Cedolins dirige Fano

Posted by on January 13, 2010

7 thoughts on “Cedolins dirige Fano

  1. http://www.gliamicidellamusica.net
    Opera dal Centro e Sud

    Fano: Bravi artisti per la farsa buffa del bergamasco
    Il Campanello di Dozzinetti (non è un refuso)
    di Giosetta Guerra
    Pubblicato il 10 Febbraio 2010

    FANO – Teatro della Fortuna, recita con ballo del 6 febbraio 2010. Gaetano Donizetti fu a suo tempo soprannominato Dozzinetti, perché si pensava (arbitrariamente) che la gran quantità di opere composte andasse a discapito della qualità. Tale soprannome, assolutamente sbagliato per l’arte compositiva del bergamasco in riferimento alle sue bellissime opere più conosciute, cade a fagiolo per Il Campanello, che, non è una vera opera, ma una farsa napoletana per lo più parlata con qualche pagina di musica frizzante, o presa in prestito da altre opere (il Brindisi di Enrico Il segreto per essere felici della prima edizione è tratto da Lucrezia Borgia – rimusicato da Donizetti per la seconda edizione, Assisa ai pie’ d’un gelso è la parodia della Canzone del salice dell’Otello rossiniano, la cavatina di Serafina Quel guardo il cavaliere è quella di Norina con lo stesso titolo da Don Pasquale, forse inserita nell’edizione fanese dal regista perché non è presente nel libretto delle due versioni), o costruita in stile rossiniano. E pensare che Donizetti nel 1836, anno del debutto de Il Campanello al Teatro Nuovo di Napoli, non era neanche un compositore di primo pelo, perché erano già uscite opere come Anna Bolena, L’elisir d’amore, Lucrezia Borgia, Maria Stuarda, Marin Faliero, Lucia di Lammermoor. Bisogna comunque riconoscere che lo stesso Donizetti compose Il Campanello con la consapevolezza che non si trattava di un’opera, ma di una farsa da regalare all’impresario e ai cantanti del Nuovo che navigavano in cattive acque, tant’è che ne scrisse anche il libretto, prendendo spunto dal vaudeville che lui aveva visto a Parigi La sonnete de nuit di Léon Lévy Brunswick, Mathieu-Barthélemy Troin e Victor Lhérie. (Quanta gente per questa quisquiglia!).

    Dall’anno successivo, infatti, Donizetti rimaneggiò il tutto e sostituì i dialoghi parlati con recitativi in italiano, trasformandola nella versione conosciuta ai nostri tempi. La vicenda si svolge a Napoli. L’anziano farmacista Don Annibale Pistacchio sposa la giovane Serafina, innamorata – corrisposta – del giovane cugino Enrico un po’ farfallone. Il neo sposo all’indomani delle nozze deve recarsi a Roma, dove resterà un mese per impegni di lavoro. Enrico, deciso a impedire la consumazione del matrimonio, durante la notte suona di continuo il campanello del farmacista, che a quei tempi doveva restare sempre a disposizione dei pazienti, e si presenta in una girandola di travestimenti per chiedere medicine. La notte scorre in fretta e all’alba Don Annibale parte, sollecitato dal premuroso Enrico, senza neppure essere entrato in camera da letto. Fano aveva già messo in scena questa farsa nel 1852 nel Teatro Comunale Provvisorio (dopo la chiusura della sala torelliana) con il baritono Davide Squarcia, il basso Pietro Mattioli e il soprano Augusta Storti e nell’agosto 1875 nell’attuale Teatro della Fortuna ricostruito da Luigi Poletti con i cantanti della compagnia di operette comiche diretta da Achille Lupi, prima donna Maria Frigerio. Questa nuova produzione ripropone, per la prima volta in tempi moderni, i dialoghi parlati con la parte del primo buffo in dialetto napoletano e quella dell’altro buffo in italiano e in francese. In palcoscenico sono veramente tutti bravi sia nel canto che nella recitazione. Il baritono Alfonso Antoniozzi, vero animale da palcoscenico, deve sprecare la sua bella voce nel ruolo in prevalenza parlato di Don Annibale e il baritono Roberto De Candia ha gestito con grande padronanza una voce ampia, ricca e robusta anche nel vorticoso sillabato dell’aria di bravura di Enrico, Stefania Donzelli (Serafina) ha esibito una voce scintillante di soprano leggero, il mezzosoprano Elena Bresciani (Madama Rosa) canta poco e Martino D’amico nelle vesti di Spiridone è attore non cantante. Il regista Mauro Avogadro predilige giustamente una recitazione enfatica e caricaturale che diventa debordante nelle esternazioni dei bollori erotici di Madama Rosa, la madre della sposa invaghita del genero o forse d’accordo con Enrico per non far congiungere i novelli sposi, dilata gli spazi dell’azione dietro un velatino posto sul fondale per lasciar vedere personaggi e movimenti in contemporanea all’azione di palcoscenico, fa sedere il coro del Teatro della Fortuna – Mezio Agostini preparato da Angelo Biancamano ai lati del palcoscenico, che è al centro occupato da un bancone di farmacista.

    Lo scenografo Salvatore Simone ha puntato sull’essenzialità delle scene, la costumista Serena Magi si è rifatta alla moda degli anni ’50 del Novecento, riconoscibile soprattutto negli abitini estivi delle donne (invece di spendere i soldi, potevano ripescarli dagli armadi delle loro mamme). Il tutto sfumato o esaltato dalle luci di Emiliano Pascucci. Tali scelte, pur avendo mantenuto la freschezza e la leggerezza della farsa, non hanno fatto capire che si trattava di una festa di nozze con invitati. E poi Don Annibale era troppo giovane e aitante…anche a petto e gambe nudi. Proprio incontentabile questa Serafina… Matteo Beltrami ha diretto con impegno l’Orchestra Sinfonica G. Rossini e gli orchestrali, oltre ad assolvere bene il loro compito, si sono anche divertiti, come si è divertito il pubblico. Il fatto è che questa non è la grande opera di carnevale annunciata dal programma, ma uno scherzo di carnevale, seguito da un ricco buffet e dalle alte sonorità della discomusic all’interno dell’elegante classicità del Teatro della Fortuna.

  2. UNA VOCE POCO FA – OPERA – MUSICA

    lunes 25 de enero de 2010
    Stefano Bollani en el Teatro de la Fortuna de Fano

    Mas que la fortuna puede la sustancia
    Giosetta Guerra
    Despreocupado, ropa informal, despeinado, inicialmente hosco, de sentó al piano e inicio su dialogo con el instrumento entretejió medley que abarcó del jazz estándar a los Beatles para concluir con música sudamericana, y justamente con un homenaje a Jobim, en el que destacaron las notas del tema “One note samba”, que el que inició le concierto. Es Stefano Bollani, el pianista milanés de formación clásica dotado de sorprendente capacidad de invención e improvisación, conocido y aclamado por una platea de jóvenes y otros, y condecorado con varios premios al merito en diversas partes del mundo. No hay una nada previsto en sus veladas, solo su ego y su alter ego que es el piano y la sintonía que se establece entre los dos y verdaderamente se convierte al final en una simbiosis. La música que Bollani siente y elabora, necesita de mas vías de salida, y si el flujo sonoro se expande a través del tocar de sus dedos y aun de sus manos sobre el teclado, el tumulto de la música se expresa a través de la hipercinesia del cuerpo y de sus piernas que no encuentran una posición estática, de pies que golpean todo el tiempo, del jefe que parece querer encontrarse materialmente con el piano. El pianista alterna temas cálidos y melodiosos con obras vigorosas, algunos tan vigorosos como para acercarse al ruido, siguiendo la estructura clásica tema-improvisación-tema, la reelaboración es totalmente personal que sale una obra nueva, en la cual no se molesta en reconocer la original. Del resto, el jazz es un encuentro de muchas músicas, de muchas razas, que continúan mezclándose, y con Bollani la expresión musical se convierte en efervescencia. Pero hay también un segundo ego, el que quiere hacer de cantante a Bollani, que le da la también la posibilidad de expresarse, primero en un modo delicado y sumergido, después privilegiando la imitación en versión humorística. Una velada efervescente tanto como para permanecer en el tema.
    Publicado por Una voce poco fa en 19:16

  3. January 25th, 2010 at 10:16 am

    Stefano Bollani piano solo – Teatro della Fortuna, Fano
    Più che la forma potè la sostanza.

    Fano, Teatro della Fortuna: 13 gennaio 2010, apertura di stagione nel segno della creatività.
    Stefano Bollani piano solo

    Di Giosetta Guerra

    Informale, abbigliamento casual, spettinato, inizialmente schivo, si siede al pianoforte ed inizia il suo dialogo con lo strumento intrecciando medley che spaziano dagli standard jazz ai Beatles fino alla musica sudamericana, ed è proprio con un omaggio a Jobin, dove spiccano le note del tema di “One note samba”, che inizia il concerto.
    È Stefano Bollani, il pianista milanese di formazione classica dotato di stupefacente capacità d’invenzione e d’improvvisazione, conosciuto ed acclamato da platee di giovani e non ed insignito di premi al merito in varie parti del mondo.
    Non c’è una scaletta prestabilita nelle sue serate, c’è il suo ego e c’è il suo alter ego che è il pianoforte e la sintonia che si instaura tra i due è veramente grande fino a diventare simbiosi.
    La musica che Bollani sente ed elabora necessita di più vie d’uscita e, se il flusso sonoro
    si espande attraverso il tocco delle dita e perfino delle mani sulla tastiera, il tumulto della musica si esprime attraverso l’ipercinesia del corpo e delle gambe che non trovano una posizione statica, dei piedi che battono il tempo, del capo che sembra volersi scontrare materialmente col pianoforte.
    Il pianista alterna temi caldi e melodiosi a brani vigorosi, alcuni talmente vigorosi da rasentare il rumore, seguendo la struttura classica tema-improvvisazione-tema, la rielaborazione è talmente personale che ne esce un brano nuovo, in cui si fa fatica a riconoscere l’originale.
    Del resto il jazz è un incontro di molte musiche, di molte razze che continuano a mischiarsi,
    e con Bollani l’espressione musicale diventa effervescenza.
    Ma c’è anche un secondo ego, quello che vuol fare il cantante e Bollani dà anche a lui la possibilità di esprimersi, prima in modo delicato e sommesso, poi prediligendo l’imitazione in versione umoristica.
    Una serata effervescente, tanto per restare in tema.

  4. viernes 22 de enero de 2010
    Recital de Elena Obraztsova en el Teatro della Fortuna de Fano, Italia

    Más que las sustancia puede la forma.

    Giosetta Guerra

    Introducida al público por el superintendente Simone Brunetti, ayudado de una traductora rusa para el público extranjero presente en el teatro, Elena Obraztsova, se presentó en la sala con un esplendido atuendo negro, y acompañada del pianista Giulio Zappa. Se anunció que la mezzosoprano rusa, a pesar de una bronquitis contraída en su reciente peregrinaje por los teatros, igualmente cantaría. Ah!
    El programa estuvo obviamente privado de las arias más famosas de Carmen y Sansón y Dalila y se cantaron consecutivamente unas breves páginas poco conocidas de Vivaldi, Hahan, Poulenc, Satie, y romanzas rusas, a las que se agregaron dos arias conocidas de Werther de Massenet y de la Dama de Picas de Ciakovskij, así como tres bises (La vucchella, el aria embriagada de la Périchole y la muy musical canción, en tiempo de walzer lento, Im Chambre separée, perteneciente a la opereta de fines del siglo diecinueve Der Opernball de Richard Heuberger).
    Artista de alto rango que es Obraztsova, originaria de San Petersburgo, donde actualmente tiene una escuela de canto lirico, se ha ganado el consenso publico en los principales teatros del mundo a partir de su debut en el Bolshoi en 1963, y ha cantado con los más sobresalientes directores, y al lado de los más famosos artistas liricos. La impronta de su arte permanecerá indeleble con el paso de los siglos. Lamentablemente, el tiempo transcurre implacablemente, y si no se cambia el carácter, en el caso de Obraztsova y se mantiene la comunicación y la determinación, se daña la peculiaridad vocal de un cantante, perjudicando la firmeza y la brillantez del sonido, la homogeneidad de la emisión, el sustento del fiato, el esmalte y la potencia de la voz. Obraztsova canta ahora, gracias, sobretodo, a su consolidada técnica, y se siente su clase, pero no inunda más las plateas con el caudal de su voz, y resuelve todo con las medias voces, y gira en algunos falsetes en el pasaje del registro, mientras que los graves resultan plenos pero poco musicales. La interpretación permanece siempre, eso si, como la de una artista grande. Hubiera sido mejor presentar a algunos alumnos de su escuela y hacer cantar a la mezzosoprano alguna aria como una perla de la velada. Hubiera sido más gratificante para todos. Después, la realzada platea, con el artista casi entre los brazos de la gente, creó una atmosfera más íntima, pero menos importante.
    Publicado por Una voce poco fa en 16:48

  5. RECITAL del mezzosoprano ELENA OBRAZTSOVA
    FANO TEATRO DELLA FORTUNA Fano 20 gen. 2010

    Più che la sostanza poté la forma
    di Giosetta Guerra

    Introdotta al pubblico dal Sovrintendente Simone Brunetti, coadiuvato da una traduttrice russa per il pubblico straniero in teatro, ELENA OBRAZTSOVA si presenta in sala con una splendida mise nera, accompagnata dal pianista Giulio Zappa. Ci viene annunciato che il mezzosoprano russo, nonostante una forte tracheo-bronchite, contratta nel suo recente peregrinare per teatri, canterà lo stesso. Ahi!
    Il programma viene ovviamente privato delle arie più famose della Carmen e del Sansone e Dalila e si snocciola in un susseguirsi di brevi pagine poco note di Vivaldi, Hahan, Poulenc, Satie, romanze russe, cui si aggiungono due arie conosciute da Werther di Massenet e da La dama di picche di Ciakovskij e tre bis (La vucchella, l’aria dell’ubriaca dalla Périchole e la musicalissima canzone a tempo di walzer lento Im Chambre separée dall’operetta fine ottocento Der Opernball di Richard Heuberger).
    Artista d’alto rango, la Obraztsova, originaria di San Pietroburgo, dove attualmente tiene una scuola di canto lirico, ha riscosso plateali consensi nei principali teatri del mondo dopo il suo debutto al Bolscioj nel 1963, ha cantato con i più noti direttori accanto ai più famosi artisti lirici e l’impronta della sua arte resterà indelebile nei secoli. Purtroppo il tempo fa il suo spietato percorso e, se non cambia il carattere, che nel caso della Obraztsova mantiene la comunicativa e la determinazione, lede a poco a poco le peculiarità vocali di un cantante, intaccando la fermezza e la brillantezza del suono, l’omogeneità dell’emissione, la tenuta dei fiati, lo smalto e la potenza della voce.
    La Obraztsova canta ancora, grazie soprattutto alla sua tecnica consolidata, e si sente la sua classe, ma non inonda più le platee col fiume della sua voce, risolve tutto con le mezze voci, i filatini e qualche falsetto nel passaggio di registro, mentre i gravi risultano pieni ma poco musicali. L’interpretazione resta sempre quella di una grande artista.
    Sarebbe stato meglio presentare alcuni allievi della sua scuola e far cantare al mezzosoprano alcune arie come una chicca della serata. Sarebbe stato più gratificante per tutti.
    E poi questa platea rialzata, con l’artista quasi tra le braccia della gente, dà un’atmosfera più salottiera, ma meno importante.

    Pubblicato da Associazione Musicale Mario Tiberini a 08.53 0 commenti
    Etichette: Elena Obraztsova

  6. Eventi

    La direzione artistica di Fiorenza Cedolins punterà soprattutto sui giovani
    Stagione lirico-concertistica del Teatro della Fortuna di Fano
    di Giosetta Guerra
    FANO (PU) – Lunedì 11 gennaio 2010 alle ore 11.30, nella Sala della Concordia del Comune di Fano, è stato fatto uno duplice annuncio al pubblico e ai giornalisti presenti: la presentazione del nuovo Direttore Artistico, che porta il nome del noto soprano Fiorenza Cedolins, e il calendario della stagione lirico-concertistica 2010. “È un onore per la nostra zona avere un direttore artistico di tale portata”, ha detto il Presidente della Fondazione Simone Brunetti, ed è una certezza di qualità, aggiunge la sottoscritta, perché è necessario che sia la competenza a guidare le scelte in qualsiasi settore. La Signora Cedolins ha esternato le sue idee, che mirano a valorizzare le risorse del territorio e ad aprire nel contempo le porte a coproduzioni con teatri stranieri, quali Spalato e Bilbao, che presentano realtà logistiche simili a quelle di Fano e che il soprano conosce bene per averci lavorato a lungo e con professionalità, senza cancellare l’opera di punta prodotta dai laboratori del Teatro della Fortuna.
    Punterà sui giovani, per i quali istituirà corsi di formazione, inizierà una collaborazione col Concorso Tebaldi di San Marino da cui attingere artisti preparati, cercherà di riattivare il magnifico spazio della Corte Malatestiana e stimolerà la partecipazione all’opera delle scuole con incontri conoscitivi e preparatori all’ascolto. Noi apprezziamo questo progetto, ma ci auguriamo anche di avere l’opportunità di ascoltare, oltre ai giovani, il grande soprano, che, viste le sue note doti vocali, non ci può privare di questo piacere; il suo incarico di Direttore Artistico non contrasta affatto con la possibilità di impreziosire la stagione lirica di Fano con una sua performance operistica. Pier Luigi Pizzi docet (lui è direttore artistico e regista dello Sferisterio di Macerata e nessuno si è lamentato, anzi). Non dimentichiamo che una stagione incentrata esclusivamente su nuove leve non è di forte richiamo per i melomani forestieri.
    Il programma si svolgerà nella stagione di carnevale, ma noi attendiamo anche il ripristino della stagione estiva alla Corte, che, secondo la Cedolins , dovrebbe rivisitare il grande repertorio, per la gioia di residenti e turisti.
    Ecco il calendario.
    13 gennaio: Stefano Bollani, piano solo. Acclamato pianista di ambito Jazz, interpreterà alcuni temi di matrice carioca che introdurranno il pubblico nell’atmosfera carnascialesca della rassegna.
    20 gennaio: recital del mezzosoprano Elena Obraztsova, una delle più grandi stelle mondiali della tradizione operistica, che, accompagnata al piano da Giulio Zappa, presenterà brani di Hahn, Poulenc, Satie, Massenet, Chaikovskij, Saint-Saëns, Bizet, Offenbach e della tradizione cameristica russa.
    23 gennaio: recital pianistico di Pietro De Maria con musiche di Chopin (2 Notturni op. 27, la Sonata in si bemolle minore op. 35 e 4 Ballate).
    30 gennaio: Enrico Pieranunzi improvvisa Scarlatti.
    4 febbraio: opera buffa Il campanello di Donizetti, con Roberto De Candia, Alfonso Antoniozzi, Sefania Donzelli, Elena Bresciani, regia di Mauro Avogadro, direzione orchestrale di Matteo Beltrami. In questa versione fanese si recuperano i dialoghi parlati in dialetto napoletano presenti nella prima stesura dell’opera che debuttò a Napoli il 1° giugno 1836; l’anno dopo l’autore trasformò i dialoghi in recitativi e tradusse tutto in italiano per favorire la diffusione del lavoro. Lo spettacolo verrà replicato il 6 febbraio.
    13 febbraio: in piena settimana grassa, tradizionale Gran Veglione di Carnevale.
    16 febbraio: martedì grasso dei bambini, La storia di Babar l’elefantino di Francis Poulenc, con Noris Borgogelli alla guida dei Solisti dell’Orchestra Sinfonica Rossini.
    27 febbraio: Enrico Dindo, violoncellista e direttore dei Solisti di Pavia (musiche di Bridge, Piazzolla e Britten).
    14 marzo: Premio Antonio Bigonzi alla violonista Mihaela Costea (Concerto per violino e orchestra in mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, Requiem di Fauré). Dirige l’Orchestra Sinfonica Rossini Vito Clemente, maestro del coro del Teatro della Fortuna Angelo Biancamano.
    16 aprile: Casanova, spettacolo di danza di Aterballetto con le coreografie di Eugenio Scigliano.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *