Va pensiero

Posted by on July 4, 2020

La stagione dei teatri Teatro delle Albe Saluti da Brescello drammaturgia e regia Marco Martinelli con Luigi Dadina e Gianni Parmiani dal 19 al 29 maggio 2019 da domenica 19 a mercoledì 22 maggio e da lunedì 27 a mercoledì 29 maggio inizio ore 21 – martedì 28 ore 20 Teatro Rasi – Ravenna Spettacolo

La stagione dei teatri

Teatro delle Albe
Saluti da Brescello
drammaturgia e regia Marco Martinelli
con Luigi Dadina e Gianni Parmiani

dal 19 al 29 maggio 2019
da domenica 19 a mercoledì 22 maggio
e da lunedì 27 a mercoledì 29 maggio
inizio ore 21 – martedì 28 ore 20

Teatro Rasi – Ravenna
Spettacolo Oltre l’abbonamento – Prenotazione consigliata

Saluti da Brescello parla di un’Italia che sta cambiando, di una regione che si credeva avere tutti gli “anticorpi”, ma che non è risultata immune dalla corruzione. Le statue di Peppone e Don Camillo in un onirico dialogo notturno raccontano la vicenda realmente accaduta a Donato Ungaro, vigile a Brescello licenziato senza giusta causa per le sue denunce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel paese. Il testo Saluti da Brescello è stato commissionato dal Teatro di Roma a Marco Martinelli per rappresentare l’Emilia-Romagna all’interno del progetto “Ritratto di una Nazione – L’Italia al lavoro”, stagione 2017/2018, curato da Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri, che ha debuttato al Teatro Argentina nel settembre 2017. La replica di martedì 28 inizierà alle 20 e alle 21 avrà luogo l’incontro Cultura contro la mafia!, un “trebbo” sulle difficoltà che si possono incontrare nel fare cultura e informazione palando di mafie in Regione Emilia-Romagna.

Saluti da Brescello può essere considerato l’ideale prologo di Va pensiero, di Martinelli, una creazione corale, ideata e diretta insieme a Ermanna Montanari, che racconta il “pantano” delI’Italia di oggi in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Dopo Pantani e Rumore di acque, Slot Machine e Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, un altro affondo drammaturgico di Martinelli sulla nazione, perché si ritrovi il senso di parole come “democrazia” e “giustizia”.

«Sono partito dalla storia vera di Donato Ungaro – spiega Marco Martinelli. È una storia di lavoro ingiustamente strappato, perché alla fine degli anni ’90 aveva scoperto degli intrallazzi disonesti tra ‘ndrangheta e politica, e di conseguenza fu licenziato dal suo sindaco. Una storia che ci deve far riflettere, perché un certo modo di corruzione tra malavita privata e politica sta da anni salendo al nord e ormai lo vediamo nelle cronache quotidiane. La vicenda mi è piaciuta perché rappresenta anche un segnale di speranza: una volta licenziato, Ungaro porta in tribunale il sindaco e dopo 14 anni, nel 2015, vince la causa, proprio nel momento in cui Brescello diventa il primo comune dell’Emilia-Romagna a venire sciolto per infiltrazione mafiosa».

Sulla scena le statue di Peppone e Don Camillo, quelle che si fronteggiano a grandezza naturale in Piazza Matteotti a Brescello, provincia di Reggio Emilia. Sono lì dal 2001, opera dello scultore Andrea Zangani: Don Camillo sorridente, la chiesa di Santa Maria Nascente alle spalle, tonaca sacerdotale e cappello da parroco in testa, la mano destra alzata in segno di saluto, nella sinistra un libro, probabilmente il suo breviario, Peppone dal lato opposto della piazza, il municipio alle spalle, fazzoletto al collo, la mano destra, che tiene il cappello, alzata in segno di saluto. In Piazza si fronteggiano e si salutano, qui invece sono voltate entrambe verso gli spettatori, e pare che stiano salutando proprio loro. O è un’illusione?

Il testo di Saluti da Brescello è disponibile in edizione integrale sul sito doppiozero.com.

Saluti da Brescello
drammaturgia e regia Marco Martinelli
con Luigi Dadina, Gianni Parmiani
tecnico luci e audio Dennis Masotti
produzione Teatro delle Albe / Ravenna Teatro

martedì 28 maggio – ore 21
Cultura contro la mafia!
Un “trebbo” sulle difficoltà che si possono incontrare nel fare cultura e informazione palando di mafie in Regione Emilia-Romagna.

Saranno presenti Giovanni Rossi (presidente dell’ordine dei giornalisti Emilia-Romagna), Serena Bersani (presidente ASER Emilia-Romagna), Massimo Mezzetti (Assessore regionale alla Cultura, politiche giovanili e politiche per la legalità), Donato Ungaro (giornalista), Marcella Nonni (direzione Ravenna Teatro), Luigi Dadina e Gianni Parmiani (protagonisti dello spettacolo Saluti da Brescello). È previsto un saluto dell’amministrazione comunale.
Modera l’incontro Luca Boccaletti, giornalista, membro del direttivo Aser Emilia-Romagna.

TORINO, 14-17 MARZO 2019

VA PENSIERO: IL CAPOLAVORO DEL TEATRO CIVILE

DI MARCO MARTINELLI e TEATRO DELLE ALBE

All’Astra il lavoro del «drammaturgo corsaro» che denuncia l’infiltrazione mafiosa nella Bassa emiliana e la ribellione di un eroe normale.

E sabato 16 l’incontro con il vero protagonista e con Giancarlo Caselli

Va pensiero è una creazione corale, ideata e diretta da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, che racconta il «pantano» delI’Italia di oggi in relazione alla «speranza» risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Lo spettacolo va in scena per la Stagione TPE da giovedì 14 a domenica 17 marzo 2019 al Teatro Astra.

Va pensiero è al centro della settimana che TPE dedica a Martinelli e al Teatro delle Albe da lunedì 11 a domenica 17 marzo e che comprende anche il progetto di poesia con i ragazzi del Sermig alimentato dai versi di Majakovskij, la presentazione del libro che a Martinelli ha dedicato Dolores Pesce e del suo Aristofane a Scampia che racconta come abbia portato il teatro nei quartieri più difficili del mondo, la proiezione al Cinema Massimo del suo film dedicato ad Aung San Suu Kyi, e ancora reading, seminari, proiezioni alla Mediateca Rai con i preziosi materiali di Rai Teche.

È una creazione corale, ideata e diretta da Martinelli e Montanari, che racconta il «pantano» delI’Italia di oggi in relazione alla «speranza» risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi. Il testo si ispira a un fatto di cronaca: il vigile urbano di una piccola città dell’Emilia Romagna si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa capaci di avvelenare il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e le cooperative. Un nuovo affondo drammaturgico di Martinelli sulla patria amata, perché si ritrovi il senso di parole come «democrazia» e «giustizia». Lo spettacolo vede in scena l’ensemble del Teatro delle Albe insieme ad altri attori ospiti e al Coro Mikron diretto da Paola De Faveri e Marco Cordiano che eseguirà dal vivo celebri brani dalle opere verdiane.

E sabato 16 marzo 2019 alle 18.00 al Teatro Astra La mafia dal sud al nord. Raccontare la mafia che cambia e le sue infiltrazioni: un incontro pubblico assieme a Marco Martinelli, autore e regista dello spettacolo; Giancarlo Caselli, magistrato, già Procuratore della Repubblica a Palermo e Torino, e Donato Ungaro, il coraggioso vigile urbano di Brescello che ha ispirato la storia vera di Va pensiero. Modera: Francesco Daniele, coordinatore II Commissione della Circoscrizione III, Città di Torino. Ingresso libero.

Marco Martinelli (Reggio Emilia, 1956) fonda il Teatro delle Albe a Ravenna nel 1983 con Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni. Con loro nel 1991 dà vita a Ravenna Teatro – Teatro Stabile di Innovazione. I loro spettacoli sono caratterizzati da una poetica rigorosa e emozionante, capace di restituire alla scena la sua antica e potente funzione narrativa: hanno una circuitazione nazionale e internazionale, e hanno ricevuto numerosissimi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. La contaminazione interculturale si incontra con la riscrittura di classici come Folengo, Shakespeare, Molière e Goldoni, l’attenzione alle radici folcloriche e popolari, la rilettura delle avanguardie storiche di Jarry e contemporanei come Testori, il teatro civile su temi d’attualità come i migranti, il razzismo, le mafie, il potere dei media. Fra i titoli più importanti dell’ultimo decennio: Rumore di acque (2010), un intenso monologo capace di trasfigurare in grottesca e malinconica poesia la cronaca tragica dei barconi alla deriva. Pantani (2012) dedicato al «Pirata», Premio Ubu 2013 per la migliore novità drammaturgica. A te come te, una lettura scenica degli articoli scritti da Giovanni Testori per il Corriere della Sera. Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi (2014, con Ermanna Montanari, Premio Enriquez 2015) sulla leader birmana premio Nobel per la Pace nel 1991: spettacolo che nel 2016 diventa un film. Nel 2017 debutta Maryam su testo di Luca Doninelli.

Va pensiero: note di regia di Marco Martinelli

Va pensiero è un’opera di fantasia. È un romanzo teatrale sull’Italia di oggi, su un popolo in prigionia come lo era quello ebreo nella cattività babilonese: il Va pensiero suona per tutti noi. Lo spettacolo prende spunto da un episodio realmente avvenuto, quello di Donato Ungaro vigile urbano a Brescello negli anni a cavallo del secolo, giornalista, scrittore, che si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa. Ma in Va pensiero la sua vicenda è trasfigurata, spostata in una cittadina immaginaria dell’Emilia-Romagna, intrecciata ad altre storie e altre figure di questo conflitto che sporca e insanguina la nostra terra che ha visto nascere il socialismo e le cooperative.

Il nostro modello era Charles Dickens, era il romanzo dell’Ottocento. Verdi, come musica in cui è inscritta la “speranza” risorgimentale, Dickens come modello narrativo, che nel suo grandioso raccontare la Londra nera, cupa, degli assassini, del malaffare, riesce sempre a trovare il modo di far passare la luce. E quella di Ungaro è una storia che dà speranza, un racconto alla Dickens due secoli dopo: paesaggio in nero con fiammella finale.

Va pensiero ha due aspetti visivi che abbiamo pensato alla radice. Da una parte è un paesaggio della drammaturgia si sposta dall’ufficio del sindaco, all’argine di un fiume, alla Piazza Mazzini di questo paese immaginario. Un paese che è un popolo – in scena ci sono dieci attori e venti coristi – ed è la terra che noi amiamo, per questo suoniamo con le nostre campane teatrali un grido di allarme, e la storia di Ungaro è questo grido. Dall’altra parte però, davanti a un paesaggio di popolo, di terra, ci sono dei primi piani cinematografici fortissimi: ognuna delle dieci figure, che sono i pilastri narrativi della storia.

Nel pensare la figura del sindaco di questo paese, la Zarina, una figura che vomita bruttezza, che vomita una spudoratezza del potere, si è disegnata la presenza di un padre stalinista, talmente potente nella sua ideologia da divenire un capobranco. Il rapporto drammatico tra figlia e padre, che l’ha imposta nel partito, emerge nel monologo in cui la Zarina parla al cuore, all’anima degli spettatori – che hanno già visto la sua corruzione – dicendo «Perché no? Perché dovrei agire giustamente? A quale principio morale, a quale Legge dovrei sottostare? I dieci comandamenti? Voi… voi ci credete? Intendo, ci credete davvero? Quali altre Tavole della Legge dovrebbero fermarci? Liberté, Egalité, Fraternité? La Grande Rivoluzione Comunista? Il sol dell’Avvenire? Di quale Avvenire?». La Zarina è lo specchio della nostra coscienza più buia. Aldilà dei valori che crediamo di portare avanti, c’è un momento in cui la terra ci manca sotto i piedi, e noi stessi siamo a un passo dall’abisso, nessuno di noi è innocente. In Va pensiero ci siamo interrogati in primis sulla nostra interiore corruzione.

Se lo scontro fra la Zarina e il vigile Vincenzo Benedetti è il centro della storia, tutte le altre figure sono altrettanto fondamentali: Stefania Sacchi, consulente finanziaria, Olmo Tassinari amico d’infanzia della Zarina, Antonio Dragone, imprenditore ‘ndranghetista, Edgardo Siroli, ufficio stampa del Comune, Rosario e Maria, gelatai fuggiti da Napoli, Sandro Baravelli, imprenditore quasi onesto e Licia, segretaria, che fa tutto quello che le dice la Zarina e ne subisce gli insulti: «Mi paga. Ho uno stipendio. Si deve pur vivere». E questo lo troviamo terribile quanto l’imprenditore ‘ndranghetista che corrompe, che può arrivare fino al sangue, ma il sangue parte dal fatto che la coscienza della nostra società è o uscata, anche nei comportamenti più quotidiani.

Ci troviamo all’interno di un teatro, come fondale c’è un sipario che apre a un altro teatro, a un altro luogo. E il teatro è questa società, ma questa prima di tutto, una società di attori, una comunità teatrale che si relaziona appunto con il mondo. In scena c’è un teatro rosso che diventa un buco nero, prende fuoco, questo fuoco che chiede di essere attraversato non solo dagli attori ma anche dagli spettatori. Siamo all’interno di un rosso, colore dei teatri antichi all’italiana, ma anche della bandiera di questo sindaco, di tutti questi iscritti ad una ideologia rossa che è diventata sì un vulcano, ma anche la cenere della propria fede.

I luoghi sono tanti, proprio come in un romanzo, c’è un continuo andare e venire, siamo noi, gli attori, che spostiamo e allestiamo. Abbiamo costruito una pedana per gli spazi, per i vari luoghi, e questa pedana diventa il patibolo su cui posare il capo e non saperlo posare, diventa il luogo del sacrificio. È un lavoro in continuo movimento, ogni luogo viene creato e poi distrutto, esiste e non esiste, ognuno di noi è corrotto e contemporaneamente un piccolo fiammifero. Questo luogo è semplicissimo e antichissimo. E il coro, che all’inizio si sente velato, pian piano durante il lavoro viene svelato.

Va pensiero è stato scritto pensando a un film. È la prima volta che capita e non è un caso che sia immediatamente successivo al nostro primo lungometraggio Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi. un’osmosi fra i due linguaggi, un rincorrersi: per tanti anni il cinema è stato sottotraccia, poi a un certo punto le proiezioni hanno cominciato a entrare in maniera massiccia nei nostri spettacoli. Il omanzo del resto è una forma di cinema che precede il cinema stesso, con questa capacità, questa possibilità di raccontare paesaggi diversi, ambienti, e di passare dal campo lunghissimo al primissimo piano, quindi dal mondo al dettaglio dell’anima descritta, inscritta in un volto.

Siamo immersi in un clima sonoro. Stefano Nanni, dirige il coro e contemporaneamente suona la fisarmonica e l’armonium, e in questo lega la sua sapienza tradizionale con quella di Marco Olivieri, che per Va pensiero ha composto le musiche che si innestano con le arie e i cori verdiani. Sono suoni che riguardano un possibile buco della natura, ci sono suoni di terremoto, di vento forte, di uccelli, gracchiamenti, qualche cosa appunto di psichico. Verdi è una culla del nostro orecchio, mentre questi sono i suoni di questo buco, e insieme compongono tutta una serie di evoluzioni mureniche all’interno del lavoro.

Su dieci attori ce ne sono la metà che lavora con noi per la prima volta, ma li abbiamo pensati durante la scrittura del testo. Anche dalla loro vita e esperienze, dalle loro lingue (dal calabrese, al napoletano, insieme alle cadenze romagnole e emiliane) abbiamo ricavato le figure per impastare questo «dramma padano», miscelando cronache giudiziarie e sogni.

Cori e citazioni verdiane

I atto

Di Provenza il mar, il suol – La Traviata
Libiam – La Traviata
Cortigiani, vil razza dannata – Rigoletto
Addio, del passato – La Traviata
Coro muto – Rigoletto
La Vergine degli angeli – La forza del destino

II atto

O Signore dal tetto natio – Lombardi alla Prima crociata
Vedi le fosche e notturne spoglie – Il Trovatore
Requiem – Requiem
Parigi o cara – La Traviata
Patria oppressa – Macbeth
Va Pensiero – Nabucco

Lo spettacolo

Da giovedì 14 a domenica 17 marzo 2019

Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6 – Torino

Orari: gio-ven-sab h 21; dom h 17

Va pensiero

di Marco Martinelli

Ideazione e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari

In scena: Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda

Con la partecipazione del Coro Mikron diretto da Paola De Faveri e Marco Cordiano nell’esecuzione di alcuni brani dalle opere di Giuseppe Verdi: Anna Ballatore, Martina Bellone, Elisa Bruschi, Carlotta Buffa, Alessandra Cordiano, Matilde De Palo, Caterina Di Castri, Bianca Dughera, Arianna Kiavar, Elisabeth Kohlloffel, Olga Mancini, Antonia Massa, Margherita Mautino, Marta Panico, Francesca Petruso, Eleonora Prina, Natalia Selivanov, Anna Micol Tropeano

Arrangiamento e adattamenti musicali, accompagnatore e maestro del coro: Stefano Nanni

Incursione scenica: Fagio, Luca Pagliano

Scene: Edoardo Sanchi

Costumi: Giada Masi

Disegno luci: Fabio Sajiz

Musiche originali: Marco Olivieri

Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe / Ravenna Teatro

In occasione del debutto ravennate del nuovo spettacolo delle Albe Va pensiero, siamo lieti di informarvi che a Ermanna Montanari è stato appena riconosciuto il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT) come miglior attrice 2017 per lo spettacolo Inferno. Il premio verrà consegnato martedì 12 dicembre alle 17 alla Sala Squarzina del teatro Argentina di Roma.
 La stagione dei teatri

Teatro delle Albe
Va pensiero
di Marco Martinelli

da giovedì 7 a giovedì 14 dicembre 2017
inizio ore 21, domenica ore 15.30 – pausa 11 e 12 dicembre

Teatro Alighieri – Ravenna
Spettacolo in abbonamento

Dopo il debutto, lo scorso 23 novembre al Teatro Storchi di Modena, La stagione dei teatri 2017/18 ospita Va pensiero – la nuova creazione corale ideata e diretta da Marco Martinelli e Ermanna Montanari prodotta da Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe/Ravenna Teatro – che racconta il “pantano” e la corruzione delI’Italia di oggi in relazione alla “speranza” risorgimentale inscritta nella musica di Giuseppe Verdi.
Il testo di Martinelli si ispira a un fatto di cronaca: il vigile urbano di una piccola città dell’Emilia Romagna si fa licenziare pur di mantenere la propria integrità di fronte agli intrecci di mafia, politica e imprenditoria collusa, capace di avvelenare il tessuto sociale della regione che ha visto nascere il socialismo e le prime cooperative. Ideato e diretto da Marco Martinelli e Ermanna Montanari, scene Edoardo Sanchi, luci Fabio Sajiz, costumi Giada Masi, musiche originali Marco Olivieri, Va pensiero vede, accanto agli attori delle Albe, altri attori “ospiti” e un coro guidato da Stefano Nanni che esegue dal vivo arie e corali dalle opere verdiane.
* Sabato 9 dicembre la compagnia incontra il pubblico.

Dopo Pantani e Rumore di acqueSlot Machine e Vita agli arresti di Aung San Suu Kyiun nuovo affondo drammaturgico di Marco Martinelli sulla patria amata e per questo raccontata anche nei suoi inferni: un grido disperato e ancora vibrante di speranza, perché si ritrovi il senso di parole come “democrazia”, “giustizia”. Lo spettacolo vede in scena l’ensemble del Teatro delle Albe insieme ad altri attori “ospiti”, con i quali si dà corpo a una drammaturgia originale, intrisa di accenti e sonorità: il calabrese e il napoletano si mescolano alle cadenze romagnole e emiliane degli altri attori, formando una vera e propria “polifonia”.
«Va pensiero prende spunto da un episodio realmente avvenuto – spiega Martinelli – quello del vigile urbano di Brescello Donato Ungaro: lui è stato la prima fonte di questo lavoro, è stato fondamentale ascoltarlo per sentire il suo punto di vista su tutta la vicenda. I nostri modelli sono poi stati Giuseppe Verdi, il romanzo dell’Ottocento (modello narrativo, non teatrale) e Charles Dickens. Abbiamo pensato a Dickens, perché nel suo grandioso raccontare la Londra nera e cupa, la Londra degli assassini, del malaffare e della prostituzione, riesce sempre a trovare il modo di far entrare la luce.»

Va pensiero racconta di quanto possa essere insinuante e strisciante la corruzione della mafia o della ‘ndrangheta nel tessuto sociale della nostra regione. Sono stati trasformati i nomi dei protagonisti: quindi il vigile urbano dello spettacolo non si chiama Donato Ungaro, ma Vincenzo Benedetti, lui non combatte contro un sindaco, come nel caso di Brescello agli inizi del duemila, ma contro una sindaca, e per questo la si può definire un’opera di fantasia, come quelle di Dickens, o di Dostoevskij, che partivano da articoli di giornale per costruire un affresco più grande.

«Va pensiero – aggiunge Ermanna Montanari – è stato scritto pensando a un film. È la prima volta che capita e non è un caso che sia immediatamente successivo al lavoro svolto per il film Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, che però era nato come spettacolo teatrale. È un’osmosi fra i due linguaggi, un rincorrersi: per tanti anni il cinema è stato sottotraccia nei nostri lavori, anche in quanto divoratori di cinema. Poi, a un certo punto, le proiezioni hanno cominciato a entrare in maniera massiccia nei nostri spettacoli, a partire dal Pantani, fino ad arrivare al piacere di fare un film, al piacere di poter arrivare al primo piano, che era proprio un’ossessione per noi. Nello scrivere Va pensiero abbiamo citato come riferimento Dickens, ma forse il romanzo è una forma di cinema che precede il cinema stesso, con questa capacità, questa possibilità di raccontare paesaggi diversi, luoghi, ambienti, e di passare dal campo lunghissimo al primissimo piano.»

La suggestione del titolo a pensiero è arrivata subito a Martinelli e Montanari: «tante volte il titolo di uno spettacolo o di un’opera, arriva che si è assemblato il materiale, ma questa volta invece era chiarissimo. Era Verdi, era quella musica, era quella speranza. E così è partito da un dato affettivo, dalla possibilità di essere corrotti noi stessi, dalla nostra primaria corruzione.»

sabato 9 dicembre – ore 18 – Sala Corelli del teatro Alighieri
Incontro con la compagnia
Il Teatro delle Albe e il loro ultimo spettacolo Va pensiero, coprodotto con Emilia Romagna Teatro Fondazione.
Presentazione del numero venticinque della rivista Culture Teatrali
Insieme a Claudio Longhi – regista e direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione – e Marco de Marinis, docente di Storia del teatro e dello spettacolo al Dams di Bologna, rispettivamente curatore del numero dedicato alla regia e direttore della rivista.

Va pensiero
di Marco Martinelli
ideazione e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari, Alessandro Argnani, Salvatore Caruso, Tonia Garante, Roberto Magnani, Mirella Mastronardi, Ernesto Orrico, Gianni Parmiani, Laura Redaelli, Alessandro Renda
con la partecipazione del Coro lirico “Alessandro Bonci” di Cesena nell’esecuzione di alcuni brani dalle opere di Giuseppe Verdi. Soprani: Cinzia Barducco, Ilaria Capelli, Maria Loria, Tiziana Lugaresi, Bianca Padurean, Sabrina Rossi, Deborah Salvi. Contralti: Livia Arginelli, Gabriella Fiumana, Valeria Intrusi, Raffaella Molari, Carla Righi, Silvia Sintini. Tenori: Daniele Ambrosini, Renato Bartolini, Salvatore Campus, Vilmer Castorri, Ermico Diavino, Gaspare Giovannini, Giuseppe Magnani, Valter Salvi, Pietro Terranova. Bassi: Corrado De Cesari, Marcantonio Pistoresi, Andriy Schchrbyna, solista Francesca Castorri, maestro collaboratore Ilaria Ceccarelli, arrangiamento e adattamenti musicali, accompagnatore e maestro del coro Stefano Nanni
incursioni sceniche Fagio, Luca Pagliano
scene Edoardo Sanchi
costumi Giada Masi
disegno luci Fabio Sajiz
musiche originali Marco Olivieri
suono Marco Olivieri, Fagio
consulenza musicale Gerardo Guccini
editing video Alessandro Renda
assistente alle scene Carla Conti Guglia
tecnico luci Luca Pagliano
macchinista Danilo Maniscalco
elementi di scena realizzati dalla squadra tecnica del Teatro delle Albe Alessandro Bonoli, Fabio Ceroni, Enrico Isola, Danilo Maniscalco, Dennis Masotti
direzione tecnica Fagio
sartoria Laura Graziani Alta Moda
capi vintage A.N.G.E.L.O.
fotografie dello spettacolo Silvia Lelli
ufficio stampa Rosalba Ruggeri, Alessandro Fogli
organizzazione e promozione Silvia Pagliano, Francesca Venturi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro delle Albe / Ravenna Teatro

Diversamente da quanto comunicato precedentemente i giorni di pausa saranno lunedì 11 e martedì 12 dicembre. Coloro che sono in possesso del tagliando di abbonamento per martedì 12 dicembre possono assistere allo spettacolo Va pensiero in ogni altra serata presentandosi in biglietteria prima dell’ingresso muniti del biglietto di abbonamento recante la data del 12. 
Gli spettatori potranno assicurarsi la nuova assegnazione anche contattando direttamente gli uffici di Ravenna Teatro

1 thought on “Va pensiero

  1. “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”
    Corrado Alvaro, 1961

    Con queste parole e con altre, preziose, si apre la nota a Va pensiero, nelle sue citazioni e ringraziamenti. La sensazione è proprio quella, invocata da Martinelli alla fine dello spettacolo al Teatro Astra di Torino, di voler e dover resistere, resistere, resistere. A chi promuove tutt’oggi l’assenza della mafia nel nord Italia, nonostante l’evidenza, anche portata alla luce dal Processo Aemilia; alla corruttibilità e alla sete di potere sull’altro annidata in ognuno di noi, a cui dà voce una straordinaria Ermanna Montanari, qui Zarina, sindaca di un piccolo paese della provincia emiliana che svende il territorio alla ‘ndrangheta; all’indifferenza e alla rassegnazione, all’accettazione di qualsiasi cosa perché “si deve pur vivere”.

    Un coro, in ogni città diverso, accompagna questo dramma che più che essere dell’Italia è degli italiani, uno per uno; e che attraversa l’Italia in lungo e in largo. Tra il pubblico anche Donato Ungaro, il vigile urbano dalla cui storia muove Va pensiero.

    Non è solo mafia e l’opposizione di uno a molti, a un sistema ben oliato, quello di cui si parla: è un inferno vertiginoso del lato oscuro, che a tutti appartiene, in cui tutti siamo dannati a ripetere gli stessi ruoli, più o meno consapevolmente. La musica di Verdi e le parole del Nabucco non sono solo una velleità che la Zarina vuole imporre a un ridicolo evento di piazza come unica concessione retorica e nostalgica nel trash per il popolo: è anche, paradossalmente, la musica dell’oppressione, della rivalsa, del sussulto della dignità, del desiderio di etica, di una vita possibile e libera.

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