Italian version
XXIII Festival dei Due Mondi Spoleto
Regia Liviu Ciulei
Conductor Christian Badea
Nancy Henninger, Kari Nurmela, Jacque Trussel e Carlo Tuand
Regia Tv Fernanda Turvani
2006 Teatro Comunale Firenze
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
direttore James Conlon
Jeanne-Michelle Charbonnet Katerina Izmajlova
Vladimir Vaneev Boris
Regia di Lev Dodin
Regia Tv Andrea Bevilacqua
12 November 2016
Conductor
Tugan Sokhiev
Boris Timofeyevich Izmailov, a merchant
Taras Shtonda
Zinoviy Borisovich Izmailov, his son
Marat Gali
Katerina Lvovna Izmailova, wife of Zinovy Borisovich
Nadja Michael
Sergei, a labourer at the Izmailovs’
John Daszak
Aksinya, a labourer at the Izmailovs’
Oxana Gorchakovskaya
Shabby peasant
Roman Muravitsky
Steward
Vladimir Komovich
Porter
Alexander Korotky
First labourer
Yuri Markelov
Second labourer
Mill-hand
Goderdzi Janelidze
Coachman
Priest
Stanislav Trofimov
Drunken guest
Yuri Markelov
Seargeant
Nikolai Kazansky
Local nihilist
Stanislav Mostovoy
Policeman
Vladimir Komovich
Old convict
Alexander Naumenko
Sonyetka, a woman convict
Svetlana Shilova
Woman convict
Irina Rubtsova
Officer
Goderdzi Janelidze
Sentry
Alexander Korotky
LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MCENSK: A BOLOGNA IL CAPOLAVORO SCANDALOSO DI SHOSTAKOVICH
E’ un vero pugno nello stomaco la “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Shostakovich. Annoverabile fra i pi grandi capolavori del ‘900 operistico, la seconda opera del compositore russo, tratta da un racconto di Leskov, un’implacabile, opprimente tragedia, che sa essere anche “satirica” (parola usata dall’autore stesso) o, meglio, grottesca. Il senso del grottesco, infatti, mi pare pervadere l’intera opera, compenetrandosi coi recessi della pi tenebrosa lussuria e con l’ineluttabile tragedia. Come noto l’opera sub una durissima censura: celeberrimo l’articolo sulla “Pravda” nel gennaio 1937, in cui l’autore, probabilmente lo stesso Stalin, denunciava “Lady Macbeth del distretto di Mcensk” come “inadatta”. Nel 2014, a settant’anni esatti dalla prima rappresentazione, l’opera non dovrebbe essere pi un tab per nessuno: non per la tematica, non per il suo linguaggio musicale (che, fra le altre cose, raffinatissimo e godibilissimo). Purtroppo l’Italia ha un pubblico operistico poco incline a recepire stimoli nuovi, anche quando questi hanno quasi tre quarti di secolo d’et, e cos la Lady Macbeth andata in scena in questo inizio dicembre al Teatro Comunale di Bologna non ha registrato certo il tutto esaurito, ma si rivelata un’esperienza artistica sublime per chi ha assistito alle recite. Nell’ultimo spettacolo della stagione 2014 si infatti potuto assistere ad una prova a dir poco magnifica di Orchestra e Coro (quest’ultimo preparato da Andrea Faidutti). Alla guida dell’Orchestra il Maestro Vladimir Ponkin ha dato vita ad una lettura intensissima dell’opera, ricavando dai musicisti un suono particolarmente teso, di un’energia mozzafiato. Nella sua direzione si coniugavano magistralmente il colore cupo e la vena grottesca impressi da Shostakovich, con un erotismo ora serpeggiante ora esplosivo a costellare l’atmosfera generale. Come detto sopra, anche il Coro stato protagonista di una prova straordinaria. Di buon livello anche la compagnia di canto, che il 10 dicembre vedeva sfilare un secondo cast di ottimo valore. Nel ruolo protagonista Svetlana Sozdateleva dimostrava un timbro di bel colore, evidenziando per alcuni problemi di intonazione: nel registro acuto alcune note erano prese calanti, e corrette solo in un secondo momento. L’amante Sergej, interpretato da Ilya Govzich, puntava tutto sul volume, sonorissimo, e su un registro acuto davvero saldo, forse a scapito di un fraseggio non del tutto a fuoco ma comunque interessante. Ottimo il Boris di Dmitry Skorikov, diabolico e inquietante suocero-carceriere, con un buon registro medio-grave. Eccellenti il prete (Stanislav Shvets), il poliziotto (Alexandr Miminoshvili), Sonetka (Ksenia Vyaznikova), il contadino (Nikhail Seryshev) e il marito Zinovij (Dmitry Ponomarev). Unico punto debole dell’allestimento (che, ricordo, proviene in toto dal Teatro Helikon di Mosca) era la parte scenica, affidata a Dmitry Bertman (assistente alla regia Ilja Iljin): la vicenda veniva ricondotta nell’alveo della pazzia, o comunque collocata in un ambito pi mentale che reale. Io credo, invece, che il destino di Katerina L’vovna Izmailova sia concreto e tangibile: il motore della tragedia la depressione di Katerina. Depressione autocosciente e non folle, incontrollabile e disperata. Al di l del concetto registico di fondo, lo spettacolo era comunque assai curato nella recitazione. Al termine, grande e meritato successo per tutti gli artisti coinvolti, tributato da un pubblico galvanizzato dal genio di Shostakovich.
Michele Donati