Fidelio

Posted by on April 25, 2021

https://my.mail.ru/mail/olga_shved/video/2903/7285.html https://metoperafree.brightcove-services.com/?videoId=6248682993001 Robert Lloyd, Falk Struckmann, Ben Heppner, Karita Mattila, Rene Pape, Matthew Polenzani, Eric Cutler Conductor James Levine Metropolitan Opera Orchestra Regia Jürgen Flimm Stage Designer Robert Israel Costume Designer Florence von Gerkan Lightning Designer Duane Schuler https://www.raiplay.it/video/2016/10/CONCERTO-APERTURA-SANTA-CECILIA-FIDELIO-eb384266-73d5-4f26-959d-667458e05631.html Rome 2016 Simon O’Neill, Rachel Willis-Sorensen, Günter Groissböck, Amanda Forsythe, Sebastian Holocek Conductor Antonio Pappano Orchestra

https://my.mail.ru/mail/olga_shved/video/2903/7285.html

https://metoperafree.brightcove-services.com/?videoId=6248682993001

Robert Lloyd, Falk Struckmann, Ben Heppner, Karita Mattila, Rene Pape, Matthew Polenzani, Eric Cutler

Conductor James Levine
Metropolitan Opera Orchestra

Regia Jürgen Flimm
Stage Designer Robert Israel
Costume Designer Florence von Gerkan
Lightning Designer Duane Schuler

https://www.raiplay.it/video/2016/10/CONCERTO-APERTURA-SANTA-CECILIA-FIDELIO-eb384266-73d5-4f26-959d-667458e05631.html

Rome 2016

Simon O’Neill, Rachel Willis-Sorensen, Günter Groissböck, Amanda Forsythe, Sebastian Holocek

Conductor Antonio Pappano
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

https://www.raiplay.it/video/2020/03/Fidelio-b515fd31-6f91-4104-8712-9359348f9c4d.html

Nuova produzione Teatro alla Scala
In scena dal 7 al 23 Dicembre 2014

Musica Ludwig van Beethoven
Direttore Daniel Barenboim
Regia Deborah Warner
Scene e costumi Chloe Obolensky
Luci Jean Kalman

Peter Mattei, Falk Struckmann, Klaus Florian Vogt, Anja Kampe, kwangchul Youn, Mojca Erdmann, Florian Hoffmann, Oreste Cosimo, Devis Longo

Fidelio
Season 2014/2015

Novembre 2019

DIRETTORE
Asher Fisch

REGIA
Georges Delnon
TURNI

DON FERNANDO
Nicolò Donini

DON PIZZARRO
Lucio Gallo

FLORESTAN
Erin Caves
10  13  16

 ?
12  14  15

LEONORA
Simone Schneider
10  13  16

Magdalena Anna Hofmann
12  14  15

Christina Gansch
10  13  16

Anna Maria Sarra
12  14  15

ROCCO
Petri Lindroos

JAQUINO
Sascha E. Kramer

DUE PRIGIONIERI

Andrea Taboga
Tommaso Norelli

2 thoughts on “Fidelio

  1. A Milano un solo volto per Fidelio.

    Opera fra le più complesse di tutto il repertorio, il Fidelio di Ludwig van Beethoven apre la stagione scaligera 2014/15, l’ultima “capitanata” dal Maestro Daniel Barenboim. L’unico lavoro operistico di Beethoven è un inno all’amore coniugale e alla libertà, ma anche, in maniera più raffinata, una ricerca della felicità difficoltosa ma tenace. Fidelio è, credo, un profondo elogio della vita, allergico a banalità e facilitazioni di sorta. La musica stupenda del Fidelio è di una difficoltà unica: in essa convivono passato, presente e futuro. Si va, infatti, dalla reminescenza classica all’assaggio delle innovazioni tedesche di metà secolo, passando per qualche sparuto, e sorprendente, tratto belcantistico. La difficoltà, per il direttore che si misura con Fidelio, è far coesistere queste diverse anime, tenendo ben presente che nel capolavoro beethoveniano esse non si annullano, bensì si compenetrano, facendo dell’ambiguità una qualità irresistibile. Purtroppo la maggior parte delle volte si propende per una lettura monotematica: la stessa direzione presa anche da Daniel Barenboim, che attraverso tempi slentati, e scelte dinamiche discutibili, fa di Beethoven un padre di Wagner. In certe volute degli archi pare di sentire la Marcia funebre di Sigfrido, altrove le pause si fanno lunghissime, gli accordi pesanti, e le dissonanze beethoveniane risultano decontestualizzate dal loro ambito memore del ‘700, che è quello che le rende veramente rivoluzionarie. Insomma Barenboim, giunto al suo ultimo 7 dicembre (o, meglio, alla sua ultima primina del 4 dicembre, dato che la recensione si riferisce a questa recita), opta per una lettura di parte, che di Beethoven prende solo un aspetto, fra l’altro il più frequentato e dunque, forse, il meno interessante dal punto di vista “filologico”, escludendo universi interpretativi altrettanto importanti. La direzione di Barenboim mi è poi sembrata in controtendenza con la realizzazione scenica curata da Deborah Warner: uno spettacolo molto raffinato il suo, che coniuga intelligentemente le miserie e le gioie private dei personaggi con la vicenda “pubblica” di tutti i carcerati. La prigione di Don Pizarro è un antro squallido, un luogo dove l’umanità è negata: lo stesso Pizarro è presentato come un imprenditore del Male, mentre le guardie, con i loro pastori tedeschi al guinzaglio, hanno qualcosa che li rende simili alle SS. Florestan incatenato si muove come un animale, per essere liberato dal Ministro Don Fernando, il quale più che politico magnanimo pare essere un intelligente sfruttatore dei mezzi di comunicazione. Bellissima la scena finale, in cui, nel tripudio generale, Marzelline si trova sola di fronte al dramma dell’amore: Fidelio in realtà è Leonore, e i sogni della ragazzina vanno per sempre infranti.
    Compagnia di canto in generale ben assortita. Nel ruolo protagonista Anja Kampe risultava quasi più convincente come Fidelio che come Leonore, viste le difficoltà del finale, a partire dal difficilissimo duetto con Florestan, tutto giocato nel registro acuto. Nel complesso, però, la Kampe trova bei momenti di commovente lirismo, e risulta credibile anche nella concitazione. Nei panni di Florestan, Klaus Florian Vogt si avvaleva di un interessantissimo timbro chiaro (anche questo particolare quasi in antitesi con le scelte di Barenboim, per le quali sarebbe stato più coerente un classico heldentenor). Vogt, nonostante la bellezza del colore e l’emissione molto pulita, è però un po’ corto nella zona acuta, e pare in difficoltà nel passaggio di registro. Falk Struckmann è meglio dal punto di vista recitativo che musicale: se, infatti, scenicamente è un attore perfetto, emblema di un Male mellifluo e viscido, il suo canto è invece viziato da alcuni suoni ingolati, e la voce si espande senza dare l’impressione di forzature solo quando si sfoga in acuto. Umanissimo il Rocco di Kwangchul Youn, come sempre esperto fraseggiatore, autentico basso profondo. DelicaSensibilmente misurata, anche se forse un po’ bianchina, la Marzelline di Mojca Erdmann, Florian Hoffmann è l’ideale per Jaquino. Peter Mattei è invece un Don Fernando di lusso assoluto.
    A termine della “primina” il pubblico di under 30 ha tributato un trionfo di dieci minuti a tutti gli interpreti.

    Michele Donati

  2. FIDELIO, idealista prigioniero salvato dalla moglie fedele

    “Fidelio”, unica opera teatrale creata nella maturità da Ludwig van Beethoven su libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Fredrich Treitschke è tornata dopo quarantenni il 5 e il 6 febbraio al Teatro Alighieri inaugurando la collaborazione con il Teatro di Bolzano. L’Orchestra Haydn di Bolzano è stata abilmente diretta da Gustav Kuhn che ha compattato gli strumentisti sulla ricca partitura dello “singspiel” (teatro parlato e cantato) dirigendo a memoria senza leggere lo spartito. Due lunghe sinfonie nel primo e nel secondo atto rivelano l’autentica vocazione del compositore. L’Ouverture “Leonora” è stata proposta nella terza versione delle quattro scritte dal compositore (l’opera debuttò a Vienna nel 1804, fu riscritta nel 1806 e riproposta modificata nel 1814). “Fidelio” fu un insuccesso all’esordio ma oggi si può definire un’opera riuscita che combina armoniosamente parlato e canto. Nonostante abbia duecento anni, ha una configurazione che la rende moderna e protesa a rivelare i risvolti psicologici dei personaggi. Ciò è merito anche dell’intelligente regia di Manfred Schweigkofler che, utilizzando pochi elementi scenici (una cornice luminosa che comprende la scena, una doppia pedana, attrezzerie sovrapponibili come Lego, corde calate dall’alto, controluci suggestive sui prigionieri) e lasciando il resto all’immaginazione del pubblico ha saputo cogliere lo spirito dell’opera e i grandi valori che intende trasmettere, attualizzandola senza stravolgerne il senso e lasciando il massimo spazio alla musica. Fragile è la trama della “pièces de sauvetage” ispirata al dramma “Léonore aou l’amour conjugal” del francese Jean Nicholas Boully, messo in scena da compositori come Paer e Mayr. Leonora, travestita da uomo, cerca il marito Florestano gettato nei sotterranei della prigione dal perfido Don Pizzarro di cui aveva denunciato le malefatte e che lo vuole sopprimere. Aiutata dal carceriere Rocco lo raggiunge e lo salva grazie all’intervento di Don Fernando, che ristabilirà la giustizia dando la libertà a chi è ingiustamente recluso e lodando a gran voce la dedizione di Leonora al marito. Secondo Gustav Kuhn, “Fidelio” è da intendere come un “messaggio all’umanità” che non poteva essere recepito immediatamente perché “ha bisogno di tempo per essere assimilato appieno…L’aspetto più appassionante dell’opera resta proprio il suo messaggio umano” Anche Wagner e Berlioz guardarono con grande attenzione a questa opera unica di Beethoven che dimostra un assetto vocale e strumentale invidiabile sia nei duetti, sia nelle parti corali interpretate dal Philarmonia Chor Vien diretto da Walter Zeh. Un momento di grande enfasi è quando i prigionieri, gettando i lacci della schiavitù in aria, cantano la propria liberazione con l’aria “Sia lode al giorno, sia lode dall’ora” similmente al celebre “Inno alla gioia”. Il cast di sabato è stato applauditissimo, in particolare la bella voce brunita dai risvolti lirici di Anna Katharina Behnke (Leonora), Andreas Schager (Florestano), Thomas Gazheli (Don Pizarro), Ethan Herschenfeld e Peter Lobert (il carceriere Rocco), la giovane e sensuale Rebecca Nelsen (Marcellina), Alexander Kaimbacher (Jaquino), Sebastian Holecek (Don Fernando) e Rouwen Huther (Prigioniero), tutti ottimi cantanti e attori in grado di dominare la scena rivolgendosi direttamente al pubblico, e vere ovazioni ha raccolto il direttore Gustav Kuhn, Domenica sono andati in scena Junko Saito (Leonora), Michael Baba (Florestano) e Peter Lobert (Rocco). Nella perfetta macchina organizzativa di questo spettacolo le scene sono di Walter Schütze, i costumi, semplici ed espressivi, sono di Kathrin Dorigo e le luci di Claudio Schmid, mentre i movimenti coreografici della Compagnia Abbondanza/Bertoni sono di Michele Abbondanza.

    Attilia Tartagni 6 febbraio 2011

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