To be or not to be

Posted by on January 16, 2010

2 thoughts on “To be or not to be

  1. Essere o non essere attori durante l’invasione di Varsavia.

    TO BE OR NOT TO BE è una commedia degli equivoci giocata nel clima oppressivo della invasione di Varsavia da parte delle truppe naziste. I personaggi che nel film che Alan Johnson girò negli anni ottanta furono di Mel Brooks e Anne Brancroft sono qui interpretati da Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzuccato. Esiste anche una trasposizione cinematografica di Ernst Lubitsch del 1942 E’ il 1930, Ian e Maria recitano nel Teatro di Varsavia un testo a favore della libertà quando giunge la notizia che i nazisti hanno invaso la Polonia e la compagnia è costretta a ripiegare su Amleto. Mentre Jan recita “Essere o non essere” Maria si fa raggiungere in camerino da un ufficiale e proprio da ciò nasce il coinvolgimento del gruppo in una storia di spionaggio, da cui uscirà soltanto grazie alla capacità di Maria di volgere a proprio favore le situazioni. Muovendosi sicura del suo fascino con intuizione tutta femminile e con intelligenza degna di un Macchiavelli volgerà al meglio una situazione disperata. Ogni elemento della compagnia si salverà recitando, quasi a indicare una strada nella disperazione quando l’unica via di salvezza di fronte all’orrore è la via dell’arte e la bellezza. Le scene comiche, le situazioni paradossali, gli equivoci si fondano su un umorismo intelligente, basato sulla parola più che sulle azioni. Alla fine il capo compagnia Jan – Giuseppe Pambieri si sostituirà a una spia tedesca, ottenendo il lasciapassare per salvare la vita di tutti nel lieto fine cantato fra la gioia di tutti, pubblico compreso. La commedia induce alla riflessione su temi sostanziali quali il valore della pace, della libertà, del rispetto dei diritti dei singoli, la difesa della patria e, sul piano privato, la lealtà di coppia. Temi grandi trattati col tono leggero della commedia elegante da attori di consumata esperienza e bravura. I cambi di scena avvengono in maniera simultanea allo spegnersi delle luci, grazie ad apparecchiature mobili che si muovono velocemente, senza tempi morti, come in un film. Dal soggetto originale dell’autore ungherese Melchior Lengyel la scrittrice Maria Letizia Compatangelo ha tratto un copione che non si concede tregua e non ne da allo spettatore, avvinto dall’inizio alla fine dalla bella regia di Antonio Calenda nella produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Un tributo particolare va a Daniela Mazzuccato, soprano lirico convertito all’operetta, che disegna con precisione il carattere della protagonista, una donna curiosa, fantasiosa, ma sostanzialmente leale, a cui presta le bella figura slanciata, le movenze aristocratiche e il fascino dell’attrice, irresistibile per gli uomini e soprattutto per Jan, sempre geloso e perdutamente innamorato. Gli attori vivono sospesi fra la realtà e la finzione, far l’essere e il non essere in una dicotomia resa evidente dal gioco continuo della contrapposizione fra gli eventi reali e quelli previsti dal copione che convivono nel palcoscenico. Le belle musiche originali di Nicola Piovani sono un punto di forza della commedia unitamente alla bravura dei due interpreti e dei comprimari. Affascinante l’aria cantata dalla Mazzuccato nel primo atto e il motivo finale intonato da tutti gli attori, accompagnato dagli applausi del pubblico letteralmente conquistato.

    Attilia Tartagni 20.01.2010

  2. TO BE OR NOT TO BE AL TEATRO ARGENTINA: LA POESIA DEL TEATRO CONTRO I NAZISTI

    Dal 30 dicembre al 17 gennaio in scena al teatro di Roma lo spettacolo di Maria Letizia Compatangelo, dal soggetto di Melchior Lengyel per il film “Vogliamo vivere!” di Ernst Lubitsch (1942), rifatto nel 1983 con Mel Brooks protagonista, e la regia di Antonio Calenda

    ROMA – Risate argentine al teatro Argentina. Il Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia presenta 2 ore e 30 di pura elegia teatrale, poesia civile contro il nulla ideologico violento targato Terzo Reich. Le canzoni di Nicola Piovani sono intervalli lirici di assoluto spessore, a sottolineare il pastiche surreale e postmoderno delle citazioni da palcoscenico (da Amleto al Mercante di Venezia) e da cinepresa (evidente l’ammiccamento al Grande Dittatore di Chaplin, e chissà, magari Inglorious Basterds di Tarantino…).
    To be or not to be, comprovato successo della passata stagione teatrale, è una commedia brillante e divertente, ma è anche un testo interessante, che da un lato permette d’innescare il gioco teatrale delle infinite rifrazioni fra realtà e finzione, recita e verità, “essere” e “non essere” come suggerisce il titolo, dall’altro lato accetta la sfida di ritrarre il nazismo attraverso il linguaggio della comicità: una sfida vinta costruendo una satira validissima dell’apparato e della logica hitleriani. Inoltre – al contrario di quanto paventavano ottusamente alcuni critici davanti al film di Lubitsch – senza offendere il ricordo di quel periodo tanto doloroso e buio, To be or not to be lo racconta riconoscendo al teatro il ruolo di una luce che indica la via della salvezza: scenica, ma non per questo meno vera.
    «Ho amato To be or not to be – commenta il regista Antonio Calenda – proprio perché ritengo che offra una bella e struggente elegia del mondo dello spettacolo, un leggero e dolce apologo su quanto nella vita sia necessaria la poesia. E in tempi sempre più cupi per la cultura, come sembrano diventare irrimediabilmente i nostri, ricordare in qualche modo questa “necessità” dell’arte, della poesia, del teatro, non appare affatto scontato.
    Il testo drammaturgico, pur mantenendo una corretta fedeltà al soggetto e dunque al lavoro di Lengyel e Lubitsch, se ne allontana anche, assumendo una propria limpida legittimità teatrale. Merito dell’elaborazione è di Maria Letizia Compatangelo: la sua è una commedia piacevole ed efficace, che pone in luce non solo i lati esilaranti ma anche quelli delicatamente malinconici e surreali della storia». Continua Calenda: «In questo delicato apologo del teatro, il teatro è protagonista. In scena infatti si ricorre agli esponenziali giochi di specchi e ribaltamenti che solo il teatro permette, con le sue convenzioni, con il coinvolgimento e la complicità del pubblico. E con il talento di una compagnia d’interpreti di cui sono molto soddisfatto e che è chiamata al notevole compito di restituire il profilo della vita nella sua bellezza, lasciando però intuire anche l’imperscrutabile che essa cela».
    To be or not to be: non esiste alcun problema. Lo spettacolo, che ha aperto la stagione all’Alighieri di Ravenna, stramerita il prezzo del biglietto.

    Federico Ligotti

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