito al centro del mandala, iniziata lopera di distruzione dapprima con movimenti geometrici, quindi con moti ondulatori e loriginaria icona decorata diventata una sorta di opera informale dove colore e materia (le sabbie colorate) si sono miscelate. Il processo durato circa unora, ma la tensione non mai calata, accompagnata da un fortissimo senso dellattesa durante la preparazione spirituale con i canti religiosi. E una cerimonia che appartiene a una cultura lontana, a una fede diversa dalla nostra, eppure incute rispetto per lintensit con cui vengono ripetuti riti millenari e genera ammirazione per questa capacit di unire il fare (la lunga e complessa pratica di costruzione) alla preghiera che rimanda allora et labora dellordine di S.Benedetto. I cento presenti, che avevano fatto ore di attesa per accedere al luogo della cerimonia, hanno avuto in dono una piccola porzione di sabbie: gli altri hanno seguito levento nel chiosco su grande schermo godendo comunque della partecipazione condivisa a un evento irripetibile. Le sabbie restanti sono state poi gettate nel mare da dove si congiungeranno alloceano disperdendosi insieme alle loro energie positive, ma di certo questo evento lascer una traccia durevole in questa citt. Assai pi del concerto delle Fraternit diretto da Riccardo Muti, dove le voci dei monaci tibetani si sono mischiate a quelle dei tanti cori presenti al Pala De Andr e forse si salvata soltanto lincantevole unicit della monaca Ani Choying Drolma.
    A.Tartagni 12.07.2012

  10. I CHICAGO CHILDRENS CHOIR: UNA CONFERMA E UNA SPERANZA PER LA MUSICA.

    Che spettacolo il 22 giugno al Pala De Andr i coristi multietnici del Chicago Childrens Choir, una delle formazioni giovanili pi famose del mondo, schierati sul palco pronti a trasmettere al pubblico il proprio incontenibile entusiasmo canoro e che emozione ascoltare in buon italiano con qualche inflessione americana alcune arie-simbolo della nostra cultura, Bella ciao modulata con una struggente malinconia mai sentita prima seguita dallInno di Mameli e dal V pensiero di Verdi. I Chicago Choir hanno acquisito questi nostri di libert fra i Songs of freedom che portano in giro per il mondo. Il loro repertorio ha spaziato da My Souls Been Anchored in the Lord a songs immortali come Hallelujah di Leonard Coen e God Bless the Child di Billy Holiday e Arthur Herzog, canti jazz e tradizionali africani e orientali con tributo finale a Michael Jackson. Il coro fu fondato nel 1956 dal reverendo Christopher Moore per coinvolgere ragazzi dei pi diversi strati sociali e culturali e accompagnarli in una crescita armonica a suon di musica. Attualmente accoglie 3000 giovani dagli 8 ai 18 anni, suddivisi nei cori scolastici di cinquanta istituti in otto quartieri di Chicago. A Ravenna sono arrivati oltre cinquanta elementi selezionati e diretti autorevolmente dalla incantevole maestra Josephine Lee. Professionali, disinvolti, padroni del palcoscenico, i pi bravi vocalist mostrano in brevi assolo le singole eccellenze per rientrare subito nel coro pi armonizzato del mondo. Anche a Ravenna sta nascendo qualcosa di simile: il coro Libere note della scuola primaria Mordani diretto da Katia Gori ed Elisabetta Agostini che ha proposto brani di repertorio per poi unirsi al Chicago Childrens Choir nellesecuzione di I Need You To Survive sulla scena coreografata da Judy Hanson con John Goodwins al pianoforte. Unesperienza memorabile per i nostri ragazzi, assai pi formativa di tante ore sui libri di testo ! Ma la prodigiosa energia del coro doltreoceano domenica si allargata anche alla rassegna In templo domini nella Basilica di San Francesco, quando ha accompagnato la liturgia con i canti tradizionali afro-americani della fede, come A Prayin Spirit di Elbernita Twinkie Clark, Total Praie di Richard Smallwood, The Battle of Jericho, ripetuta alla fine e la canzone sudafricana zulu Iidonga zaJericho accompagnati dalle tastiere: una chiesa gremita per una messa del tutto inedita. Infine luned 25 giugno il coro di Chicago ha condiviso il suggestivo scenario musivo della Basilica di SantApollinare in Classe (ore 21) con Orchestra Giovanile Cherubini e il M Pietro Borgonovo sul podio. In programma un intrigante accostamento fra la Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 composta dopo il diciottesimo compleanno da Franz Schubert e Chichester Psalms di Leonard Bernstein per contralto, coro e orchestra affidata nella parte solistica alla voce del controtenore Antonio Giovannini. Al romanticismo introverso del compositore europeo ottocentesco fa da contraltare lestetica compositiva religiosa ricca di elementi multiculturali del compositore novecentesco americano: nessun problema per i Chicago, coro poliedrico dallo stile inconfondibile. Ogni corista, a prescindere dalle proprie origini e collocazione sociale, ha alle spalle una scuola che gli ha permesso di non sentirsi nessuno e di entrare a far parte di un progetto condiviso. Anche il metodo Abreu in Venezuela si mosso su questa strada alcuni decenni fa rendendo la musica accessibile a tutti. LItalia sta muovendosi adesso, con grande ritardo, grazie a un manipolo di motivati docenti. E ora che la politica smetta di misurare soltanto il costo immediato e valuti la ricaduta positiva sulla vita dei singoli, sulle famiglie e sulla collettivit. La musica pu strappare i giovani al disagio, allincomunicabilit e alla droga e dare a loro straordinarie motivazioni. I visi sereni e multicolore dei Chicago Childrens Choir, protagonisti di un prodigioso scambio culturale in questo Festival, gi in partenza per Castiglione del Lago e per un concerto per i terremotati dellE.Romagna, dimostrano che con la musica si pu costruire un futuro migliore.
    A.Tartagni 26.06.2012

  11. EDWARD SHARPE & THE MAGNETIC ZEROS COME UN SET DI NASHVILLE ALLA ROCCA BRANCALEONE

    La serata conclusiva di Weird Tales del 11.07.2012, rassegna del Ravenna Festival rivolta ai giovani, ha portato una ventata musicale di grande ricchezza armonica e ritmica, musicisti eccelsi, belle canzoni e unottima illuminazione che ha reso il palco una sorta di teatro musicale elettrizzante. Sembrava un set del mitico film Nashville di Altman. Undici talentuosi musicisti del gruppo indie-rock diventato famoso nel 2009 con lalbum Up from Below hanno strappato il meglio dai loro strumenti classici, violino, tromba, contrabbasso, fisarmonica e dalla strumentazione elettrica ed elettronica. Cappelli da cow-boy, abbigliamento casual, vestito di bianco Edward Sharpe che incanta sia nelle canzoni melodiche che nel rock scatenato, mobilissimo in scena e fuori, verso il finale sceso fra il pubblico scatenando i gridolini estatici delle ragazze. Qualcuno obietta che non c nulla di nuovo in questa musica e in effetti la sensazione di gi sentito affiora spesso, ma se permettete sempre una gran bella musica da sorseggiare e da buttare gi tutta dun fiato lasciandosi andare alla voglia di ballare. La ricerca del nuovo a tutti i costi spesso porta lartista su terreni aridi dove non lo segue nessuno. La musica di Sharpe comunicazione pura, relazione con il pubblico. Lartista sembra consapevole di esistere in funzione del pubblico e sembra entusiasta di condividere i suoi valori musicali. Oggi si dominati dalla sensazione che tutto sia gi stato fatto e allora si rivisita, pi o meno inconsapevolmente, il passato, quello lontano degli anni 60 e 70 e quello pi recente. Nello stile che rimanda a Parliament, Polyphonic Spree, Bob Marley e Incredible String Band, sono emerse tracce di country americano, musica irlandese e multietnica, uno spaccato di America nata dalla mescolanza di tante culture compresa quella europea proposto in maniera innovativa, divertente e irresistibile. Pienone con sedie tutte occupate alla Rocca Brancaleone fino allingresso degli artisti, poi, alle prime note, tutti in piedi davanti intorno al palco e nei corridoi a farsi trascinare dalla musica non adatta a sedentari, depressi e meditativi, senza diavolerie elettroniche e senza sovrastrutture concettuali, solo buona musica prodotta da virtuosi musicisti come rivelano gli strepitosi assolo finali, prima dellultima immersione in quellatmosfera incandescente di folk-rock psichedelico che non ha lasciato nessuno indifferente.
    A.Tartagni 12.07.2012

  12. La musica popolare chiude con tre energizzanti serate il Ravenna Festival 2012

    Ha chiuso il Ravenna Festival 2012 con la tre giorni del 13,14 e 15 luglio, dedicati alla musica popolare ovvero i caratteri, i sentimenti, la cultura di unarea geografica in un clima di festa campestre vissuta nello scenario incomparabile di Palazzo S.Giacomo di Russi, maestosa architettura sorta a fine 1600 sulle rovine di un antico castello che si erge a sorpresa nel cuore della campagna romagnola: un provvidenziale ritorno alle origini dopo avere toccato le vette della classicit musicale europea e avere contemplato fenomeni musicali e culturali provenienti da ogni parte del mondo. Ha aperto la Kermesse lo spettacolo Vola, vola, vola a cui ha assistito una folla enorme richiamata da Francesco De Gregori, mito indiscusso della musica italiana in coppia con Ambrogio Sparagna, polistrumentista e ambasciatore di musica folk e poesia popolare, un sodalizio nato nel 1995 con la via dei Romei che vedeva De Gregori nel ruolo di cantastorie. Con loro lOrchestra Popolare Italiana dellAuditorium di Roma fondata nel 2007 dallo stesso Sparagna, un manipolo di talentuosi polistrumentisti e il coro Amarcanto. Lallusione al viaggio era contenuta nellincipit, una selezione di terzine tratte dalla Divina Commedia, musicate e tradotte in grico. Il principe Francesco De Gregori, dinoccolato, elegante e pi esuberante del solito, ha rivisitato con strumenti della tradizione popolare come zampogne, chitarre battenti, organetti, ghironde e tamburelli canzoni come La ragazza e la miniera, il capolavoro La donna cannone, Terra e acqua, Viva lItalia (1979), San Lorenzo da Titanic (1982), Ipercarmela da Bufalo Bill (1976). Sparagna in perpetuo moto tarantolato ha proposto Agapimu , Vorrei ballare e tante altre. Un dialogo che ha visto spesso sul palco entrambi i protagonisti, a condividere le reciproche canzoni con laria di divertirsi un mondo sul palco inondato di luci caleidoscopiche. Ragazzi, che gioiosit, che ritmo, che energia nelle arcaiche sonorit riesumate per loccasione: stata davvero una festa con uno spazio extra per il Coro delle mondine di Medicina, reduci dal concerto del primo maggio in Quirinale di fronte al Presidente della Repubblica, che hanno rispolverato tratti di storia sociale vissuta in prima persona mentre il gruppo ravennate Lavorare stanca composto da Gigi Tartaull voce e chitarra, Valentina Campajola voce e violino, Raimondo Raimondi chitarra e mandolino e Luca Vassura fisarmonica ha egregiamente riempito lattesa del concerto, proponendo brani collegati alle lotte operaie e contadine che raccontano la storia collettiva. Sabato lo scenario si complicato nella miscellanea di canti e percussioni di Salento e Africa, luoghi depositari di tradizioni millenarie. Al centro della scena la salentina Officina Zoe, Baba Sissoko e Mamani Keita (Mali), Sourakhata Dioubate (Guinea) come da progetto N.A.T. (Network for African Talents) del programma di sostegno europeo ad Africa, Caraibi e Pacifico. Si creato un parallelo fra le voci dei griot che portano le notizie nei villaggi sperduti della savana e i canti di lavoro delle donne salentine che scandiscono il duro lavoro nei campi. Mentre i tamburi africani alludevano alle cerimonie tribali e a primitivi canali di comunicazione, il tamburello salentino accompagnava le danze delle donne morsicate dalla taranta rievocando gli antichi riti dionisiaci. Se la pizzica-pizzica di Officina Zo, tra i pi importanti gruppi pugliesi, stata davvero irresistibile nellesecuzione di Cinzia Marzo (voce, flauti, tamburello), Donatello Pisanello (organetti diatonici, chitarra, mandola), Lamberto Probo (tamburello, tamborra, percussioni salentine varie), Silvia Gallone (tamburello, voce), Giorgio Doveri (violino, mandola), Luigi Panico (chitarra, mandola, armonica a bocca), gli africani non sono stati da meno; dalla cantante maliana Mamani Keita a Sourakhata Dioubate, musicista originario della Guinea, virtuoso delle percussioni djemb, impareggiabile con tamburi bassi come sangban, doundunb e kenkeni tradizionali dellAfrica sub-sahariana: una serata che ha messo a confronto due culture rivelando pi di una affinit. Infine la serata conclusiva Black is beautiful dedicata alla musica sub-sahariana , protagoniste due giovani talentuose cantanti africane, Kareyce Fotso e Dobet Gnahor, introdotte da una performance di Aly Keta al balafon, antenato dello xilofono e della marimba, uno strumento che ne evoca tanti altri e ha una capacit timbrica, oltre che ritmica, straordinaria. Kareyce Fotso, accompagnandosi con la chitarra, ha proposto canzoni intriganti, dimostrando di padroneggiare anche strumenti tradizionali quali la sanza e il tamburo parlante: una performance assai ricca sul fronte timbrico e inarrivabile quanto al ritmo che sembra davvero una dote innata di chi nasce nel continento nero. La cantante, danzatrice e percussionista della Costa dAvorio Dobet Valriie Gnahor, ha conquistato tutti, unartista davvero completa di grande presenza scenica e notevole comunicativa, proponendo sue composizioni in varie lingue africane (Bet, Fon, Wolof, Malink, Mina, Bambara) oltre che in francese e inglese. Certo le parole si sono perse nella notte stellata, ma non la sonorit inedita e il ritmo scatenato, i suoi movimenti di danza sinuosi e dinamici (come riusciva a cantare e a ballare contemporameneamente?), le percussioni a volte lievi come un sospiro, a volte esasperate come un battito cardiaco accelerato. Unaltra serata indimenticabile di sapore, pi che Black, internazionale, musica dal e del mondo da relegare in un angolo della memoria fra le proposte pi interessanti di questo Festival.
    A.Tartagni 20.07.2012

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