Lady Macbeth nel distretto di Minsk Katerina Izmailova

Posted by on April 29, 2020

Italian version XXIII Festival dei Due Mondi Spoleto Regia Liviu Ciulei Conductor Christian Badea  Nancy Henninger, Kari Nurmela, Jacque Trussel e Carlo Tuand  Regia Tv Fernanda Turvani 2006  Teatro Comunale Firenze  Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino  direttore James Conlon  Jeanne-Michelle Charbonnet Katerina Izmajlova Vladimir Vaneev  Boris  Regia di Lev Dodin  Regia Tv Andrea

Italian version

XXIII Festival dei Due Mondi Spoleto

Regia Liviu Ciulei

Conductor Christian Badea

 Nancy Henninger, Kari Nurmela, Jacque Trussel e Carlo Tuand

 Regia Tv Fernanda Turvani

2006  Teatro Comunale Firenze

 Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

 direttore James Conlon

 Jeanne-Michelle Charbonnet Katerina Izmajlova
Vladimir Vaneev  Boris

 Regia di Lev Dodin

 Regia Tv Andrea Bevilacqua

12 November 2016

Conductor
Tugan Sokhiev

Boris Timofeyevich Izmailov, a merchant
Taras Shtonda

Zinoviy Borisovich Izmailov, his son
Marat Gali

Katerina Lvovna Izmailova, wife of Zinovy Borisovich
Nadja Michael

Sergei, a labourer at the Izmailovs’
John Daszak

Aksinya, a labourer at the Izmailovs’
Oxana Gorchakovskaya

Shabby peasant
Roman Muravitsky

Steward
Vladimir Komovich

Porter
Alexander Korotky

First labourer
Yuri Markelov

Second labourer

Mill-hand
Goderdzi Janelidze

Coachman

Priest
Stanislav Trofimov

Drunken guest
Yuri Markelov

Seargeant
Nikolai Kazansky

Local nihilist
Stanislav Mostovoy

Policeman
Vladimir Komovich

Old convict
Alexander Naumenko

Sonyetka, a woman convict
Svetlana Shilova

Woman convict
Irina Rubtsova

Officer
Goderdzi Janelidze

Sentry
Alexander Korotky

1 thought on “Lady Macbeth nel distretto di Minsk Katerina Izmailova

  1. LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MCENSK: A BOLOGNA IL CAPOLAVORO SCANDALOSO DI SHOSTAKOVICH

    E’ un vero pugno nello stomaco la “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Shostakovich. Annoverabile fra i pi grandi capolavori del ‘900 operistico, la seconda opera del compositore russo, tratta da un racconto di Leskov, un’implacabile, opprimente tragedia, che sa essere anche “satirica” (parola usata dall’autore stesso) o, meglio, grottesca. Il senso del grottesco, infatti, mi pare pervadere l’intera opera, compenetrandosi coi recessi della pi tenebrosa lussuria e con l’ineluttabile tragedia. Come noto l’opera sub una durissima censura: celeberrimo l’articolo sulla “Pravda” nel gennaio 1937, in cui l’autore, probabilmente lo stesso Stalin, denunciava “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” come “inadatta”. Nel 2014, a settant’anni esatti dalla prima rappresentazione, l’opera non dovrebbe essere pi un tab per nessuno: non per la tematica, non per il suo linguaggio musicale (che, fra le altre cose, raffinatissimo e godibilissimo). Purtroppo l’Italia ha un pubblico operistico poco incline a recepire stimoli nuovi, anche quando questi hanno quasi tre quarti di secolo d’et, e cos la Lady Macbeth andata in scena in questo inizio dicembre al Teatro Comunale di Bologna non ha registrato certo il tutto esaurito, ma si rivelata un’esperienza artistica sublime per chi ha assistito alle recite. Nell’ultimo spettacolo della stagione 2014 si infatti potuto assistere ad una prova a dir poco magnifica di Orchestra e Coro (quest’ultimo preparato da Andrea Faidutti). Alla guida dell’Orchestra il Maestro Vladimir Ponkin ha dato vita ad una lettura intensissima dell’opera, ricavando dai musicisti un suono particolarmente teso, di un’energia mozzafiato. Nella sua direzione si coniugavano magistralmente il colore cupo e la vena grottesca impressi da Shostakovich, con un erotismo ora serpeggiante ora esplosivo a costellare l’atmosfera generale. Come detto sopra, anche il Coro stato protagonista di una prova straordinaria. Di buon livello anche la compagnia di canto, che il 10 dicembre vedeva sfilare un secondo cast di ottimo valore. Nel ruolo protagonista Svetlana Sozdateleva dimostrava un timbro di bel colore, evidenziando per alcuni problemi di intonazione: nel registro acuto alcune note erano prese calanti, e corrette solo in un secondo momento. L’amante Sergej, interpretato da Ilya Govzich, puntava tutto sul volume, sonorissimo, e su un registro acuto davvero saldo, forse a scapito di un fraseggio non del tutto a fuoco ma comunque interessante. Ottimo il Boris di Dmitry Skorikov, diabolico e inquietante suocero-carceriere, con un buon registro medio-grave. Eccellenti il prete (Stanislav Shvets), il poliziotto (Alexandr Miminoshvili), Sonetka (Ksenia Vyaznikova), il contadino (Nikhail Seryshev) e il marito Zinovij (Dmitry Ponomarev). Unico punto debole dell’allestimento (che, ricordo, proviene in toto dal Teatro Helikon di Mosca) era la parte scenica, affidata a Dmitry Bertman (assistente alla regia Ilja Iljin): la vicenda veniva ricondotta nell’alveo della pazzia, o comunque collocata in un ambito pi mentale che reale. Io credo, invece, che il destino di Katerina L’vovna Izmailova sia concreto e tangibile: il motore della tragedia la depressione di Katerina. Depressione autocosciente e non folle, incontrollabile e disperata. Al di l del concetto registico di fondo, lo spettacolo era comunque assai curato nella recitazione. Al termine, grande e meritato successo per tutti gli artisti coinvolti, tributato da un pubblico galvanizzato dal genio di Shostakovich.

    Michele Donati

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *