Macbeth

Posted by on December 7, 2021

https://www.raiplay.it/video/2021/11/Macbeth—Serata-inaugurale-20b94159-a3ec-4d5e-bf11-6c1642a5cb92.html 2021 Orchestra e Coro del Teatro alla Scala Nuova Produzione Teatro alla Scala Direttore Riccardo Chailly Regia Davide Livermore Scene Giò Forma Costumi Gianluca Falaschi Luci Antonio Castro Video D-Wok Coreografia Daniel Ezralow  Luca Salsi (Macbeth), Ildar Abdrazakov (Banco), Anna Netrebko / Ewa Plonka (Lady Macbeth), Chiara Isotton (Dama di Lady Macbeth), Francesco Meli

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2021

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Nuova Produzione Teatro alla Scala

Direttore Riccardo Chailly
Regia Davide Livermore
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Antonio Castro
Video D-Wok
Coreografia Daniel Ezralow

 Luca Salsi (Macbeth), Ildar Abdrazakov (Banco), Anna Netrebko / Ewa Plonka (Lady Macbeth), Chiara Isotton (Dama di Lady Macbeth), Francesco Meli (Macduff), Iván Ayón Rivas (Malcolm), Andrea Pellegrini (Medico), Leonardo Galeazzi (Domestico), Costantino Finucci (1a apparizione)

Berlin

Anna Netrebko (Lady Macbeth)
Plácido Domingo (Macbeth)
Kwangchul Youn (Banquo)
Evelin Novak (Dame de compagnie)
Fabio Sartori (Macduff)

Regia Harry Kupfer

Regia TV  Tiziano Mancini

Conductor Daniel Barenboim
Orchestra Staatskapelle Berlin
Direction Choir Martin Wright
Choir Staatsopernchor

Scene Hans Schavernoch
Costumes Yan Tax
Lights Olaf Freese

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Met 2014

Conductor
Fabio Luisi

Regia
Adrian Noble

Set and costume designer
Mark Thompson

Lighting designer
Jean Kalman

Choreographer
Sue Lefton

Macbeth
Željko Lučić

Banquo
René Pape

Lady macbeth
Anna Netrebko

Lady-in-waiting to
Lady macbeth
Claudia Waite

A servant of macbeth
Christopher Job

Duncan, King of Scotland
Raymond Renault

Malcolm, Duncan’s son
Noah Baetge

Macduff, thane of fife
Joseph Calleja

Fleance, banquo’s son
Moritz Linn

A murderer
Richard Bernstein

A herald
Seth Malkin

A doctor
James Courtney

Apparitions

A warrior
David Crawford

A bloody child
Ashley Emerson

A crowned child
Jihee Kim

Parco Ducale di Parma
MACBETH
Versione di Parigi (1865)
In forma di concerto

Musica di GIUSEPPEVERDI
Macbeth LUDOVIC TEZIER
Lady Macbeth SILVIA DALLA BENETTA
Banquo RICCARDO ZANELLATO
Malcolm DAVID ASTORGA
Un médecin FRANCESCO LEONE
La comtesse NATALIA GAVRILAN
Un serviteur\sicaire\première fantome JACOBO OCHOA
Seconde fantome PIETRO BOLOGNINI
Troisième fantome PILAR MEZZADRI CORONA

Maestro concertatore e direttore
ROBERTO ABBADO

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro MARTINO FAGGIANI

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Met 2008

CONDUCTOR
James Levine

REGIA
Adrian Noble

SET AND COSTUME DESIGNER
Mark Thompson

LIGHTING DESIGNER
Jean Kalman

CHOREOGRAPHER
Sue Lefton

Macbeth
Lado Ataneli

Banquo
John Relyea

Lady Macbeth
Maria Guleghina

Lady-in-waiting to
Lady Macbeth
Elizabeth Blancke-Biggs

A Servant of Macbeth
Richard Hobson

Duncan, King of Scotland
Raymond Renault

Malcolm, Duncan’s son
Russell Thomas

Macduff, Thane of Fife
Dimitri Pittas

Fleance, Banquo’s son
Adam Hauser Piñero

A murderer
Keith Miller

A herald
Joseph Turi

A doctor
James Courtney

Apparitions

A warrior
David Crawford

A bloody child
Ashley Emerson

A crowned child
Anne-Carolyn Bird

di Alessandro Serra
tratto da Macbeth di William Shakespeare

Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino

traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
musiche pietre sonore Pinuccio Siola
composizioni pietre sonore Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra
produzione Sardegna Teatro e Compagnia Teatropersona
con il sostegno di Fondazione Pinuccio Sciola | Cedac Circuito Regionale Sardegna

https://www.raiplay.it/video/2017/11/Macbeth-Royal-Opera-House-di-Londra-a78e2f1d-f970-4549-b6b5-1ca3d356ae6d.html

Royal Opera House 2011

Conductor Sir Antonio Pappano

 baritono Simon Keenlyside Macbeth
soprano Liudmyla Monastyrska Lady Macbeth
basso Raymond Aceto Banco
tenore Dimitri Pittas Macduff.

Scala 1997

Conductor Riccardo Muti

 Renato Bruson
Maria Guleghina
Carlo Colombara
Roberto Alagna

Regia Graham Vick

William Shakespeare

SERGIO RUBINI

GIAMPAOLO BANDINI, chitarra

Traduzione, riduzione e adattamento
SERGIO RUBINI

Musiche originali di
NICOLA JAPPELLI
da materiali musicali di
JOHN DOWLAND

Si ringrazia
Teatro Regio di Parma
Conservatorio Arrigo Boito Parma
Lions Club Parma Host

Conductor
PAOLO CARIGNANI

Director
OLIVIER FREDJ

Graphic art director
JEAN LECOINTRE

Scenography
OLIVIER FREDJ, GASPARD PINTA & MASSIMO TRONCANETTI

Costumes
FRÉDÉRIC LLINARES

Lighting
CHRISTOPHE FOREY

Choreography
DOMINIQUE BOIVIN

Chorus master
MARTINO FAGGIANI

Macbeth
SCOTT HENDRICKS

Banco
CARLO COLOMBARA

Lady Macbeth
BÉATRICE URIA-MONZON

Dama di Lady Macbeth
LIES VANDEWEGE

Macduff
ANDREW RICHARDS

Malcolm
JULIAN HUBBARD

Medico, Servo, Araldo
JUSTIN HOPKINS

Sicario GERARD LAVALLE
Apparizione
JACQUES DOES, MARIA PORTELA LARISCH, BOYAN DELATTRE / JULES BESNARD

La Monnaie Symphony Orchestra and Chorus
La Monnaie Chorus Academy led by Benoît Giaux

PRODUCTION
La Monnaie / De Munt

CO-PRODUCTION
Poznán Opera House 2016

https://www.raiplay.it/video/2018/09/Opera-Macbeth-d3280a52-c0cf-4ca0-ba70-bfa2fd6a4b25.html

Conducted by Bruno Bartoletti

  Teatro Regio di Parma  2006

regia Liliana Cavani

Starring
Leo Nucci Macbeth
Sylvie Valayre Lady Macbeth
Enrico Iori Banquo
Roberto Iuliano  Macduff

regia Tv Andrea Bevilacqua

http://www.teatromassimo.it/teatro-massimo-tv-567/macbeth.html

Direttore Gabriele Ferro
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Coreografia Manuela Lo Sicco
Maestro d’armi Sandro Maria Campagna
Light designer Cristian Zucaro
Assistente regia Giuseppe Cutino
Assistente scene Roberto Tusa
Assistente costumi Sylvie Barras

Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo
Maestro del Coro Piero Monti

Nuovo allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro Regio di Torino e con l’Associazione Arena Sferisterio / Macerata Opera Festival.

Parrucche Mario Audello (Torino)
Calzature Epoca srl (Milano)

Macbeth
Giuseppe Altomare (21, 24, 25, 28)
Roberto Frontali (26, 29)

Banco
Marko Mimica

Lady Macbeth
Anna Pirozzi (21, 24, 26, 29)
Virginia Tola (25, 28)

Dama di Lady Macbeth
Federica Alfano

Macduff
Vincenzo Costanzo

Malcolm
Manuel Pierattelli

Medico
Nicolò Ceriani

Domestico/Sicario/Araldo
Antonio Barbagallo

Apparizioni
Marko Mimica, Emanuela Ciminna / Federica Quattrocchi, Riccardo Romeo

Duncano
Francesco Cusumano

Fleanzio
Nunziatina Lo Presti

Attori della Compagnia di Emma Dante e Allievi della Scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo di Palermo

Teatro delle Albe/Ravenna Teatro – Masque Teatro – menoventi/e-production
MACBETTO o la chimica della materia
Trasmutazioni da Giovanni Testori

dal 10 al 12 ottobre 2019
ore 21

Teatro Rasi  Ravenna
Prenotazione consigliata

MACBET Roberto Magnani
LEDI MACBET Consuelo Battiston
LA STREGA Eleonora Sedioli

L’universo poetico di Giovanni Testori scava nell’indicibile attraverso la lingua e la sua reinvenzione, dando vita a opere materiche, biologiche, sviluppate in un farsi e disfarsi continuo che richiama le ragioni profonde del teatro stesso. Attraverso i corpi e le voci di tre performer, la parola di questo groviglio di eros e streghe si fa tangibile, concreta, ossessiva e musicale. Un lavoro sul potere e sulla sessualità del potere, dove maschile e femminile sono in continua mutazione.
Lo spettacolo è inserito anche nel programma della rassegna Fèsta19 di e-production ed è in collaborazione con Ravenna Nightmare Film Festival. Spettacolo consigliato a un pubblico di età maggiore di 14 anni.

«L’intenzione di lavorare sul Macbetto di Giovanni Testori – spiega l’ideatore dello spettacolo, Roberto Magnani – nasce dalla volontà di proseguire una particolare ricerca rivolta agli aspetti musicali della lingua teatrale. Il percorso, cominciato con E’ bal, poemetto in versi in dialetto romagnolo del poeta Nevio Spadoni, si inscrive nella storia del Teatro delle Albe segnata dalla visione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, che dello stesso autore hanno messo in scena Lus e L’isola di Alcina».

Scriveva Borges a proposito di Dante: “… quando leggiamo versi davvero straordinari, davvero buoni, tendiamo a farlo ad alta voce. Un buon verso non si lascia leggere a bassa voce o in silenzio. Se ci riusciamo non è un verso efficace: il verso esige di essere declamato. Il verso non dimentica di essere stato un’arte orale prima di essere un’arte scritta, non dimentica di essere stato un canto”.
Non a caso Testori, altro autore caro alle Albe (si ricorda A te come te, lettura scenica per la voce di Ermanna Montanari, 2013), per la scrittura del Macbetto attinge più da Verdi che da Shakespeare. La lingua che Testori inventa per questo testo ha una musicalità interna molto forte che sembra suggerire il ritmo ossessivo dei cori delle streghe dell’opera verdiana, e possiede entrambi gli andamenti contrastanti dell’Ouverture: la furia guerresca e lo sdiliquio amoroso. «Il Teatro esige una propria lingua – dice Magnani – che io cerco diversa e lontana da quella del quotidiano, e la lingua che Testori offre alla scena affascina proprio in quanto invenzione. Testori consegna in Macbetto una lingua poetica che si fa canto».

A partire dal testo originale si è operata una riduzione, ricavandone solo tre figure, espungendo dunque il Coro e omettendo l’ambientazione della chiesa sconsacrata. Sarà il Teatro in sé a diventare una specie di chiesa s-consacrata, mentre alcune parti del Coro verranno ridistribuite ai tre personaggi principali: Macbet, Ledi Macbet e la Strega. Le tre figure sembrano dettare un continuo e ciclico movimento di generazione vicendevole, come se fossero, ciascuna, una e trina. Tramite un parto defecatorio, Macbet genera la Strega, legata indissolubilmente alla Ledi (sanno le stesse cose: hanno la stessa voce o sono proprio la stessa persona?). Nel finale Macbet vorrebbe, se non proprio scomparire, quanto meno rientrare nell’utero della donna, come se fosse quello della sua stessa madre, mentre la Strega, sempre nel finale, viene reincorporata non più dentro Macbet, che l’aveva generata, ma nel ventre della Ledi cui spetterà l’atto conclusivo. Il maschile e il femminile sono in continua discussione, scambio, mutazione. D’altronde c’è un Eros nero nel testo, un Eros rovesciato nella sua parte oscura, malata, ossessiva: un priapismo che passa dall’uomo alla donna. Eros e Priapo di Gadda sembra essere allora il libro segreto che soggiace al testo, la traccia nascosta nel fondo del fondo più nero di questo infernale Macbetto testoriano. Un incessante interrogarsi sul potere e sulla sessualità del potere – “Il Poteraz” – sul sesso come strumento di potere, tema quanto mai attuale nell’era del Pop Porno.

Il testo, greve e impuro, è imbevuto e lordato di ogni possibile liquido corporale: feci, sangue, sperma, urina. Macbetto è infatti un’opera materica, biologica, un farsi e disfarsi continuo che richiama le ragioni profonde del teatro stesso, essendo quest’ultimo, appunto, biologia. Ricorre quindi un continuo sporcarsi (il pensiero va ad artisti come Olivier de Sagazan o Paul McCarthy, che sono fonti d’ispirazione per l’allestimento scenico), ma contrastato dalla tensione tutta verticale a cui si aggrappa il personaggio di Macbet, soprattutto nei dialoghi diretti con colui che sembra sovraintendere a ogni cosa, lo Scrivano “creatore di me e di questa lingua porcellenta e falsatoria”.

«La medesima impurità – aggiunge Roberto Magnani – caratterizzerà la relazione tra gli interpreti dello spettacolo. I tre attori-performer, provenienti da teatri e percorsi diversi, dovranno cercare la difficile intonazione di tre strumenti differenti, dell’unirsi restando disuniti, dell’amalgamarsi restando se stessi, per inquinarsi a vicenda preservando e facendo anzi esplodere la precisa identità di ciascuno. Intendo insieme cercare quell’accordo alchemico di diverse e peculiari lingue sceniche appreso in venti anni di bottega al Teatro delle Albe».

MACBETTO o la chimica della materia
Trasmutazioni da Giovanni Testori

MACBET: Roberto Magnani
LEDI MACBET: Consuelo Battiston
LA STREGA: Eleonora Sedioli
ideazione, spazio, costumi e regia Roberto Magnani
musica Simone Marzocchi
coreografia Eleonora Sedioli
tecnica Luca Pagliano
clavicembalo Chiara Cattani
realizzazione scene Masque Teatro, squadra tecnica Teatro delle Albe-Ravenna Teatro – Danilo Maniscalco, Fabio Ceroni, Luca Pagliano-Antonio Barbadoro
cura video Alessandro Renda
foto di scena Enrico Fedrigoli
organizzazione Francesca Venturi, Ilenia Carrone
coproduzione Teatro delle Albe-Ravenna Teatro/ Masque Teatro / menoventi-e-production
ringraziamenti Associazione Giovanni Testori, Sabrina Fiore, A.N.G.E.L.O., Maria Rossini, Matteo Gatta

MACBETTO sarà poi all’Angelo Mai di Roma il 30 e 31 gennaio 2020 e al Teatro delle Moline di Bologna dal 7 al 9 febbraio 2020

https://www.raiplay.it/video/2020/09/Opera—Macbeth-b8403d8a-57a9-4fa6-9114-d6be6ebefb6b.html

MACBETH

INAUGURA IL FESTIVAL VERDI 2018

Nel nuovo allestimento firmato da Daniele Abbado,

con protagonisti Anna Pirozzi, Luca Salsi, Michele Pertusi e Antonio Poli,

Philippe Auguin, alla testa della Filarmonica Arturo Toscanini, dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia

e del Coro del Teatro Regio di Parma, dirige la partitura della prima versione dell’opera nell’edizione critica curata da David Lawton.

Teatro Regio di Parma

27 settembre, 5, 11, 18 ottobre 2018

Macbeth inaugura il Festival Verdi 2018, giovedì 27 settembre alle ore 20.00 al Teatro Regio di Parma, (repliche 5, 11, 18 ottobre) e sarà trasmesso da Rai Cultura in diretta televisiva su Rai5 a partire dalle 19.50, con la regia televisiva a cura di Arnalda Canali, e in diretta radiofonica su Radio3.

L’opera, presentata nella prima versione composta da Verdi nel 1847, andrà in scena nel nuovo allestimento firmato da Daniele Abbado, con i costumi di Carla Teti e le luci di Angelo Linzalata. Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani, il Maestro Philippe Auguin dirige la partitura nell’edizione critica a cura di David Lawton, interpretata da un cast con protagonisti Luca Salsi (Macbeth), Michele Pertusi (Banco), Anna Pirozzi (Lady Macbeth), Antonio Poli (Macduff), Matteo Mezzaro (Malcom), Gabriele Ribis (Il medico), Alexandra Zabala (La dama di Lady Macbeth), Giovanni Bellavia (Sicario, Il domestico di Macbeth, Prima Apparizione), Adelaide Devanari (Seconda e terza Apparizione). Nella recita del 18 ottobre Macbeth è interpretato da Vladimir Stoyanov, Lady Macbeth da Davinia Rodriguez e Macduff da Giovanni Sala al suo debutto nel ruolo.

“È all’amore di Verdi per il teatro shakespeariano – racconta Daniele Abbado nelle sue note di regia – che si deve questa grande creazione. Nel Macbeth che andrà in scena al Festival Verdi sono partito proprio dalla ricerca delle risonanze tra le due opere e da quanto Verdi ha trasferito e a tratti rinnovato nella sua scrittura. È un progetto che vive di un doppio registro: da una parte un mondo di immagini generate da buchi neri, da una nebbia costante, immagini che questi buchi neri inevitabilmente riassorbono; dall’altra un mondo di apparizioni, allucinazioni, drammatiche e a volte quasi carnascialesche. Alla fine dell’opera, l’immagine di una natura ostile, pietrificata nell’assenza d’amore. Assenza di Dio”.

Fu l’impresario Alessandro Lanari a commissionare a Verdi un’opera da mettere in scena nel 1847 al Teatro di via della Pergola di Firenze. La scelta cadde sullo shakespeariano Macbeth, occasione perfetta per sondare il lato più oscuro dell’animo umano e scavare nella psicologia dei personaggi. Alla stesura del libretto, sul canovaccio preparato dallo stesso Verdi, fu chiamato Francesco Maria Piave, con interventi di Andrea Maffei. L’opera andò in scena il 14 marzo del 1847, proprio nella versione presentata al Festival Verdi 2018, a cui il compositore rimise mano, a distanza di quasi 20 anni, per il Théàtre Lyrique di Parigi, apportando alcune importanti modifiche che delinearono la forma definitiva dell’opera.

Prima del debutto, l’opera sarà presentata lunedì 24 settembre alle ore 17.00 al Ridotto del Teatro Regio, con ingresso libero, nell’incontro Prima che si alzi il sipario. Con la partecipazione del direttore Philippe Auguin e del regista Daniele Abbado, che racconteranno il loro lavoro per il nuovo allestimento in debutto, lo storico della musica Giuseppe Martini metterà in luce gli aspetti salienti dell’opera con l’esecuzione dal vivo di alcuni brani interpretati dal soprano Somi Kim, il tenore Ha Taesun e dal baritono Chi Hoon Lee, allievi del Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma, accompagnati al pianoforte da Stefano Giannini e coordinati da Donatella Saccardi.

Domenica 23 settembre, alle ore 15.30, Macbeth si svela in anteprima al pubblico degli Under 30 in occasione della prova antegenerale; i biglietti, al prezzo speciale di € 5,00 sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Regio di Parma e online su teatroregioparma.it. La prova generale, dedicata al pubblico delle associazioni e delle scuole, si svolgerà martedì 25 settembre alle ore 15.30; i biglietti saranno in vendita sabato 22 settembre a partire dalle ore 11.00 presso la Biglietteria del Teatro Regio di Parma, al prezzo di €10,00 per il pubblico e di € 5,00 per le associazioni che hanno aderito al progetto di Promozione culturale e che hanno già ricevuto conferma alla propria adesione.

In occasione dello spettacolo di giovedì 11 ottobre (turno C), a partire dalle ore 18.30, il Gran Caffè del Teatro sarà aperto al pubblico per un aperitivo buffet al costo di €10 a consumazione.

Teatro Regio di Parma

Serata inaugurale, giovedì 27 settembre 2018, ore 20.00 turno A
venerdì 5 ottobre 2018, ore 20.00 turno B
giovedì 11 ottobre 2018, ore 20.00 turno C
giovedì 18 ottobre 2018, ore 20.00 turno D

Durata complessiva 3 ore circa, compreso un intervallo

MACBETH

Melodramma in quattro parti su libretto di Francesco Maria Piave, da William Shakespeare

Musica GIUSEPPE VERDI
Versione 1847, edizione critica a cura di David Lawton
The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano

Personaggi
Interpreti

Macbeth
LUCA SALSI
VLADIMIR STOYANOV (18)

Lady Macbeth
ANNA PIROZZI
DAVINIA RODRIGUEZ (18)

Banco
MICHELE PERTUSI

Macduff
ANTONIO POLI

GIOVANNI SALA (18)

Malcolm
MATTEO MEZZARO

Il medico
GABRIELE RIBIS

La dama di Lady Macbeth
ALEXANDRA ZABALA

Sicario
GIOVANNI BELLAVIA

Domestico

Prima Apparizione

Seconda e terza Apparizione
GIOVANNI BELLAVIA

GIOVANNI BELLAVIA

ADELAIDE DEVANARI

Maestro concertatore e direttore PHILIPPE AUGUIN

Regia DANIELE ABBADO

Costumi CARLA TETI

Luci ANGELO LINZALATA

Movimenti coreografici SIMONA BUCCI

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

ORCHESTRA GIOVANILE DELLA VIA EMILIA

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro MARTINO FAGGIANI

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma

Spettacolo con sopratitoli in italiano e in inglese

 

 

A Crisalide debutta Macbetto di Giovanni Testori, frutto dell’inedita collaborazione fra Teatro delle Albe, Masque e Menoventi

La venticinquesima edizione del Festival forlivese ospita la prima assoluta dello spettacolo che vede cooperare artisticamente, per la prima volta, le tre storiche formazioni romagnole.
«Il testo, greve e impuro, è imbevuto e lordato di ogni possibile liquido corporale: feci, sangue, sperma, urina»: Roberto Magnani del Teatro delle Albe introduce Macbetto o la chimica della materia, spettacolo da lui ideato, diretto e interpretato insieme a Eleonora Sedioli di Masque teatro e a Consuelo Battiston di Menoventi che sarà presentato in prima nazionale venerdì 14 settembre alle ore 21 al teatro Félix Guattari di Forlì nell’ambito della venticinquesima edizione del Festival Crisalide.
«Macbetto è infatti un’opera materica, biologica» continua Roberto Magnani «un farsi e disfarsi continuo che richiama le ragioni profonde del teatro stesso, essendo quest’ultimo, appunto, biologia. Ricorre quindi un continuo sporcarsi, ma contrastato dalla tensione tutta verticale a cui si aggrappa il personaggio di Macbet».
Lo spettacolo ha per sottotitolo Trasmutazioni da Giovanni Testori: «A partire dal testo originale si è operata una riduzione, ricavandone solo tre figure, espungendo dunque il Coro e omettendo l’ambientazione della chiesa sconsacrata. Sarà il Teatro in sé a diventare una specie di chiesa s-consacrata, mentre alcune parti del Coro verranno ridistribuite ai tre personaggi principali: Macbet, Ledi Macbet e la Strega. Le tre figure sembrano dettare un continuo e ciclico movimento di generazione vicendevole, come se fossero, ciascuna, una e trina».
Eleonora Sedioli di Masque teatro, che ha curato la coreografia di Macbetto, aggiunge: «Nel mio lavoro sul corpo e sul movimento, nella composizione della partitura delle micro-posture il mio riferimento costante è la cronofotografia di Étienne Jules Marey: il corpo in azione crea vuoti nello spazio, sono le posture generali e le microposture a far nascere la sensazione di fondo. Nello specifico, il mio ruolo nel Macbetto trae forza dalle indagini di Michel Leiris a proposito degli sciamani siberiani: la strega è un simulacro, è l’immagine trasposta di una figura che crea il trapasso tra la quotidianità e la pura trance».
«Mi sono confrontata con lo scritto di Testori come ci si avvicina a una lingua straniera» riflette Consuelo Battiston di Menoventi «Sono partita dall’39;esercizio della memoria e dall’ascolto dei suoni. Poi è seguito il lavoro sul ritmo, sulla fluidità, sulla musicalità del dire. Per il corpo tutto dev’essere misurato e necessario: l’energia, il movimento, l’espressione devono sostenere innanzitutto la dilatazione del verso. Le posture di Ledi Macbet sono frutto di una ricerca sulle pose delle donne nei giornali di moda dell’epoca fascista e lavorando per dissonanza ho cercato di raccordarle con movenze aspre e grevi».
Conclude Roberto Magnani: «Macbetto, come direbbe lo stesso Giovanni Testori, è un “atto liberativo; ma la liberazione, avvenendo per la via direttissima del dialetto, ha qui la sgradevolezza e l’insostenibilità d’una vera e propria emorragia; se non già d’un vomito”».
Il teatro Félix Guattari (Ex Filanda Maiani) si trova in Via Orto del Fuoco 3 a Forlì.

Teatro delle Albe/Ravenna Teatro
Masque Teatro
menoventi / e-production
MACBETTO
o la chimica della materia
Trasmutazioni da Giovanni Testori

MACBET Roberto Magnani
LEDI MACBET Consuelo Battiston
LA STREGA Eleonora Sedioli

ideazione, spazio, costumi e regia Roberto Magnani musica Simone Marzocchi
coreografia Eleonora Sedioli tecnica Luca Pagliano clavicembalo Chiara Cattani
coproduzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Masque Teatro, menoventi/e-production si ringrazia l’Associazione Giovanni Testori

L’universo poetico di Giovanni Testori scava nell’indicibile attraverso la lingua e la sua reinvenzione, dando vita a opere materiche, biologiche, sviluppate in un farsi e disfarsi continuo che richiama le ragioni profonde del teatro stesso. Attraverso i corpi e le voci di tre performer la parola di questo groviglio di eros e streghe si fa tangibile, concreta, ossessiva e musicale. Un lavoro sul potere e sulla sessualità del potere, dove maschile e femminile sono in continua mutazione.

DATE

14 settembre, Forlì, Festival Crisalide arti dinamiche del presente
27 settembre, Treviglio (BG), Festival deSidera
dal 2 al 21 ottobre, Ravenna, La stagione dei teatri
dal 5 al 10 marzo, Milano, Olinda-Teatro La Cucina
2, 3 aprile, Modena, Teatro delle Passioni

MACBETTU
di Alessandro Serra

tratto dal Macbeth di William Shakespeare

con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Giovanni Carroni, Andrea Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino.

traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni

collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini

regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra foto Antonio Baldino
produzione Sardegna Teatro e Teatropersona

Con il sostegno di Cedac Circuito Regionale Sardegna Regione Toscana Sistema regionale dello spettacolo dal vivo Si ringraziano i Comuni di Palau e Carbonia

Domenica 27 maggio ore 21 c/o Teatro Diego Fabbri

Profonda saggezza racchiusa nelle fiabe sui desideri. Il pescatore che vuol essere signore, poi re, imperatore, poi papa, poi Dio… e si ritrova pescatore. Il sublime di questa fiaba è che è sua moglie a spingerlo. La lezione è questa: l’ambizione è illimitata, mentre le possibilità reali non lo sono mai; nell’oltrepassarle si cade.

(Simone Weil)

Il Macbeth di Shakespeare recitato in sardo e, come nella più pura tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini. Questo il progetto di Alessandro Serra, regista e fondatore della compagnia Teatropersona. L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia. I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di animali, le corna, il sughero. La potenza dei gesti e della voce, la confidenza con Dioniso e al contempo l’incredibile precisione formale nelle danze e nei canti. Le fosche maschere e poi il sangue, il vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Ma soprattutto il buio inverno. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna.
La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura.
Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai corpi degli attori che disegnano luoghi ed evocano presenze. Pietre, terra, ferro, sangue, positure di guerriero, residui di antiche civiltà nuragiche.
Materia che non veicola significati, ma forze primordiali che agiscono su chi le riceve.

 

La stagione dei teatri

Franco Branciaroli
CTB Teatro Stabile di Brescia, Teatro de Gli Incamminati
Macbeth
di William Shakespeare

da giovedì 9 a domenica 12 febbraio 2017
inizio ore 21, domenica ore 15.30

Teatro Alighieri – Via Mariani, 2 – Ravenna
Spettacolo in abbonamento (uno dei sei titoli fissi per i turni A, B, C, D)

Franco Branciaroli è grande interprete e regista di un originale Macbeth di Shakespeare, la tragedia del male dell’uomo, della violazione delle leggi morali e naturali, dell’ambiguità, del caos e della distruzione che ne consegue. Di William Shakespeare, con Tommaso Cardarelli, Daniele Madde, Stefano Moretti, Livio Remuzzi, Giovanni Battista Storti, Alfonso Veneroso. Regia di Franco Branciaroli, CTB Teatro Stabile di Brescia, Teatro de Gli Incamminati. E sabato 11 febbraio incontro con Franco Branciaroli e il Teatro de Gli Incamminati a cura di Claudio Longhi.

Macbeth, nella regia di Franco Branciaroli, pone lo spettatore in un’ambigua posizione. Dalle poltrone pare sempre facile giudicare come sia giusto agire, eppure, quando l’ambizione, il male e addirittura l’assassinio assumono, con la parola sola e gli ampi gesti dell’attore shakespeariano, sembianze così umane, pare difficile ammettere che non saremmo state le regine che costringono il proprio re a mordere la mela più rossa, che non saremmo stati i re, cui bastò un discorso solo per sporcarsi le mani e per sentire già le ceneri dell’inferno su di esse, che non saremmo stati coloro che per vendetta uccidono o altri che tradiscono. Chi è alla poltrona abbandona la toga, viene spogliato da antiche poesie, si guarda un po’ sotto la camicetta, apre un po’ il colletto della giacca, sotto la collana, sotto la fede e sì, vi vede il proprio male e il proprio esserne tremendamente attratti.

«Il Macbeth parla di un mondo esterno in guerra – spiega Franco Branciaroli – dove caratteristiche come efferatezza e sete di sangue, al pari del coraggio, sono ritenute virtù, in quanto preservano il mondo interno della corte, una società patriarcale civilizzata regolata da leggi divine. La violenza che si applica all’esterno non vale per l’interno, altrimenti tutto salta e tra il dentro e il fuori non c’è più differenza, tutto diventa guerra. Macbeth sceglie di portare la violenza all’interno. Se in più anche la parte femminile si snatura e prende caratteristiche maschili, allora il caos è totale. Macbeth viene infatti “sedotto” all’ambizione dalle streghe, che storicamente rappresentano la minaccia al mondo patriarcale, e indotto all’assassinio da sua moglie, che viola il suo ruolo sociale di donna agendo come agirebbe un uomo».

Al caos generato da donne che sono uomini (da una natura femminile perversa) solo un “non nato di donna” potrà porre fine. Ma il dramma è ancora più complesso e tremendo: Macbeth, uccidendo il re, simbolo del padre e del divino, uccide la sua stessa umanità ed entra in una dimensione di solitudine dove perde tutto, amore, ragione, sonno, scopo di vivere. In più, la sua vittoria è sterile perché non ha eredi, e questa sua rinuncia alla sua umanità servirà solo a passare il trono al figlio di un altro.

Il Macbeth è la tragedia del male dell’uomo, della violazione delle leggi morali e naturali e dell’ambiguità, del caos, della distruzione che ne consegue. Un rovesciamento di valori significativamente testimoniato dal canto ambiguo e beffardo delle streghe: “Il bello è brutto, e il brutto è bello”. I demoni della coscienza, che sovvertono nel dramma l’ordine morale interno ed esterno dei personaggi fino alle estreme conseguenze, terrorizzano lo spettatore per il crescente e devastante controllo che assumono sulle vicende rappresentate, ma al contempo lo attraggono e avvincono, per il misterioso richiamo che l’uomo da sempre avverte dalla contaminazione con il male. Intorno all’inquietante parabola di seduzione dell’anima al male pulsa l’enigmatico cuore di questa tragedia.

Sabato 11 febbraio – ore 18 – sala Corelli del teatro Alighieri
Incontro con Franco Branciaroli e il Teatro de Gli Incamminati
a cura di Claudio Longhi.

Claudio Longhi, che da gennaio 2017 è il nuovo direttore del Teatro Nazionale dell’Emilia Romagna, coniuga il lavoro di ricerca come docente del corso di laurea magistrale dell’Alma Mater di Bologna con l’impegno teatrale come regista. Studioso della drammaturgia “moderna” e della storia dell’attore e autore di riflessioni storico-teoriche intorno al teatro di regia, sarà interlocutore di Franco Branciaroli, protagonista e regista dello spettacolo, in un dialogo aperto che cercherà di scavare nell’anima nera del Macbeth.

MACBETH
di William Shakespeare
traduzione Agostino Lombardo
regia Franco Branciaroli
scene Margherita Palli
costumi Gianluca Sbicca
luci Gigi Saccomadi
con Franco Branciaroli e Valentina Violo
e con Tommaso Cardarelli, Daniele Madde, Stefano Moretti, Livio Remuzzi, Giovanni Battista Storti e Alfonso Veneroso
produzione CTB Centro Teatrale Bresciano – Teatro de Gli Incamminati

BIGLIETTI: Platea e palco I, II e III ordine. Sostenitore: €24. Ridotto*: €20. Under30: €16. Under20: € 8.
Galleria e palco IV ordine. Sostenitore € 17. Ridotto*€ 15. Under30: €10. Under20: € 8.
Loggione. Sostenitore € 7, under20 € 5.
*cral e gruppi organizzati, insegnanti, oltre i 65 anni, iscritti all’Università per gli Adulti Bosi Maramotti, Soci Coop Adriatica, EspClub Card, Soci BCC, tessera TCI.

Biglietterie
Teatro Alighieri, via Mariani 2 Ravenna tel. 0544 249244 (feriali dalle 10 alle 13, giovedì dalle 16 alle 18 e da un’ora prima dello spettacolo).
Teatro Rasi, via di Roma 39 Ravenna tel. 0544 30227 (il giovedì dalle 16 alle 18 e da un’ora prima dello spettacolo).

BIGLIETTI GRATUITI: per ogni spettacolo de La stagione dei teatri, grazie al contributo di Fondazione Flaminia, Ravenna Teatro/Teatro delle Albe distribuisce agli studenti universitari del campus di Ravenna biglietti gratuiti. La distribuzione avverrà la settimana di ogni spettacolo il martedì al Punto Ristoro del Palazzo dei Congressi (dalle 12.30 alle 13.30) e il giovedì al Teatro Rasi (dalle 16 alle 18). Posti limitati, per info: 0544 36239.

Macbeth Teatro Pergolesi di Jesi novembre 2012

FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”
Direttore Giampaolo Maria Bisanti
Regia e luci Henning Brockhaus

Thomas Hampson
Paoletta Marrocu
Roberto Scandiuzzi
Luis Lima
Chorus and Orchestra of the Zurich Opera House

Conductor Franz Welser-Möst

 Recorded Live 2001 Zurich

 

7 thoughts on “Macbeth

  1. Il Macbeth francese protagonista al Festival Verdi di Parma

    Il Festival Verdi compie vent’anni e proprio col coraggio e l’entusiasmo della sua giovane età non si ferma di fronte al lockdown che ha segnato un periodo tanto buio per la nostra cultura, e per la prima volta nella storia del teatro di Parma si affida a uno spazio “open air” nel verde del Parco Ducale, di fronte allo storico monumentale palazzo omonimo, già prestigiosa sede dei RIS dell’Arma dei Carabinieri, rappresentando un forte segno di ripartenza nel territorio di una città che nel 2020 avrebbe dovuto essere capitale italiana della cultura, e che lo sarà comunque il prossimo anno con tutto il bagaglio di espressività che tutto questo comporta. Le sue “Scintille d’Opera”, simbolo e metafora di stupore, di entusiasmo e di atmosfera di un festival che salvaguarda la qualità musicale e permette di rispettare l’attività culturale nel solco del percorso intrapreso in questi anni, portano in scena il Macbeth degli “anni di galera” di un Verdi che per la prima volta si approccia al teatro shakespeariano nella versione francese tradotta da Charles Louis Etienne Nuittier e Alexandre Beaumont nell’edizione critica di David Lawton revisionata da Candida Mantica. E’ un’occasione per riflettere con attenzione sul tema delle traduzioni e delle diversità timbriche fra le due lingue, ma in realtà nulla aggiunge alla profondità della creazione verdiana originale, anche se molto spesso la traduzione francese, non essendo fedele al testo italiano, attinge più spesso al dialogo shakespeariano smussando alcune asperità della lingua originale anche se fa perdere giocoforza quella lettura risorgimentale tipica della letteratura verdiana. Di conseguenza si apprezzano maggiormente alcune pagine come i ballabili delle streghe scritti appositamente per Parigi in omaggio al grand-opèra allora in auge. Nel riprendere l’opera per Parigi, a diciott’anni dalla prima del 1847, verdi inserì alcune delle arie più belle, quasi geniali, come “La luce langue”, fosco monologo della Lady, la surreale scena delle apparizioni e lo struggente coro “Patria oppressa” che canta l’amarezza per la propria terra in schiavitù, caratterizzando maggiormente l’atmosfera sinistra nella caratterizzazione psicologica dei personaggi. Certo che la versione francese aggiunge un tocco di eleganza raffinata al Verdi sanguigno e travolgente che tanto amiamo. Sul podio della Filarmonica Toscanini la bacchetta attenta di Roberto Abbado punta su un tono vibrante per cogliere un’atmosfera misteriosa con una ricerca del colore ambientale che fa da sfondo al massimo rilievo conferito alla parola e al peso drammatico che ne comporta. Ludovic Tézier , strepitoso al suo debutto a Parma, giganteggia sulla Lady. Questo Macbeth così complesso, introverso e tormentato, costruito attraverso un fraseggio sottile e articolatissimo che trova punte di introspezione psicologica anche nelle pieghe inesplorate della partitura, fa del bravo baritono francese il vero protagonista della serata, anche per il suo bellissimo timbro pieno, piegato dall’intelligenza e dalla grandissima musicalità che tocca uno dei punti più elevati nell’aristocratica “Pietà, rispetto, onore” (Honneurs, respect,tendresse). Accanto a lui Silvia Dalla Benetta evidenzia molte forzature in un canto di forte personalità che però non conosce grandi raffinatezze, nonostante alcuni passaggi appaiano ben costruiti su una progressione psicologica dai toni ondeggianti e inquieti come l’aria della Lady. Voce imponente e vellutata è quella di Riccardo Zanellato nelle vesti di un Banquo di grande fraseggio analitico nella compostezza austera di una personalità superba. Bene Giorgio Berrugi nel ruolo di un Macduff di voce brunita e morbida, musicalissima nella versione francese della “Paterna mano” “Ah c’est la main d’un père”. Incisivo è il Malcolm di David Astorga, e a seguire tutti gli altri Jacobo Ochoa, Natalia Gavrilan, Francesco Leone, Pietro Bolognini e Pilar Mezzadri Corona. Splendido è il coro del Regio di Parma preparato magnificamente da Martino Faggiani che nella struggente “Patria oppressa” ci regalano un’emozione unica. E l’Orchestra Filarmonica Toscanini suggella momenti di grande spessore, non solo nelle parti soliste ma anche nei bellissimi concertati, compresa l’elettrizzante aria del banchetto. Giusta appare l’amplificazione spazializzata con buon equilibrio e profondità di suono.

    Parma, 13 settembre 2020.
    Claudia Mambelli.

  2. Macbeth inaugura il Festival Verdi di Parma

    L’edizione 2018 del Festival Verdi di Parma si è inaugurata con Macbeth, un’opera giovanile che segna il primo incontro del genio di Busseto con Shakespeare; un incontro che si ripeterà nella piena maturità verdiana con Otello e Falstaff, alla ricerca del confronto dell’uomo con la propria identità e col potere, temi morali insiti nella tragedia shakespeariana. Macbeth è un’opera complessa, per lungo tempo rappresentata raramente e solo successivamente riscattata; e sulla scia di un Festival che ha la prerogativa di sviscerare ogni singola nota, a Parma è stata presentata nella sua prima edizione, quella che Verdi compose nel 1847 lasciandola orfana di alcune delle pagine più belle che ne caratterizzeranno la successiva ripresa parigina del 1865; da “La luce langue”, un’aria che tratteggia con mille sfaccettature il crollo psichico della Lady luciferina, ai ballabili coi quali il bussetano si adeguò alle convenzioni francesi, fino alla modifica del famoso coro “Patria oppressa” riscritta praticamente di sana pianta. La versione parmense 2018 gode della bacchetta di Philippe Auguin sul podio della Filarmonica Toscanini e dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia facendone una lettura corretta ed equilibrata nelle pennellate raffinate, ma priva di quel bellissimo coinvolgente colore drammaticamente intenso raccontato nella struttura psicologica dei personaggi verdiani. Un successo trionfale è indirizzato al coro del Teatro Regio che diretto magistralmente da Martino Faggiani ci regala momenti di grandissimo valore per l’espressività interpretativa e per il colore vocale che canta l’amarezza per la propria terra ridotta in schiavitù. Assistere all’ultima recita di uno spettacolo a volte paga. E’ il caso del Macbeth del 18 ottobre interpretato dal baritono Vladimir Stoyanov che prende il posto del collaudatissimo e ineccepibile Luca Salsi protagonista delle recite precedenti. Stoyanov, fra i baritoni di nuova generazione per la bellissima tinta verdiana, per l’omogeneità dell’emissione e per lo scavo espressivo nella nobile varietà d’accento che lo distinguono, riscuote un successo personale che culmina nella celebre aria “Pietà, rispetto, onore” bissata a furor di popolo per un pubblico elettrizzato. Non è da meno l’affascinante Davinia Rodriguez, Lady del male dalla protervia ferina che profuma comunque di una femminilità sensuale nell’avvolgere letteralmente il suo re. La sua silhouette splendida si staglia con grande eleganza sui fondali grigi e piovosi del palcoscenico del Regio, e la sua vocalità prorompente negli acuti di agilità, alternata alla duttilità nella voce sfumata ne fanno una protagonista di primo piano. Il cast si completa con la figura eccellente di Michele Pertusi, Banco di enorme statura espressiva che scolpisce con imponente fraseggio e canta il sublime Arioso con dolcezza insieme austera e commossa in un’atmosfera di grande suggestione. Felice è anche l’interpretazione del giovane Giovanni Sala, Macduff intonatissimo, e Matteo Mezzaro nelle vesti di Malcolm. Molto bene anche Alexandra Zabala che ricopre il ruolo della Dama della Lady. Infine Gabriele Ribis è il medico, e Giovanni Bellavia è sicario, domestico e prima apparizione, mentre Adelaide Devanari è la voce bianca delle successive apparizioni. Poi le note si fanno dolenti con l’allestimento. Per molti registi oggi la parola d’ordine è che se ne parli, non importa se bene o male. Evidentemente a questa schiera appartiene anche Daniele Abbado il cui operato, indipendentemente dalla suggestione creata nella scena del banchetto grazie alle belle luci di Angelo Linzalata, si svilisce nell’uccisione a ombrellate di Banco sullo sfondo di un’ironica promenade dei sicari con ombrellini stile “singing in the rain”, per non parlare della sfilata che profuma di Satyricon felliniano. I costumi sono di Carla Teti. Non occorre aggiungere altro.

    Parma, 18.10.2018.
    Claudia Mambelli.

  3. GRANDE JENNIFER LARMORE IN LADY MACBETH, DIREZIONE INFUOCATA DI ROBERTO ABBADO
    IL COMUNALE DI BOLOGNA INAUGURA CON MACBETH: BELLISSIMO ALLESTIMENTO
    LA REGIA LUCI E OMBRE DI WILSON DIVIDE MA SI IMPONE PER BELLEZZA FORMALE

    La luce langue. Sono queste le parole iniziali della famosa aria di Lady Macbeth. Luce malata e mortifera, epifania notturna e visibile di un Male che distrugge chi lo subisce ma anche chi lo attua. E poi la tenebra, labisso interiore dellUomo squarciato da fulmini, forse lo spazio metafisico per eccellenza, sicuramente quello che per motivi ancestrali ci spaventa fin dallinfanzia. Il Macbeth di Verdi unopera in bianco e nero, dove questi colori sono presenti anche come basilari e semplici manifestazioni cromatiche, oltre che come simboli morali, e continuamente si fondono a turbare lo spettatore, a creare unambiguit che spaventa, poich ci che male viene ineluttabilmente estirpato con altro male. Capolavoro a mio avviso concettualmente antimanzoniano come pochi altri, il personaggio di Macbeth incarna un mito dunque pi che mai novecentesco, fin dalla tragedia originale di Shakespeare alla fedele rielaborazione di Verdi e Piave-Maffei. La genialit del Bardo, prima, e del compositore bussetano (cui va riconosciuto lenorme merito di aver saputo leggere attentamente la drammaturgia della tragedia) poi, sta nel centrare la loro opera sulla dicotomia essenziale fra Male e Senso di Colpa. Il Senso di Colpa non il Bene, anzi necessariamente frutto del suo contrario, e ci permette una trattazione della difficile tematica enormemente pi profonda e densa di problematiche. Cos, uninterpretazione definitiva del testo si fa sfuggente, come si addice a ogni capolavoro assoluto che si rispetti. Sarebbe impossibile pensare alle Baccanti senza un Penteo ossimorico e ragionevolmente incuriosito dalinvasamento dionisiaco. Ritornando al contrasto fra luci e ombre, la regia di Robert Wilson basava su di questo lintero allestimento. I momenti pi drammatici erano sottolineati con cascate di luce, spesso abbagliante: una luce che mi ha ricordato langosciosa presenza del Sole in molte poesie degli Ossi di Seppia montaliani, dove la luminosit assorbe crudelmente calore e vita. Viceversa, quando la narrazione si spingeva nel misterioso e nellallucinato, la scena si faceva buia e desolante, come a suggerire una provenienza sepolcrale e archetipica dellelemento visionario. Mantenendo un confronto con la poesia, qui siamo nel territorio dei Canti Orfici di Dino Campana. Ho scritta la parola narrazione, e in questo caso pi giustamente che altrove: il teatro di Wilson, come egli stesso dichiara, formale, si disinteressa delle implicazioni psicologiche presenti nel testo. In Macbeth, Wilson avrebbe potuto scavare nella sessualit distorta di Lady Macbeth e marito, avrebbe potuto evidenziare la questione della paternit, in Verdi cos centrale. Ma il regista, fedele al suo credo stilistico, ha preferito ancora la via dellessenzialit e della scarna presentazione della vicenda, senza sovrastruttura alcuna. Ora, secondo chi scrive ci sono due maniere di fare teatro, e dunque anche di allestire opere liriche. Sono entrambe legittime: si pu fare un teatro che attraverso la rappresentazione esprima un ulteriore significato, derivante dalla rappresentazione stessa (e tale significato pu risultare direttamente dalla concezione autoriale originale o essere filtrata dalla sensibilit del regista) oppure ci si pu fermare alla pura forma, allidea similiperuranica, di rappresentazione, tentando di porgerla come sostanza (substanzia) al pubblico. Una lettura come questultima porta ad identificare il significante, cio lazione teatrale, con il significato, cio il concetto espresso, ed la lettura che abbraccia Wilson. Mi pare dunque indiscutibile il fatto che il regista americano, per la bellezza visiva dei suoi allestimenti compreso il Macbeth bolognese, rappresenti la figura cardine a livello mondiale del teatro inteso in questa maniera. Con buona pace degli scontenti, bene ha fatto il Comunale di Bologna ad inaugurare lanno verdiano con questo eccellente allestimento. Eccellente anche per quanto riguarda la parte esclusivamente musicale, a cominciare dal direttore Roberto Abbado. Egli, affine al repertorio italiano, ha guidato lottima Orchestra con piglio vivacissimo. La sua bacchetta colpiva efficacemente con sferzate sonore di elevatissima drammaticit, in unopera dove di lirismo in pratica non ce n. Ottimamente assortita la compagnia di canto, in cui ha brillato la Lady Macbeth di Jennifer Larmore. Dotata di acuti non solo saldi ma anche perfettamente squillanti e mai faticosi (anche i pianissimi emergono con facilit e bellezza impressionanti), la cantante vanta un vibrato piacevolissimo oltre che un registro grave di tutto rispetto. Un prova davvero di alto livello, capace di entusiasmarmi come difficilmente pu capitare con i soprani attuali in questo difficile ruolo. Meno generoso il Macbeth di Dario Solari, dallemissione talora un po imprecisa (evidentemente il suono non rimbalza completamente in maschera scontrandosi saltuariamente con le cavit della gola). Anche il legato non morbido come dovrebbe, e gli acuti, ma solo allinizio della recita, escono palliducci. Ma lintenzione di fraseggio (lavorare con Muti non pu che dare ottimi frutti) da premiare. Ben delineato il Macduff di Roberto De Biasio, tenore dal timbro affascinante e di buona nobilt daccento; meno personale e pi standardizzato, invece, Carlo Cigni (che nella serata del 12 ha sostituito Riccardo Zanellato) nei panni di Banco: la sua interpretazione non rimane impressa, mancando della fermezza ieratica propria dei bassi verdiani. Comprimari tutti di buon livello. Laugurio che il proseguo della stagione si mantenga sui livelli pi che buoni di questa inaugurazione, confermando il Comunale di Bologna come teatro in netta ripresa qualitativa (gi avviata da un paio di stagioni) per quanto riguarda gli allestimenti.

    Michele Donati

  4. A Jesi per la 45ma Stagione Lirica di Tradizione
    A Jesi un Macbeth intenso
    Riproposto lo straordinario allestimento di Josef Svoboda

    Il punto focale della 45ma Stagione Lirica di Tradizione organizzata a Jesi dalla Fondazione Pergolesi Spontini lomaggio allo scenografo Josef Svoboda ricordato nel decimo anniversario della scomparsa.

    Artista che ha fatto della sperimentazione teatrale la sua prerogativa principale, Svoboda ricordato da tutti per le sue straordinarie messe in scena che hanno sempre avuto grande successo, soprattutto nel difficilissimo campo dellopera lirica, un settore nel quale gli allestimenti sono sempre oggetto di dispute tra gli appassionati e gli addetti ai lavori di tutto il mondo .

    Jesi ha voluto ricordare questo grande del teatro inserendo nella sua stagione autunnale una sorta di mini festival che potesse tenere viva la memoria dellartista proponendo due sue celebrate creazioni, Macbeth di Giuseppe Verdi e Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, entrambe rappresentate con la regia di Henning Brockhaus.

    Venerd 9 novembre andato in scena Macbeth ottenendo un alto indice di gradimento da parte del pubblico convenuto al limite della capienza al Teatro Pergolesi.

    Vista la peculiarit di questo omaggio indispensabile iniziare la nostra disamina dalla parte visiva dello spettacolo che risultata di straordinaria intensit drammatica per una resa teatrale che riuscita felicemente a fondere tutte le componenti di uno spettacolo lirico, scene, movimenti, drammaturgia, canto e musica con Svoboda e Brockahus che sono riusciti a costruire una simbiosi perfetta tra le loro arti.
    Svoboda ha concepito un allestimento essenziale, qui riprodotto da Benito Leonori, ideale per rappresentare il dramma dellambizione e del potere, una tragedia universale che, in quanto tale, senza tempo, cos come emerge dal capolavoro di William Shakespeare del quale Giuseppe Verdi, con la sua vena musicale, seppe esaltare la straordinaria drammaticit.
    Questa ‘essenzialit’ ottenuta con lutilizzo di semplici pannelli ed elementi scenici che per non dimostrano alcuna povert visiva come spesso accade per realizzazioni analoghe, ma, grazie allutilizzo di opportune e ben curate proiezioni, lo spettacolo acquista profondit e colore a seconda delle diverse situazioni teatrali e drammatiche. Questa atemporalit risultata rinforzata ed integrata, dai costumi realizzati da Nan Cecchi che si sono inserite alla perfezione nella struttura dello spettacolo.
    Su queste solide fondamenta costruita la regia di Brockhaus, molto attenta a mettere in risalto ci Verdi volle evidenziare con la sua musica, vale a dire i tre personaggi principali dellopera, Macbeth, la Lady e le Streghe, dove per la prima volta un collettivo diventa vero e proprio elemento trascinante.
    Per parte di Macbeth Brockhaus ha concepito una dimensione spesso onirica dai contorni da incubo che ha sintetizzato il mutamento interiore al quale il personaggio condotto dalla brama di potere che lo porta allannientamento.
    Poi la Lady Macbeth, personaggio terribile, qui raffigurato come un derivazione infernale delle streghe, al suo apparire rappresentato come scaturente dallanimo stesso di queste creature diaboliche, alle quali il regista ha saputo dare dei movimenti, spesso, avvolgenti, che riescono quasi ad inghiottire Macbeth per trasfondere al personaggio la cattiveria e l’aridit interiore, visioni infernali rafforzate allutilizzo in scena di alcuni acrobati.
    Se Shakespeare e Verdi il binomio perfetto dal punto di vista drammaturgico, Svoboda e Brockhaus il binomio altrettanto efficace dal punto di vista interpretativo, una fusione che ha reso lo spettacolo di estrema vitalit, risultando attuale e non datato.
    Lesempio calzante di quanto detto finora lo troviamo nel secondo atto, nella cosiddetta scena del banchetto e delle apparizioni di Banco durante il quale i rimorsi del protagonista iniziano la loro opera di erosione mentale. Queste apparizioni sono state realizzate in maniera magistrale.
    Allo spettatore il fantasma di Banco appariva in uno specchio situato sul fondo della scena nel quale si rifletteva anche la sala, fatto che donava uno straordinario fascino. Ovviamente il fantasma non era visibile ne ai convitati ne a Macbeth riuscendo a dare, con semplicit, ma con rara efficacia quel senso di allucinazione che pervade la scena tutta.
    La parte musicale stata affidata alla direzione di Gianpaolo Maria Bisanti, direttore gi ammirato qui a Jesi in altri capolavori verdiani, Traviata e Rigoletto, confermando ancora la sua propensione alla poetica teatrale di Giuseppe Verdi, con una direzione intensa quanto incisiva ben coadiuvato dall Orchestra Filarmonica Marchigiana.
    Nella compagnia di canto ha molto ben impressionato Luca Salsi, un Macbeth giovanile e di buone doti vocali ed interpretative, al quale stata affiancata la Lady Macbeth di Tiziana Caruso, molto convincente dal punto di vista teatrale, dalla voce molto affascinante e ‘verdfiana’ ma con qualche incertezza negli abbellimenti che nella Lady non sono predominanti in quanto la parte non di tipo strettamente belcantistico ma che sono utilizzati per donare al personaggio quei connotati che lo rendono diabolico, infernale.
    Nel resto della compagnia cera il Macduff di Thomas Yun ed il Banco di Mirco Palazzi seguiti da Miriam Artiaco (Dama di Lady Macbeth), Dario Di Vietri (Malcom), Carlo Di Cristoforo (Medico) e Andrea Pistolesi (Domestico, Sicario e Araldo). Pasquale Veleno ha diretto il Coro Filarmonico Marchigiano.
    Applausi fragorosi ed interminabili al termine di questo spettacolo coprodotto Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste ed il Carlo Felice di Genova, indice di incondizionato gradimento per una interpretazione che ha illuminato la serata ma, anche, per il Macbeth e per il suo universale messaggio drammatico che ad ogni rappresentazione si rinnova ed affascina gli spettatori.

    Claudio Listanti
    claudio.listanti@voceditalia.it

  5. MACBETH di Verdi per Ravenna festival 2004

    MACBETH
    Melodramma in quattro parti di Francesco Maria Piave
    musica di Giuseppe Verdi (1813-1901)
    direttore Daniele Gatti
    maestro del coro Marcel Seminara
    regia e coreografia di Micha Van Hoecke
    scene di Edoardo Sanchi
    costumi di Marella Ferrera
    luci di Daniele Naldi

    Macbeth Carlos Alvarez
    Banco Ildebrando DArcangelo
    Lady Macbeth Tatiana Serjan
    Macduff Giuseppe Gipali
    Malcolm Antonello Ceron
    La dama di Lady Macbeth Anna Malavasi
    Il medico Carlo Di Cristoforo

    Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
    Ensemble di Micha van Hoecke
    Nuovo allestimento di Ravenna Festival
    Coproduzione Ravenna Festival, Teatro Comunale di Bologna,
    Teatro Giuseppe Verdi di Trieste Palazzo Mauro de Andr
    Venerd 16 e Domenica 18 luglio
    Sponsor dell’evento

    Questa tragedia una delle pi grandi creazioni umaneSe noi non possiamo fare una gran cosa, cerchiamo di fare almeno una cosa fuori del comune: scriveva Verdi a Piave, autore del libretto, il 4 settembre 1846.
    Il regista- coreografo belga Micha van Hoecke prende alla lettera le parole di Verdi ed ambienta il Macbeth, allestito al Pala De Andr di Ravenna, in oriente, traendo ispirazione dal film di Akira Kurosawa Il trono di sangue (1957), il cui soggetto, tratto dalla tragedia shakespeariana ha come protagonista Washizu, l’alter ego giapponese di Macbeth.
    Al regista non interessa la fedelt ai luoghi originari, ma la forza e il mistero presenti in un mondo pieno di ritualit, pertanto opta per uno spazio tenebroso (nero il pavimento, nero lucido riflettente il soffitto che si eleva allinizio e resta in tralice per la visione speculare dellazione e il raddoppio delle scene di massa-lontana reminiscenza della Traviata degli specchi di Svoboda a Macerata), per un palcoscenico vuoto, percorso da fosche apparizioni ed allucinazioni lancinanti. I protagonisti e i simboli emergono dalloscurit, spuntando a mezzo busto dallimpiantito o sfilando in fondo al palcoscenico dietro un divisorio trasparente, focalizzati dallintrigante gioco di luci di Daniele Naldi e illuminati dai lampi della musica scanditi da un ritmo lucido e convulso. E, per non interrompere larco narrativo della vicenda, stato eliminato il sipario. La regia comunque piuttosto statica e non sempre intrigante e il nero totale delle scene di Edoardo Sanchi non favorisce lattenzione.
    Il film di Kurosawa fornisce una sorta di rappresentazione visiva del Bushido, il codice d’onore dei samurai, soprattutto per l’orientamento dei personaggi sulla scena.
    Lady Macbeth, creatura malefica protetta dalle tenebre, la cui importanza si presagisce fin dal preludio, compare con la musica fin dallinizio impigliata in una tela di ragno (forse ragno ella stessa), tela che finir per stringerla nellepilogo di una storia di sangue e di morte, sulla quale incombe una pesante atmosfera. Non ci sono intrighi amorosi, aleggia la continua tensione del male e prevalgono i lati oscuri dellanimo umano.
    Il nuovo allestimento e’ coprodotto con il Teatro Comunale di Bologna e con il Verdi di Trieste.
    A Ravenna Festival stata eseguita la traduzione italiana del Macbeth francese, rappresentata per la prima volta alla Scala di Milano il 28 gennaio 1874, con i ballabili secondo la tradizione dellopera francese.
    La musica bellissima di Verdi d corpo sonoro all’incubo, eccitando i sensi. LEnsemble di van Hoecke traduce tale eccitazione con una gestualit dal ritmo incalzante, reso ancor pi evidente dal contrasto tra il nero degli abiti e delle scene e il bianco delle facce e delle braccia in movimento.
    Belle le scelte registiche per le scene dinsieme; bellissimi i costumi da samurai (purtroppo non sempre visibili per il buio), ideati da Marcella Ferrera, che veste di nero tutti gli altri, con qualche pennellata di rosso per la Lady.
    Per la scena del sonnambulismo si snoda un velo bianco che produce immagini dilatate nel sovrastante piano riflettente. Originalissima la scena del bosco che avanza: uomini coperti di canne lucide e tintinnanti, con la duplice funzione di mascherare i soldati e di simulare i rumori delle armi.
    Lorchestrazione emblematica dalla tinta prevalentemente drammatica, con i fiati che definiscono la cupa atmosfera della libidine del potere foriera di tragedia e con le inquietudini cromatiche di una musica abissale, trova nella lettura di Daniele Gatti la giusta estrinsecazione e lOrchestra del Teatro Comunale di Bologna d espressione sonora al gesto del direttore. Bravi!
    Fantastico il Coro del Comunale di Bologna, preparato e diretto da Marcel Seminara, per la pienezza e la compattezza dellamalgama del suono (favorito da una sorta di eco), per la cura del canto a mezza voce, per lespressivit dellemissione: un coro da arena per la potenza.
    La gestualit dei personaggi non ha avuto il supporto delle parole che giungevano indistinte, non so se per cattiva acustica dellambiente o per mala dizione dei cantanti.
    Il baritono Carlos Alvarez nel title-role esibisce una vocalit ampia e di certo spessore, morbida e di bel timbro, porge con grande sentimento ed espressivit e la sua voce si espande a 360, anche se a volte le sue buone intenzioni sono coperte dalle sonorit orchestrali; il basso Ildebrando DArcangelo presta a Banquo una voce di un bel colore scuro; Giuseppe Gipali (Macduff) un tenore chiaro dal buon peso e fiati sostenuti; corretti il tenore Antonio Ceron (Malcolm), il soprano Anna Malavasi (dama della Lady) e tutti gli altri.
    Tatjana Serjan ha voce possente dal timbro scuro, notevole estensione, fraseggio espressivo e accento tagliente, note gravi consistenti, corretta messa di voce, suggestivi filati (vedi il re bem. sovracuto del sonnambulismo, seguito da un pianissimo orchestrale). Una bella Lady, peccato che loscurit quasi perenne dellambiente abbia reso impossibile la percezione dei particolari.

    Giosetta Guerra
    pubblicato su Musica e Scuola 15 sett. 2004

  6. Cronache dal Palcoscenico 5

    Sferisterio: simboli ed effetti cromatici in sostituzione degli ambienti

    Macbeth acrobatico e Norma tibetana
    di Giosetta Guerra

    MACERATA luglio e agosto 2007 – La scenografia delle due opere maceratesi alle quali ho assistito, Macbeth (26 luglio-premire) e Norma (4 agosto), ma anche di Maria Stuarda, come risulta dalle foto, aveva la medesima struttura architettonica fissa, formata da tre lunghe pedane a scivolo dal centro verso lesterno, sulle quali sfilavano o correvano, agivano o sostavano le masse con effetti scenici e cromatici di grande impatto visivo; questi “camminamenti” erano sorretti da una grata in ferro nero fissata sullimpiantito del palcoscenico, al centro del quale era posizionata una breve scalinata quadrangolare (grigia per Macbeth, bianca per Norma), che faceva da base a semplici supporti architettonici, raffiguranti il trono (una o due grandi sedie rosse) per Macbeth e un altare votivo, sormontato da unaquila doro, che sorreggeva un braciere con fuoco perenne, come nelle cripte tibetane, per Norma. Otto candidi pilastri bianchi quadrangolari, che con il gioco di luci (disegnate da Sergio Rossi) a tratti apparivano cilindrici, quattro medaglioni istoriati (due con svastiche) sul fondale, due cubi bianchi e oro ai lati dellaltare, che riuniti diventavano il letto dei figli della sacerdotessa, completavano la pulita e lineare scenografia di Norma. Nella linea della classicit, ma pi cupa, anche la scenografia di Macbeth, che al momento del brindisi veniva arricchita di tre tavoloni neri con sgabelli in tinta. E fumo per entrambe le opere. Pier Luigi Pizzi e Massimo Gasparon viaggiano sulla stessa linea. Lazione si svolgeva quindi su tre lunghissimi piani, che sfruttavano tutta lampiezza del palcoscenico dello Sferisterio, con la restituzione di una platealit accattivante delle scene di massa (una fra tante limmagine dolorosa del coro nero seduto a terra in ordine sparso mentre canta Patria oppressa), di uno sfolgorio cromatico diffuso, di un godimento estetico che se ne infischiava della pertinenza o meno di certe scelte registiche. Tuttavia qualche domanda sorta spontanea. Perch Pizzi ha scelto degli acrobati ballerini per le streghe di Macbeth? Sinuosi, spericolati, bravissimi, bellissimi tutti neri con testa e braccia rosse, hanno eseguito difficili figure coreografiche (grands jets en air) e numeri da circo dalta classe (capovolte a ripetizione e acrobazie varie), che ci piaciuto molto vedere, ma che non ci hanno fatto sentire il brivido della paura. Provate ad immaginare leffetto visivo di questi due colori che si intrecciano nelle acrobazie: spettacolare e non terrificante. Perch Gasparon ha optato per i monaci tibetani, “pacifisti” e non guerrieri e, se ha trasportato Norma in Tibet, che ci facevano quelle svastiche sul fondale? Gasparon ce lo spiega nella sua presentazione dellopera, ma la gente non sempre compra o legge il libretto, suo malgrado, e poi non sempre se la sente di dover re-interpretare ci che gi conosce per tradizione.

    A dir la verit siamo un po stanchi anche noi di essere costretti a scavare tra le pieghe delle intenzioni registiche, di dover disquisire nelle nostre recensioni sul significato degli allestimenti, ci ha gi pensato il librettista a suo tempo a delineare storia e ambienti e il musicista ha ideato la musica per quella storia e per quellambiente. Chi va allopera non vuole lambiccarsi il cervello per indovinare dove si trova, vuole essere tranquillo e ascoltare soprattutto una buona esecuzione musicale e vocale. Invece oggi si spende pi per gli allestimenti che per lingaggio di ottimi cantanti. Vogliamo il teatro dopera e non lopera dei registi e degli scenografi.
    Sul versante registico, inoltre, in Macbeth mi sembrato semplicistico ridurre la scena del bosco che si muove a dei semplici scudi di corteccia portati da uomini che avanzano minacciosi e riduttivo lomicidio dellusurpatore che viene avvolto con un manto nero. Concludiamo lanalisi dellaspetto visivo menzionando lo splendore dei bellissimi costumi, giocati tra il nero e il rosso in plastica lucida con qualche mantello dorato che Pizzi ha disegnato per il Macbeth e la scelta del bianco lordato di sangue per il vestito della Lady “assassina nel DNA” e per il lungo lenzuolo fatto scivolare verso il basso col corpo insanguinato di Duncan (unica scena macabra) e ancora rosso per le bandiere sventolanti durante lincoronazione di Malcolm e oro per la corona con aculei della Lady che poi passa al nuovo re. Sontuosi anche i costumi che Gasparon ha ideato per Norma, tuniche rosse per la casta sacerdotale e con sopratuniche gialle per gli accompagnatori di Oroveso, splendide armature blu violetto con profili dorati per Pollione & Company, tutti a gambe nude, abiti in raso di seta della stessa foggia (vita alta con mantello incorporato) ma di colori diversi per Norma (nero, blu elettrico, bianco, rosso) e per Adalgisa (rosso).

  7. Il teatro autentico nel Macbeth di Modena.

    Latmosfera cupa e barbarica nelle immagini crude e nelle suggestioni forti del Macbeth di Giancarlo Corbelli ripreso da Lydia Biondi e Adriano Arrigo nellallestimento in scena al Teatro Comunale Pavarotti di Modena, in coproduzione col Comunale di Bolzano e la Fondazione Teatri di Piacenza, non contempla alcuna metafora che possa dare adito a interpretazioni velate o sommesse. Qui tutto squadernato su un palcoscenico testimone di un teatro autentico, fin troppo cruento nelle crocifissioni retaggio del Golgota, dominate dalla violenza e dal sangue in una cornice astratta e priva di connotazione storica, che a tratti si illumina di un rosso intenso in cui un groviglio demoniaco di corpi, specchio di anime inquietanti e contorte, si fa interprete di unorgia che intreccia il tema del soprannaturale, tanto caro alla letteratura gotica dellepoca, col potere e la violenza, fulcro intorno a cui ruotano le vicende di Macbeth e della Lady di ferro dominata dallambizione e dalla lussuria; una Lady a cui spetterebbe di diritto il titolo dellopera che Verdi, peccando di maschilismo,volle consacrare al re scozzese. Non c cromatismo in questa azione buia, pervasa dalle tenebre, dove i pochi lampi di luce illuminano il colore del sangue che macchia le mani della coppia omicida e che rimane impregnato nelle chiome delle vittime cadute sotto i colpi dei due diabolici coniugi. La scena cruda delle apparizioni, sottolineata dalla bacchetta di Aldo Sisillo sul podio della compagine orchestrale dellEmilia-Romagna che rende omaggio a Massimo De Bernart ,primo esecutore di questa produzione nel 2001, il colore singolare degli episodi delle streghe favorito dal coro lirico Amadeus che Stefano Col dirige con una linea di canto superba nellespressivit daccento di Patria oppressa, il sapiente concertato del banchetto giocato su un ampio ventaglio coloristico, siglano qualcosa di demoniaco e soprannaturale in questo Macbeth dopo un iniziale affaticamento. Profuma di femminilit la sensuale e allo stesso tempo ferina Lady scozzese che conosce nellinterpretazione di Susanna Branchini una presenza carismatica nel gioco della protervia dominatrice suffragata da qualche acuto fin troppo tagliente, e che nella scena del sonnambulismo con La luce languene rende credibile il crollo psichico in tutte le sue sfaccettature: dal trasalimento alle increspature espressive che si frantumano nella sconcertante modernit dipanata sui toni morbidi di un fraseggio aperto alla pi nuda volutt.
    Intorno a lei e al coro il solido professionismo di un cast compatto e omogeneo raccontato con un linguaggio teatrale diretto e intenso. Dario Solari scolpisce un Macbeth giovane, di forte impatto vocale e di grande musicalit, soprattutto nella scena notturna con la Lady, e con Piet, rispetto,onore successivamente tramutato in amore come oggi conosciamo, sottolinea uno dei momenti canonici della partitura verdiana plasmando un canto morbido e sfumato nelle pieghe del fraseggio, pur senza raggiungere quellintrospezione psicologica tipica dellet matura; e incontrer la morte travestita nei bellissimi rami ghiacciati della foresta che muovendosi penetra la scena in ogni parte. Pavel Kudinov gestisce un Banquo di per s intenso nella profondit di un sentimento austero e carico di dolcezza poetica nella celebre aria Come dal ciel precipita. Macduff conosce la vocalit generosa di Roberto Iuliano ma al servizio di un fraseggio generico. Completano il cast Fumitoshi Miyamoto nelle doppie vesti del medico e del domestico, e la dama della Lady Shoushik Barsoumian,entrambi corretti allievi del Cubec, lAccademia di Alto Perfezionamento per cantanti lirici di Modena. Infine il sicario, nonch araldo, Daniele Cusari, mentre Malcolm, figlio del re Duncan Antonello Ceron.

    Modena, 3 marzo2011.

    Claudia Mambelli.

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